sindrome di Burnout

Sindrome di Burnout

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La sindrome di burnout è caratterizzata da una serie di sintomi associati allo stress sul lavoro, che possono diventare invalidanti per chi ne soffre.

In questo articolo esploreremo da cosa può essere causata e quali sono le terapie possibili.

Cos'è la sindrome di Burnout?

Burnout è un termine introdotto intorno alla meta degli anni ’70 del secolo scorso da Freudenberger, uno studioso che ha approfondito la tematica dello stress lavorativo, delle sue caratteristiche e delle conseguenze sugli individui.

Questo termine si può tradurre con gli aggettivi “bruciato” o “esaurito”, e sta ad identificare una situazione collegata al proprio ambito lavorativo caratterizzata da stati di:

  • tensione
  • ansia
  • stress
  • ostilità.

Qualche anno dopo gli studiosi Maslach e Jackson definiscono il burn-out come una sindrome costituita da tre fattori principali:

  • l’esaurimento emotivo, ovvero la sensazione di non aver più nulla da offrire a livello psicologico;
  • la depersonalizzazione, che è caratterizzata da atteggiamenti di ostilità nei confronti dei propri colleghi di lavoro;
  • la ridotta realizzazione professionale, la quale riguarda la percezione di sentirsi inutili sul luogo di lavoro, con conseguenze negative sull’autostima e sul successo personale.

Un eccessivo carico di lavoro e un conseguente alto livello di stress correlato, dunque, possono far sì che i lavoratori inizino a soffrire di burnout. Al contrario risorse personali e lavorative positive possono produrre maggior efficienza e successo in questo contesto.

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Quanto è frequente la sindrome di Burnout?

Negli ultimi anni il tasso di prevalenza del burnout è aumentato.

Tale sindrome sembra colpire principalmente i professionisti nell’ambito sanitario, evidenziando in alcuni studi un tasso di prevalenza nella popolazione generale del 2.94%. Questa percentuale aumenta fino ad arrivare ad aggirarsi intorno al 38%, se consideriamo le alterazioni anche solo in una delle tre aree caratterizzanti il burnout.

In associazione con il genere, esso sembrerebbe avere una maggiore prevalenza tra le donne, rispetto ai colleghi uomini, per quanto riguarda l’area dell’esaurimento emotivo.

Per quanto riguarda la depersonalizzazione, gli uomini risultano essere i maggiormente colpiti.

Come nasce questa sindrome? Eziologia

Nel ricercare le cause del burnout, sono stati individuati due orientamenti principali, i quali sembrerebbero essere i fattori maggiormente impattanti nell’evolversi della sindrome:

  • le condizioni ambientali
  • le caratteristiche individuali (variabili socio-demografiche e fattori di personalità).
Burnout

Il burnout dunque appare come un fenomeno multidimensionale, in cui interagiscono fattori sociali, ambientali e personali.

Le persone infatti reagiscono in maniera diversa alle situazioni stressanti a seconda delle proprie caratteristiche di personalità e dello stile di vita personale. Risulta maggiormente a rischio:

  • chi appare più debole e remissivo nel rapporto con gli altri
  • le persone che faticano a trovare un limite tra vita professionale e personale
  • coloro che appaiono più impulsivi e ostili.

Alcuni studi hanno dimostrato che il burnout tende a decrescere con l’avanzare dell’età: questo aspetto può essere dovuto al fatto che i giovani hanno una minore esperienza in ambito lavorativo e non hanno ancora sviluppato strategie adeguate per far fronte al carico di stress a cui sono sottoposti.

Infine molte ricerche hanno evidenziato come le professioni maggiormente colpite dal burnout siano le professioni sanitarie d’aiuto: medici, infermieri e OSS infatti sembrerebbero essere tra le categorie che accusano maggiormente l’insorgenza dello stress lavorativo, pertanto questo ambito può rappresentare un primo fattore di rischio da tenere in considerazione.

Come individuare il Burnout? Caratteristiche e sintomi da non sottovalutare

Gli individui che soffrono di burnout solitamente manifestano:

  • sintomi psicosomatici, tra cui insonnia e sveglia molto presto al mattino
  • sintomi emotivi, come ansia e depressione
  • problemi comportamentali, come ad esempio ostilità, apatia, aggressività, irritabilità e isolamento sociale.

Alcuni studi hanno sottolineato l’importanza delle variabili psicologiche e dei tratti di personalità che influiscono sullo sviluppo di tale sindrome. Pertanto sono stati analizzati in associazione con il burnout i cosiddetti Big Five, ovvero cinque fattori di personalità che caratterizzano gli individui.

