Criteri di ammissione ai trattamenti sanitari intensivi Covid-19
Nelle ultime ore la situazione del COVID-19 in Italia e nel mondo si è evoluta rapidamente, creando i presupposti per sviluppare dei nuovi criteri di ammissione ai trattamenti sanitari intensivi.
Poche ore fa è stato divulgato un documento ufficiale (1) dei medici rianimatori, in collaborazione con altre figure, quali giuristi etc, che delinea i principi da seguire in merito all’ammissione e sospensione di trattamenti intensivi negli ospedali, appositamente redatto per questo momento eccezionale.
Il motivo per cui si è resa necessaria questa linea guida è intuibile: il nostro sistema sanitario sta vivendo un momento di squilibrio tra la necessità di fornire cure intensive e le risorse disponibili, ad oggi sempre più carenti.
In particolare, si prevede che nel corso delle prossime settimane i casi di insufficienza respiratoria acuta aumenteranno, amplificando drammaticamente questo squilibrio.
Se si dovesse verificare questa situazione, sono state messe nero su bianco delle regole, per predisporre dei criteri scientifici ed oggettivi che individuino a chi dare precedenza di accesso alle cure intensive.
Uno scenario di questo genere è paragonabile all’ambito della “medicina delle catastrofi”, in cui le commissioni etiche hanno elaborato nel tempo indicazioni concrete per medici e infermieri impegnati in scelte difficili.
È importante sottolineare, prima di proseguire, che tali criteri verranno applicati solo dopo che il personale medico avrà compiuto tutti gli sforzi possibili per aumentare la disponibilità di risorse (come i letti di terapia intensiva) e dopo che sarà stata valutata ogni possibilità di trasferimento dei pazienti verso centri con maggiore disponibilità di risorse.
Dai dati raccolti durante queste prime due settimane in Italia circa un decimo dei pazienti infetti richiede un trattamento intensivo con ventilazione assistita.
Raccomandazioni:
- Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Questo criterio vuole dare precedenza a chi ha più probabilità di sopravvivenza, per aumentare il più possibile i benefici per il maggior numero di persone;
- La presenza di più patologie in un singolo individuo deve essere valutata attentamente, in quanto può potenzialmente allungare di molto il tempo necessario a guarire;
- Devono essere considerate eventuali volontà espresse precedentemente dai pazienti;
- Nel caso in cui un paziente venga valutato come “non appropriato” per l’accesso ad un trattamento intensivo, ciò non significa che sia precluso a cure di altro tipo. Inoltre, questi giudizi sono basati unicamente sulla straordinarietà della situazione;
- I criteri di accesso alla Terapia Intensiva andrebbero discussi e definiti per ogni paziente in modo il più possibile anticipato, creando idealmente una lista. Un’eventuale istruzione “NON INTUBARE” dovrebbe essere presente in cartella clinica, per ogni evenienza;
- La sedazione palliativa, usata per alleviare il dolore diventa necessaria nei pazienti che presentano una carente ossigenazione degli organi con avanzamento della malattia. Nel caso in cui si dovesse prevedere un periodo di agonia di lunga durata, si suggerisce che il paziente sia trasferito in ambiente non intensivo.
- Tutti gli accessi a cure intensive devono essere rivalutati quotidianamente per assicurare che sia la scelta più giusta.
Ad esempio, se un paziente ricoverato da tempo non risponde positivamente a trattamenti prolungati o la sua situazione si complica in modo consistente si deve valutare un possibile cambio decisionale da cura intensiva a palliativa.
Questo tipo di decisione dovrebbe essere preso tempestivamente, ma dopo un confronto condiviso dell’équipe curante e, per quanto possibile, in dialogo con paziente e familiari;
Una volta terminata l’emergenza sarà poi importantissimo “fare rete”, scambiare informazioni tra centri e singoli professionisti, analizzare quanto accaduto e monitorare la condizione psicologica del personale sanitario e del forte stress derivante dal momento appena passato.
Dott. Marco De Nardin