CBD emicrania, trattamento dell'emicrania con CBD

CBD ed emicrania: implicazioni terapeutiche

Indice

Diversi studi recenti hanno dimostrato l’efficacia del cannabidiolo (CBD) nel trattamento dell’emicrania, una patologia caratterizzata da cefalea intensa unilaterale.

In questo articolo verranno presi in esame i potenziali benefici del CBD nel trattamento dell’emicrania, approfondendo gli studi che supportano l’utilizzo di questa sostanza come antinfiammatorio naturale.

Emicrania: caratteristiche e sintomatologia

L’emicrania può essere influenzata dall’assetto genetico dell’individuo e costituisce una causa frequente di disabilità nella vita di una persona: in alcuni casi può impedire del tutto l’attività lavorativa.

Può risolversi nel giro di pochi minuti od ore ma, nei casi più gravi, può addirittura protrarsi per giorni, situazione in cui si configura un vero e proprio stato emicranico.

La maggior parte dei casi di emicrania non si accompagna ad aura, ossia a quell’insieme di fastidiose sensazioni della sfera visiva e sensoriale. Nonostante ciò, un tipico attacco emicranico tende a presentarsi oltre che con l’instaurarsi di una cefalea medio-grave di tipo pulsatile, anche con nausea e aumentata sensibilità alla luce (fotofobia).

Attualmente, la cura per l’emicrania si basa sulla somministrazione di farmaci specifici come i triptani. In alcuni casi si ricorre all’attenuazione dei sintomi, ad esempio utilizzando FANS o anti-emetici. [1]

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CBD ed emicrania: il sistema endocannabinoide

Il cannabidiolo, conosciuto anche come CBD, è una sostanza chimica presente nella pianta della Cannabis sativa, appartenente alla famiglia dei fitocannabinoidi.

A differenza del THC, noto per i suoi effetti psicoattivi, il CBD agisce sul sistema endocannabinoide dell’organismo senza causare alterazioni nella mente e nei sensi.

Il sistema endocannabinoide umano è composto principalmente da due tipi di recettori: CB1 e CB2. Essi interagiscono con diverse sostanze cannabinoidi, sia endogene (cioè prodotte dal corpo stesso, chiamate “endocannabinoidi”) che esogene, come quelle provenienti dalla Cannabis (note come “fitocannabinoidi”).

Approfondimento: CBD o Cannabidiolo, che cos’è e quali sono i suoi effetti terapeutici

Il CBD (cannabidiolo) è una delle diverse molecole contenute all’interno della pianta della Cannabis, e pertanto note come fitocannabinoidi.

La sostanza probabilmente più conosciuta facente parte dei fitocannabinoidi è il THC (tetraidrocannabinolo), il quale interagisce con il sistema cannabinoide ed esercita un ruolo psicoattivo.

Il CBD interagisce, oltre che con l’ECS, con molti target molecolari presenti nell’organismo e, a differenza del THC, non sortisce effetti psicoattivi.

Gli effetti benefici del CBD

Il CBD è associato a vari effetti fisiologici benefici, tra cui il controllo del dolore, la riduzione dell’infiammazione e il controllo dell’appetito.

Studi recenti hanno suggerito che il CBD potrebbe anche avere un ruolo nell’inibizione di risposte autoimmunitarie e nei processi di apoptosi, i meccanismi di morte cellulare programmata. Queste scoperte aprono prospettive interessanti per il trattamento di cellule tumorali in fase di moltiplicazione.

Sebbene il CBD sia già autorizzato come farmaco per alcune condizioni mediche specifiche, in altre situazioni viene utilizzato “off-label“.

La continua ricerca scientifica sta evidenziando il potenziale terapeutico del CBD nel trattamento di diverse malattie (compresa l’emicrania), suggerendo che possa avere un ruolo importante nell’ambito delle cure mediche. [2]

Il CBD è utile per il trattamento dell'emicrania?

Le sostanze fitocannabinoidi derivate dalla Cannabis Sativa venivano adoperate fin dall’antichità per tentare di lenire stati infiammatori o dolorosi.

Chiaramente le popolazioni antiche non conoscevano i principi contenuti all’interno della Cannabis. Tuttavia avevano notato che la consumazione di varie porzioni di questa pianta provocava alcuni effetti benefici sull’organismo.

Oggi è ben noto il ruolo esercitato sia dai fitocannabinoidi (THC e CBD) che dai cannabinoidi endogeni nell’interazione con il sistema endocannabinoide dell’organismo umano.

Fitocannabinoidi ed emicrania

Nel caso specifico dell’emicrania, si ritiene che il sistema endocannabinoide possa concorrere a potenziare l’attività terapeutica dei farmaci anti-emicranici, interagendo direttamente con i recettori centrali della serotonina.

Anche a livello periferico, inibendo il rilascio di serotonina da parte delle piastrine, i cannabinoidi (come l’anandamide) potrebbero attenuare il fenomeno della vasocostrizione dei grandi vasi cerebrali, implicato nell’insorgenza delle crisi emicraniche.

