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L’adiposità addominale potrebbe peggiorare il declino cognitivo con l’età?

Questa ricerca sembrerebbe confermare l’esistenza di un’associazione tra l’adiposità addominale e il rischio di declino cognitivo.

Adiposità addominale e declino cognitivo

Secondo le stime attuali si ritiene che circa il 36% delle persone negli Stati Uniti sia affetto da obesità. L’adiposità corporea, ivi incluso il sovrappeso, comporta numerosi rischi cardiovascolari tra cui:

Tali complicanze aumentano sia la morbilità che la mortalità, soprattutto con l’invecchiamento della popolazione. Di conseguenza il profilo di rischio cardiovascolare associato all’obesità ha un’importante ricaduta sulla salute pubblica, e sono necessarie nuove strategie di mitigazione e prevenzione che potrebbero ridurre l’incidenza di malattie vascolari in futuro.

Alcuni studi precedenti hanno suggerito una certa associazione tra l’accumulo di grasso corporeo e l’aumento del rischio di demenza di Alzheimer (AD), da cui deriva un’influenza a lungo termine dell’obesità sulla salute del cervello. Si pensa che tra i fattori implicati vi sarebbe l’aumento dell’atrofia cerebrale tipico della popolazione anziana. Tuttavia quando si cerca di capire la relazione tra l’adiposità corporea, la salute del cervello e l’aumento del rischio per l’Alzheimer, l’indice di massa corporea (BMI) presenta diverse limitazioni. [1]

 

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Studio cross-sectional.
  • Luogo: Canada e Stati Uniti d’America.
  • Tipo di pazienti: 10.001 soggetti sani di età compresa tra i 27 e i 66 anni (età media 52,9 anni; 52,8% uomini).

 

Scopo dello studio: esiste una correlazione tra adiposità addominale e declino cognitivo?

Gli autori di questo studio hanno cercato di indagare le possibili relazioni che associano l’adiposità addominale alla struttura cerebrale, sulla base della risonanza magnetica.

 

Progettazione dello studio

Al fine di studiare la relazione tra grasso addominale e salute del cervello, alcuni ricercatori statunitensi e canadesi hanno reclutato 10.001 partecipanti che sono stati sottoposti a imaging del corpo intero con uno scanner a risonanza magnetica (MRI) da 1,5 Tesla. [2]

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Per ciascun partecipante sono stati calcolati (in millimetri) :

  • il grasso addominale viscerale
  • il grasso addominale sottocutaneo
  • il volume cerebrale.

 

 Risultati

Gli autori hanno riscontrato i seguenti risultati:

  • le donne hanno mostrato volumi cerebrali inferiori rispetto agli uomini in relazione all’aumento del grasso viscerale.
  • Il grasso viscerale ha predetto un aumento del rischio di riduzione della materia grigia totale [3] e un basso volume di materia bianca [4].
  • Una maggiore quantità di grasso sottocutaneo è stata correlata alla perdita di volume cerebrale.
  • L’aumento del grasso viscerale e sottocutaneo, in generale, ha comportato volumi cerebrali ridotti.

 

Conclusioni

Questa ricerca fornisce la prova di un’associazione tra alti livelli di grasso viscerale e sottocutaneo e volumi cerebrali ridotti, in particolare quelli coinvolti nelle funzioni cognitive. Questo suggerisce come il grasso viscerale possa giocare un ruolo importante nel declino cognitivo e nel rischio di demenza, attraverso meccanismi legati all’infiammazione.

Ulteriori indagini dovrebbero sforzarsi di chiarire meglio i meccanismi sottostanti, e scoprire possibili interventi mirati alla riduzione del grasso addominale come strategia per mantenere la salute del cervello e la funzionalità cognitiva.

 

 

Fonte

ARTICOLO ORIGINALE: Cyrus A. Raji , Somayeh Meysami , Sam Hashemi , Saurabh Garg , Nasrin Akbari , Ahmed Gouda , Yosef Gavriel Chodakiewitz , Thanh Duc Nguyen , Kellyann Niotis , David A. Merrill , Rajpaul Attariwala. Visceral and Subcutaneous Abdominal Fat Predict Brain Volume Loss at Midlife in 10,001 Individuals. Aging Dis. 2024 Aug 1;15(4):1831-1842.

[1] Il BMI è calcolato a partire dal rapporto tra peso in chili e altezza in metri. Si tratta di un surrogato del grasso corporeo umano e non una misura diretta, in quanto comprende la massa ossea e muscolare, per questo non tiene conto in modo univoco della distribuzione anatomica del grasso corporeo. Questa distribuzione è caratterizzata da due tipi principali:

  • grasso viscerale (vfat) o tessuto adiposo viscerale che si deposita intorno agli organi (rappresenta il 10-20% del BMI);
  • grasso sottocutaneo (sfat) o tessuto adiposo sottocutaneo, che rappresenta l’80-90% della variazione del BMI.

[2] Per generare le rispettive volumetrie regionali del cervello da scansioni di risonanza magnetica 3D pesate in T1, è stata impiegata la rete FastSurfer, una pipeline di deep learning rapida e verificata, in grado di analizzare le risonanze magnetiche strutturali del cervello umano in modo completamente automatizzato. La rete neurale convoluzionale (CNN) FastSurfer è composta da tre reti neurali completamente convoluzionali che operano su stack di fette 2D coronali, assiali e sagittali, oltre a un’aggregazione finale di viste che combina i vantaggi delle patch 3D e delle fette 2D.

[3] età 20-39 anni: OR = 5,9; età 40-59 anni, OR = 5,4; 60-80 anni, OR = 5,1.

[4] età 20-39 anni: OR = 3,78; età 40-59, OR = 4,4; 60-80, OR = 5,1.