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Quanto è vantaggiosa la resincronizzazione cardiaca in termini di sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca?

Secondo questo interessante studio l’applicazione della resincronizzazione cardiaca si sarebbe rivelata un vantaggio in termini di sopravvivenza in pazienti con insufficienza cardiaca.

Insufficienza cardiaca: ruolo della defibrillazione e della resincronizzazione

Lo scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca, è una condizione assai frequente nella popolazione generale e consiste nell’incapacità, moderata o severa, da parte del cuore, di sopperire adeguatamente al proprio lavoro meccanico e alla propria funzione.

Questa condizione, che può essere silente sul piano sintomatico, si manifesta nei casi più gravi con dispnea, edemi declivi, turbe della circolazione ed anomalie elettrocardiografiche. Una classificazione adottata a livello mondiale, la NYHA, ha delineato quattro gradi di progressiva disfunzione cardiologica, dove l’ultimo stadio è caratterizzato dalla presenza di sintomi invalidanti anche in situazione di riposo.

La terapia farmacologica riesce bene a gestire il ritmo e la frequenza del cuore, ma in alcuni casi si rendono necessari degli interventi per impiantare dispositivi che supportino attivamente il miocardio nella sua funzione. Tra questi uno dei più utilizzati è il classico defibrillatore impiantabile (ICD), che consente di riconoscere per tempo un’eventuale aritmia e di correggerla, riportando il cuore alla sua frequenza fisiologica.

I recenti avanzamenti tecnologici hanno messo a punto un nuovo device, basato sull’ammodernamento dell’ICD classico, nel contesto della tecnica nota come resincronizzazione cardiaca (CRT). La CRT funziona come un normale defibrillatore impiantabile, ma a differenza di quest’ultimo supporta meglio il lavoro in sinergia dei due ventricoli, e pare sia dotato di un maggior potere anti-aritmico e di miglioramento del flusso sanguigno.

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Trial clinico controllato randomizzato.
  • Luogo: Canada.
  • Tipo di pazienti: Soggetti affetti da insufficienza cardiaca di grado moderato o moderato-severo.

 

Scopo dello studio: quanto è efficace la resincronizzazione (CRT) in pazienti con insufficienza cardiaca?

Gli autori dello studio hanno esaminato l’efficacia della resincronizzazione cardiaca (CRT) nella cura di pazienti affetti da insufficienza cardiaca moderata-grave, comparandola all’efficacia della sola applicazione del defibrillatore impiantabile (ICD).

 

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Progettazione

Nel presente studio sono stati arruolati 1.050 pazienti con obiettivo di valutazione a lungo termine, tutti affetti da insufficienza cardiaca di grado moderato e frazione di eiezione del ventricolo sinistro pari almeno al 30% ed eleggibili all’inserzione del device intracardiaco in base al ritmo atriale rilevato.

Tutti i partecipanti sono dunque stati suddivisi in due gruppi di uguale numerosità:

  • il primo gruppo ha ricevuto l’inserzione di un ICD;
  • il secondo gruppo ha invece ricevuto l’inserzione di un ICD con CRT.

 

Risultati

Dopo una durata mediana di quasi 8 anni dall’inizio della sperimentazione, si sono registrati i seguenti risultati:

  • la morte dei pazienti ha fatto registrare una percentuale leggermente più elevata nel gruppo di coloro che hanno ricevuto l’impianto del solo ICD;
  • eventi come la morte del paziente per qualsiasi causa, il trapianto di cuore o la necessità di un nuovo impianto si sono verificati con una frequenza grossomodo simile in entrambi i gruppi.

 

Conclusioni

Lo studio di cui riferiamo ha messo in luce come l’applicazione della resincronizzazione cardiaca al posto della semplice defibrillazione con dispositivo ICD conferisca un vantaggio in termini di sopravvivenza, sostenuto nel tempo, ai pazienti affetti da insufficienza cardiaca di grado moderato-quasi severo.

 

Fonti e note:

ARTICOLO ORIGINALE: Sapp JL, Sivakumaran S, Redpath CJ et al. Long-term outcomes of resynchronization–defibrillation for heart failure. New England Journal of Medicine. 2024 Jan 18;390(3):212–20.