A questo proposito, uno studio del 2019 ha messo in luce l’efficacia di una formulazione farmaceutica inalatoria derivata dalla Cannabis nel diminuire la frequenza della cefalea e dell’emicrania in circa la metà della coorte di soggetti partecipanti.

I farmaci a base di CBD possono dunque trovare impiego nella cura dell’emicrania ma bisogna ricordare che agiscono con un meccanismo dose-dipendente. In conseguenza di ciò, se da un lato possono contribuire a mitigare i sintomi della condizione, dall’altro, ad alte dosi, possono favorire l’insorgenza di effetti collaterali come secchezza delle fauci, nausea e vomito. [3],[4]

CBD e modello in vivo di emicrania acuta e cronica

Uno studio del 2023, promosso da un team di ricercatori dell’Università di Padova, ha creato uno scenario in vivo su alcuni ratti da laboratorio, nei quali è stata indotta una sorta di emicrania artificiale, per mezzo dell’iniezione di nitroglicerina.

La nitroglicerina è in grado, attraverso i mediatori NO e CGRP¹, di provocare la dilatazione dei grossi vasi cerebrali², responsabile dell’insorgenza dell’emicrania.

In questi ratti, prima della somministrazione di nitroglicerina, è stato appositamente infuso un preparato a base di CBD, alla dose di 15 o 30 mg/kg, per valutarne l’influenza sull’emicrania indotta.

Risultati della sperimentazione

Rispetto al gruppo dei ratti trattati con sola nitroglicerina, il gruppo che ha anche ricevuto il CBD ha dimostrato attività comportamentali più rilassate e, tramite un apposito test basato sulla formalina, si è stimato che avessero provato minori sensazioni dolorifiche a livello facciale.

Nel modello di emicrania cronica artificialmente indotta non è stata invece riscontrata una particolare differenza significativa tra il gruppo dei topi trattati con sola nitroglicerina e il gruppo trattato anche con il CBD.

Si è però potuto constatare che il CBD ha prodotto un abbassamento importante dei livelli sierici del CGRP, uno dei principali peptidi coinvolti nel meccanismo dell’insorgenza dell’emicrania.

Inoltre, come ci si poteva aspettare in virtù delle sue proprietà antinfiammatorie, il CBD è anche stato in grado di deprimere i livelli delle citochine infiammatorie primarie, come il TNF-α e l’IL-6. [5]

CBD ed emicrania: considerazioni finali

Il CBD è una delle molecole appartenenti alla classe dei fitocannabinoidi più attive sul piano farmacologico e, a differenza del THC, non ha un effetto diretto psicoattivo.

Attualmente, questa sostanza è impiegata con successo per attenuare stati dolorosi intensi e, in alcuni trial clinici basati sullo studio dell’emicrania, ha dimostrato dei risultati incoraggianti, confermando anche una buona sicurezza farmacologica.

In questo studio sperimentale, si è dimostrato come il CBD riesca con successo a raggiungere le aree cerebrali, dove è in grado di contrastare la sintesi del peptide CGRP e delle citochine infiammatorie primarie, modulando dunque la trasmissione del dolore emicranico.

Sebbene abbia palesato risultati promettenti sul trattamento della forma acuta dell’emicrania, sono necessari ulteriori studi più approfonditi per testare con maggiore accuratezza l’efficacia del CBD per la risoluzione dell’emicrania negli esseri umani.

Bibliografia: fonti e note

Fonti:

[1] Pescador Ruschel MA, De Jesus O. Migraine Headache. [Aggiornato il 13 Febbraio 2023]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023.

[2] Clementi F, Fumagalli G, Chiamulera C. Farmacologia Generale E Molecolare: Il meccanismo d’azione dei farmaci. Milano: Edra; 2018.

[3] Poudel S, Quinonez J, Choudhari J et al. Medical Cannabis, Headaches, and Migraines: A Review of the Current Literature. Cureus. 2021 Aug 24;13(8):e17407.

[4] Cuttler C, Spradlin A, Cleveland MJ et al. Short- and Long-Term Effects of Cannabis on Headache and Migraine. J Pain. 2020 May-Jun;21(5-6):722-730.

[5] Greco R, Francavilla M, Demartini C et al. Characterization of the biochemical and behavioral effects of cannabidiol: implications for migraine. J Headache Pain 24; 48. 2023.

Note:

Nota 1. Il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina) è un neuropeptide che svolge un ruolo chiave nella fisiologia dell’emicrania. È presente nel sistema nervoso centrale e periferico ed è coinvolto nella trasmissione del dolore e nell’infiammazione. Negli ultimi anni si è scoperto che il rilascio di CGRP nel cervello provoca la vasodilatazione delle arterie craniche, l’infiammazione e l’attivazione dei nocicettori coinvolti nella percezione del dolore.

Nota 2. La vasodilatazione delle arterie cerebrali è un fenomeno spesso osservato durante gli attacchi di emicrania. Si crede che la liberazione di CGRP e di altri neuropeptidi, insieme all’attivazione dei nocicettori nei vasi sanguigni e nelle strutture cerebrali, possa contribuire all’infiammazione e alla dilatazione dei vasi cranici. Questo può causare una pressione eccessiva sui nervi circostanti e generare sensazioni di dolore lancinante.