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Assunzione a lungo termine degli antipsicotici per la schizofrenia
La schizofrenia è una patologia che rientra nell’ampia categoria dei disturbi psicotici, ovvero di condizioni nelle quali il paziente assume credenze deliranti, sperimenta allucinazioni e non gestisce a dovere il proprio pensiero, che è spesso disorganizzato.
Il soggetto schizofrenico non è dunque lucido nei confronti della realtà che lo circonda e, per tale motivo, soggiace ad un alto rischio di comorbilità, che può anche spingerlo al suicidio.
Attualmente si stima che circa l’1 % della popolazione mondiale possa essere schizofrenico e che i maschi siano leggermente più propensi a sviluppare questa psicosi, con un esordio abbastanza precoce, in genere situato nel periodo adolescenziale.
Per trattare sia i sintomi positivi della schizofrenia (come deliri e allucinazioni) che i sintomi negativi (come la mancanza di piacere e di motivazione) sono spesso prescritti, dopo la diagnosi appurata clinicamente, dei particolari tipi di farmaci, noti come antipsicotici.
Generalmente i farmaci antipsicotici sono somministrati ai pazienti per lunghi periodi, essendo volti inizialmente a controllare la fase acuta della malattia e successivamente a prevenirne le ricadute. Tuttavia, nella letteratura medica difettano studi che abbiano indagato sugli effetti a lungo termine degli antipsicotici.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Meta-analisi.
- Luogo: Germania.
- Tipo di pazienti: Soggetti schizofrenici in fase acuta.
Scopo dello studio: indagare gli effetti a lungo termine degli antipsicotici nella schizofrenia
Progettazione dello studio
La meta-analisi ha preso in considerazione 45 trial clinici randomizzati, tutti basati sulla somministrazione di farmaci antipsicotici (sia di prima che di seconda generazione¹) per una durata di almeno 6 mesi.
In totale, per tutti gli studi considerati, sono stati presi in esame più di 11.200 pazienti, accomunati dalla diagnosi di schizofrenia in fase acuta e indirizzati, per l’appunto, a terapie a lungo termine con farmaci antipsicotici.
I ricercatori hanno attentamente valutato tutte le informazioni cliniche in loro possesso relative ai pazienti, comprendendo cambiamenti nei sintomi, nella qualità di vita o la comparsa di nuovi disturbi del movimento, del peso o della sfera cardiovascolare.
Risultati: l'olanzapina risulta maggiormente efficace tra gli antipsicotici per gli effetti a lungo termine sui soggetti con schizofrenia
Alla fine della revisione sistematica, i risultati hanno indicato che:
- L’olanzapina, un farmaco antipsicotico di seconda generazione, ha mostrato nel lungo periodo una maggiore efficacia clinica rispetto ad altri antipsicotici di seconda generazione (o atipici).
- Oltre al miglioramento dei cosiddetti sintomi positivi della schizofrenia, l’olanzapina ha mostrato un’ottima efficacia anche nel miglioramento dei sintomi negativi.
- Tra gli effetti collaterali riportati, l’olanzapina ha prodotto un aumento di peso mediamente più alto rispetto agli altri antipsicotici, mentre l’aripiprazolo ha mostrato un rischio minore di sedazione.
In conclusione
La presente meta-analisi ha apportato un contributo importante alla letteratura medica sul trattamento della schizofrenia, in quanto non vi sono molti studi che abbiano indagato sull’efficacia a lungo termine (più di 6 settimane) dei farmaci antipsicotici, limitandosi solo alla descrizione in fase acuta.
La revisione ha dunque messo in luce che l’olanzapina è il farmaco antipsicotico atipico più efficace nel trattamento a lungo termine della schizofrenia, in quanto ne migliora i sintomi (sia positivi che negativi) e comporta minori tassi di abbandono della terapia.
Bibliografia: fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Leucht S, Schneider‐Thoma J, Burschinski A et al. Long‐term efficacy of antipsychotic drugs in initially acutely ill adults with schizophrenia: Systematic Review and network meta‐analysis. World Psychiatry. 2023;22(2):315–24.
[1] Hany M, Rehman B, Azhar Y et al. Schizophrenia. [Aggiornato il 20 Marzo 2023]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023.
Nota 1. Gli antipsicotici di prima generazione, come la clorpromazina e l’aloperidolo, sono noti per il loro effetto antipsicotico tradizionale. Agiscono principalmente bloccando i recettori della dopamina nel cervello, riducendo così i sintomi psicotici come le allucinazioni e i deliri. Invece, gli antipsicotici di seconda generazione (anche detti atipici), come la clozapina, l’olanzapina e il risperidone, hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento dei sintomi positivi e negativi della schizofrenia. Agiscono su diversi recettori, tra cui quelli della dopamina e della serotonina, e sono in grado di migliorare anche i sintomi affettivi associati alla malattia. Gli antipsicotici di seconda generazione tendono ad indurre un minor rischio di effetti collaterali extrapiramidali rispetto agli antipsicotici di prima generazione. Tuttavia, possono aumentare il rischio di aumento di peso, diabete, dislipidemia e sindrome metabolica.