Essi sono:

  • nevroticismo, ovvero il livello di instabilità emotiva;
  • amicalità, vale a dire la tendenza a sviluppare o meno rapporti interpersonali;
  • coscienziosità: il livello di autocontrollo e autodeterminazione proprio di ogni individuo;
  • estroversione, che indica il livello in cui una persona è socievole ed energica in rapporto con gli altri;
  • apertura all’esperienza, nonché il livello di curiosità intellettuale.

Dalle analisi tra queste variabili è emerso che l’esaurimento emotivo e la depersonalizzazione sono associate negativamente con i tratti dell’amicalità, della coscienziosità e della stabilità emotiva.

Questo significa che la sindrome di burnout può avere come conseguenze:

  • lo sviluppo di emozioni negative quali ansiadepressione e frustrazione
  • minori capacità di pianificare progetti futuri per la propria vita
  • la tendenza ad evitare i rapporti sociali.

Dopo numerosi studi è stato validato uno apposito strumento per la misurazione della sindrome di burnout, il Maslach Burnout Inventory (MBI): si tratta di un questionario composto da 22 item che chiedono al soggetto di definire l’intensità di alcune emozioni che ha provato su una scala di risposta a 7 punti (da “Mai” a “Ogni giorno”).

Sintomi associati al Burnout

Spesso la sindrome di burnout viene scambiata con una diagnosi di ansia o depressione. Questi disturbi non devono essere confusi tra loro, in quanto ognuno presenta delle specifiche peculiarità. Tuttavia esse possono coesistere e presentarsi insieme a seguito dell’evolversi dell’una o dell’altra.

Il burnout infatti può essere associato all’insorgenza di:

  • sintomi depressivi
  • alessitimia (ovvero una ridotta consapevolezza emotiva)
  • ansia
  • disturbi del sonno.

Inoltre spesso il burnout può rappresentare lo stadio iniziale di sviluppo di un disturbo di depressione maggiore.

Sintomi della sindrome di Burnout

Possibilità di cura e trattamento

La sindrome di burnout risulta ancora poco conosciuta, tant’è che non rappresenta una vera e propria patologia in quanto non sono ancora presenti strumenti necessari per poter effettuare una diagnosi.

Ciò tuttavia non significa che non bisogna dare importanza ai sintomi riportati dai pazienti, in quanto questi possono diventare invalidanti per il normale svolgimento delle attività quotidiane e pertanto possono compromettere il benessere individuale, aumentando il rischio di sviluppare altri disturbi quali l’ansia, la depressione e lo stress cronico.

Terapia cognitivo-comportamentale per la sindrome di Burnout

Ad oggi gli studi di efficacia hanno evidenziando che il miglior modo per trattare il burnout è effettuare una psicoterapia cognitivo-comportamentale, la quale mira ad agire sui pensieri e i comportamenti intrusivi per ripristinare il benessere individuale.

Di seguito sono riportati alcuni elementi chiave della terapia per il burnout:

  • Ristrutturazione cognitiva: il terapeuta lavora con il paziente per identificare e sfidare i pensieri negativi, sostituendoli con pensieri più equilibrati e realistici. Ad esempio un paziente potrebbe imparare a riconoscere il pensiero distorto di dover essere perfetto in ogni compito e sostituirlo con l’idea che è normale commettere errori e che è possibile imparare da essi.
  • Gestione dello stress: si insegnano al paziente tecniche di gestione dello stress, come la respirazione profonda, la meditazione e la rilassamento muscolare progressivo.
  • Miglioramento delle competenze sociali: si aiuta il paziente a sviluppare migliori competenze di comunicazione e assertività, il che può ridurre il conflitto sul posto di lavoro e migliorare le relazioni con i colleghi.
  • Pianificazione del tempo e stabilire obiettivi: il terapeuta può aiutare il paziente a sviluppare strategie per gestire il tempo in modo più efficace e a stabilire obiettivi realistici, sia sul lavoro che nella vita personale.
  • Monitoraggio e prevenzione delle ricadute: durante il corso della terapia, vengono monitorati i progressi e si discutono eventuali ostacoli o sfide che si presentano.
  • Rafforzamento dell’autostima: la terapia aiuta a sviluppare una maggiore autostima e fiducia nelle proprie capacità.
  • Promozione di uno stile di vita equilibrato: vengono promosse attività rilassanti e gratificanti al di fuori del lavoro, come esercizio fisico, hobby e tempo trascorso con gli amici e la famiglia.

