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Recentemente sembra essere stata messa in luce l’esistenza di una relazione tra l’infanzia difficile e l’accelerazione dei processi di invecchiamento, con impatto sull’età biologica. Vediamolo insieme in questo recente studio sul tema.
Infanzia difficile ed età biologica
Esiste una evidente interdipendenza tra l’ambiente e la genetica: questa interazione si chiama epigenetica (interdipendenza tra geni e ambiente). Per ambiente si intende anche quello di crescita dei bambini. Pare che vi sia una correlazione tra gli eventi sfavorevoli vissuti nelle prime fasi di sviluppo del bambino, come ad esempio trascuratezza e maltrattamento infantili, e gli effetti sulla salute psichica e mentale al raggiungimento dell’età adulta, mediato appunto dall’interdipendenza tra geni e ambiente.
L’ambiente avrebbe perciò un impatto sui principali marcatori cellulari dell’invecchiamento, oggi studiato con l’ausilio di “orologi biologici” (in inglese “epigenetic clocks”) in grado di fornire una stima sull’età biologica – concetto più complesso dell’età cronologica.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Studio osservazionale retrospettivo descrittivo.
- Luogo: Stati Uniti d’America.
- Tipo di pazienti: Soggetti adulti che presentano diagnosi clinica di Disturbo di Depressione Maggiore.
Scopo dello studio: un'infanzia difficile può segnare l'età biologica?
Gli autori di questo studio hanno voluto testare l’ipotesi che esperienze avverse nell’infanzia abbiano un determinato effetto sull’età biologica dei soggetti secondo quanto rilevato dagli “orologi epigenetici” di seconda generazione Pheno-Age e GrimAge.
Il fine è stato quello di determinare:
- il differente contributo del maltrattamento (abuso, neglect) e di un ambiente domestico disfunzionale (genitori che presentano disturbi da uso di sostanze o altre condizioni di tipo psichiatrico) sullo stato di salute legato all’avanzare dell’età.
- Le variazioni del rischio di morbilità e mortalità.
Progettazione dello studio
Risultati
I risultati che sono emersi hanno indicato:
- Un’associazione significativa tra esperienze traumatiche infantili e condizioni di salute fisica e psichica in età adulta in soggetti con Depressione Maggiore.
- Una relazione positiva tra l’entità del maltrattamento ricevuto durante l’infanzia (nello specifico l’abuso, non la trascuratezza) e l’avanzamento dei pattern di invecchiamento.
- Una relazione negativa tra condizioni di vita disfunzionali in ambiente domestico e progressione della senescenza cellulare nel corso degli anni.
Conclusioni
Tra i pazienti affetti da Depressione Maggiore che non presentano ulteriori condizioni mediche, la natura delle avversità vissute entro i 18 anni di età ha un impatto differente sulla loro età biologica.
Nello specifico il maltrattamento contribuisce ad un’accelerazione dei processi di invecchiamento, mentre l’esposizione ad un ambiente familiare problematico ad una decelerazione degli stessi.
Questo studio apre a promettenti ricerche future, verso una medicina di precisione in ambito psichiatrico. Sarà possibile sviluppare strategie terapeutiche più mirate in quei soggetti che hanno sperimentato condizioni psicologiche svantaggiose durante le fasi di sviluppo, verso le quali risultano essere più vulnerabili.
Bibliografia: fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Rampersaud, R., Protsenko, E., Yang, R. et al. Dimensions of childhood adversity differentially affect biological aging in major depression. Transl Psychiatry 12, 431 (2022).
Nota 1. Tutti i pazienti arruolati nello studio hanno compilato due questionari self-report che esploravano le condizioni di vita entro i 18 anni di età, ovvero:
- il CTQ (Childhood Trauma Questionnaire): self-report basato su una scala di valutazione a 5 punti circa l’entità delle esperienze di neglect e abuso fisico, psichico e sessuale;
- l’ACE (ACE-10 questionnaire): scala a 10 items, di cui 5 relativi ai sottotipi di maltrattamento come indicato sopra e altri 5 nell’ambito delle condizioni familiari svantaggiose (es. essere stati spettatori a episodi di violenza domestica).
Inoltre i ricercatori hanno effettuato l’analisi genomica del DNA (tra questi parametri: il grado di metilazione del DNA e la lunghezza dei telomeri; indirettamente la valutazione della funzione mitocondriale e l’esordio dell’età puberale) di questi soggetti a partire da campioni di sangue, allo scopo di stimarne i marcatori biochimici della senescenza cellulare.
Infine sono stati utilizzati modelli statistici di regressione lineare per mettere in relazione le differenti variabili.