Terapie alternative per la sindrome di Burnout

In alternativa (o come terapie integrative) vengono suggerite anche:

  • la fisioterapiapuò aiutare a migliorare il benessere generale e ridurre lo stress, aiutando a prevenire o alleviare i sintomi del burnout.
  • la musico-terapia: aiuta a promuovere il rilassamento attraverso l’ascolto di musica tranquilla e armoniosa. Può ridurre la tensione fisica e mentale, diminuire i livelli di stress e migliorare l’umore.
  • gruppi di auto-aiuto: sono riunioni organizzate di persone che condividono esperienze, sfide e preoccupazioni simili. Questi gruppi offrono un ambiente di sostegno e comprensione in cui i partecipanti possono condividere le proprie storie, imparare gli uni dagli altri e sviluppare strategie per affrontare il burnout.
  • altre terapie definite “mente-corpo”, che comprendano dunque aspetti meditativi come la pratica Mindfulness.

Terapia farmacologica per il burnout

La terapia farmacologica non risulta essere sempre necessaria, tuttavia nei casi in cui compaiano gravi sintomi depressivi e/o ansiosi possono essere prescritti:

  • Antidepressivi: come ad esempio gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina o gli inibitori del reuptake della serotonina e della norepinefrina, possono essere utilizzati per trattare la depressione associata al burnout. Questi farmaci agiscono equilibrando i livelli di sostanze chimiche nel cervello che influenzano l’umore e le emozioni.
  • Ansiolitici: come le benzodiazepine o i beta-bloccanti, possono essere utilizzati per trattare l’ansia e il panico. Questi farmaci agiscono riducendo la tensione fisica e mentale e promuovendo il rilassamento.
  • Stabilizzatori dell’umore: in alcuni casi gli stabilizzatori dell’umore come il litio o gli anticonvulsivanti, possono essere utilizzati per trattare gli sbalzi d’umore e le fluttuazioni emotive.
  • Farmaci per il sonno: i disturbi del sonno, come l’insonnia, sono comuni nelle persone che soffrono di burnout. In alcuni casi i farmaci per il sonno, come gli ipnotici o gli sedativi, possono essere prescritti per migliorare la qualità del sonno e promuovere il riposo.

Prevenzione per il burnout

La prevenzione della sindrome di burnout si concentra sull’adozione di strategie per gestire lo stress, migliorare il benessere emotivo e promuovere un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Gestione dello stress: imparare a gestire efficacemente lo stress con l’utilizzo di tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, la meditazione, la mindfulness e l’esercizio fisico.
  • Pianificazione e organizzazione: pianificare e organizzare il proprio tempo e le proprie responsabilità, come impostare obiettivi realistici, suddividere i compiti in piccoli passi o apprendere tecniche di gestione del tempo.
  • Equilibrio tra lavoro e vita privata: mantenere un sano equilibrio tra lavoro e vita privata come ad esempio la fissazione di limiti tra le responsabilità lavorative e personali, dedicare tempo alla famiglia, agli amici e agli hobby, e assicurarsi di prendersi pause e vacanze regolari.
  • Sviluppo di reti di sostegno: possono fornire ascolto, comprensione e consigli pratici per affrontare lo stress e i problemi sul lavoro.
  • Comunicazione assertiva: saper comunicare in modo assertivo consente di esprimere le proprie esigenze e i propri limiti sul posto di lavoro.
  • Prendersi cura di sé: può includere il mantenimento di una dieta sana, l’esercizio fisico regolare, il sonno adeguato e la partecipazione a attività rilassanti e piacevoli.
  • Formazione e sviluppo professionale: può migliorare la fiducia in se stessi e la soddisfazione lavorativa.
  • Riduzione del carico di lavoro: se possibile, ridurre il carico di lavoro e delegare le responsabilità.
  • Imparare a dire no: imparare a stabilire dei limiti sani può aiutare a evitare di sentirsi sopraffatti e stressati.
  • Sviluppare la resilienza emotiva: come il mantenimento di una prospettiva positiva, l’accettazione del cambiamento e la ricerca di significato e scopo nel lavoro e nella vita.
  • Valutare le priorità: può aiutare a identificare ciò che è veramente importante e a concentrarsi su tali obiettivi.
  • Creare un ambiente di lavoro positivo: come l’incoraggiamento alla comunicazione aperta, la promozione di un equilibrio tra lavoro e vita privata e la creazione di una cultura organizzativa che valorizzi il benessere dei dipendenti.

Conclusione

In conclusione la sindrome del burnout risulta ancora in fase di ricerca e approfondimento dagli esperti, tuttavia appaiono ormai chiari i sintomi che la caratterizzano. Pertanto non bisogna sottovalutarli nel momento in cui vengono riconosciuti.

È importante quindi rivolgersi il prima possibile a professionisti qualificati per essere aiutati e adeguatamente curati attraverso la terapia più opportuna, affinché questo disturbo non evolva in patologie ancora più gravi.

Bibliografia: fonti e note