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Questo articolo propone uno studio riguardante l’utilizzo del cannabidiolo – o CBD – nella cura delle malattie neurodegenerative.
Verranno in particolare discussi i benefici in patologie quali le malattie di Parkinson e di Alzheimer, in cui il CBD sembrerebbe apportare un contributo significativo in termini di neuroprotezione.
CBD e malattie neurodegenerative: il sistema endocannabinoide
Il CBD, o cannabidiolo, è una delle tante molecole fitocannabinoidi estratte dalla pianta della Cannabis sativa.
Insieme al THC, che rappresenta probabilmente il fitocannabinoide più conosciuto, il CBD modula varie attività fisiologiche all’interno dell’organismo, interagendo con il sistema endocannabinoide.
Il sistema endocannabinoide dell’uomo è formato da due recettori principali, CB1 e CB2, e altri in via di definizione. Attraverso questi recettori riesce a riconoscere e a legare varie sostanze cannabinoidi, sia endogene (endocannabinoidi) sia esogene, come quelle estratte dalla Cannabis, e pertanto note come fitocannabinoidi.
A differenza del THC, che esercita una diretta azione psicoattiva, il CBD non altera lo stato psico-fisico di una persona. Tuttavia ne modula vari aspetti fisiologici, tra cui il controllo del dolore, l’attenuazione dell’infiammazione e il controllo dell’appetito.
Questa sostanza pare perfino essere implicata nei pattern di inibizione di alcune risposte autoimmunitarie e nei meccanismi di apoptosi cellulare, potenzialmente utili nelle cellule tumorali in fase di proliferazione.
Mentre per alcune patologie il CBD viene autorizzato per l’uso come farmaco, in altri casi esso viene adoperato off-label. Tuttavia le recenti scoperte scientifiche lasciano intuire che potrebbe assumere una posizione terapeutica importante nel trattamento di diverse patologie, tra cui le malattie neurodegenerative. [1]
Approfondimento: CBD o Cannabidiolo: che cos’è e quali sono i suoi effetti terapeutici
Il CBD (cannabidiolo) è una delle diverse molecole contenute all’interno della pianta della Cannabis, e pertanto note come fitocannabinoidi.
La sostanza probabilmente più conosciuta facente parte dei fitocannabinoidi è il THC (tetraidrocannabinolo), il quale interagisce con il sistema cannabinoide ed esercita un ruolo psicoattivo.
Il CBD interagisce, oltre che con l’ECS, con molti target molecolari presenti nell’organismo e, a differenza del THC, non sortisce effetti psicoattivi.
Il legame tra il CBD e le malattie neurodegenerative
Le malattie neurodegenerative, tra cui figurano la Malattia di Alzheimer, la Malattia di Parkinson e la Demenza a Corpi di Lewy, sono delle patologie in cui si assiste a una lenta e inesorabile degenerazione di determinate popolazioni di neuroni.
Questo fenomeno, che è alla base del declino delle funzioni cognitive e dunque della demenza, sembra essere scatenato da processi di neuroinfiammazione e di stress ossidativo che bersagliano il sistema nervoso.
In seguito al perpetuarsi di questi processi, si favorisce il malripiegamento (misfolding) e l’accumulo di specie aberranti di proteine all’interno dei corpi dei neuroni, che portano alla loro perdita di funzione.
Quando la degenerazione dei neuroni diviene massiva la comparsa dei sintomi e dei segni clinici diventa palese. Il paziente lamenta difficoltà a riconoscere oggetti o persone, a sforzare la memoria, ad orientarsi e, in ultima analisi, ad essere autosufficiente.
In questo contesto alcune ricerche hanno posto in evidenza come il CBD sia in grado di potenziare la trascrizione del gene che codifica per il NRF2 (Nuclear factor erythroid 2-related factor 2) e combattere dunque lo stress ossidativo delle malattie neurodegenerative.
Infatti, il fattore NRF2 assume un ruolo fondamentale nel mantenere il corretto bilancio ossidativo nei tessuti e, una volta espresso, contribuisce ad attenuare diversi pathways infiammatori coinvolti nella neurodegenerazione.
Inoltre si è potuto constatare come il CBD sia anche in grado di deviare i percorsi metabolici che portano la cellula ad attivare il fattore NF-κB, uno dei principali fattori coinvolti nell’innesco dell’infiammazione acuta.
Per questo motivo, assunto a dosaggi bassi, il CBD potrebbe rivelarsi un’ottima arma terapeutica nel trattamento, anche preventivo, delle malattie neurodegenerative, considerati il suo buon margine di sicurezza e la sua tollerabilità . [2],[3]
Gli effetti del CBD su alcune malattie neurodegenerative
Vediamo ora come agisce il CBD con malattie neurodegenerative quali Parkinson e Alzheimer.
CBD e Malattia di Parkinson
La Malattia di Parkinson è una delle più frequenti patologie neurodegenerative dell’età geriatrica. Si manifesta con caratteristiche tipiche, come la bradicinesia, il tremore a riposo e la rigidità muscolare.
A determinare questi sintomi motori è la progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici, soprattutto quando sono localizzati a livello della pars compacta della substantia nigra.
Questi neuroni sono interconnessi, tramite proiezioni nigrostriatali con altre popolazioni neuronali dei nuclei della base, dove intervengono, tra le altre cose, nel controllo dei movimenti volontari del corpo.
La levodopa viene pertanto somministrata come farmaco di elezione nei pazienti parkinsoniani in quanto permette la ricostituzione della dopamina e l’attenuazione dei sintomi motori.
Alcuni studi recenti hanno messo in luce il ruolo del CBD nell’esercitare una neuroprotezione importante nei topi di laboratorio. Sarebbe in grado di legarsi sia al CB1 che al CB2, interagendo inoltre con il recettore TRPV1, tutti espressi nei neuroni dopaminergici della via nigrostriatale.
Il CBD pare inoltre modulare anche la neuroinfiammazione locale, inibendo il rilascio di citochine proinfiammatorie e agendo direttamente a livello mitocondriale, dove ne attenua le disfunzioni, attivando la via di segnalazione Wnt/β-catenina.
Per questi effetti vantaggiosi, la comunità scientifica internazionale è in attesa della messa in atto di un trial clinico di grande portata, che verifichi in maniera accurata le potenzialità terapeutiche del CBD in una vasta coorte di pazienti anziani affetti da malattie neurodegenerative. [2]
Approfondimento: CBD e Parkinson
Il cannabidiolo (CBD) è un composto derivato dalla pianta della Cannabis Sativa che ha suscitato un crescente interesse nella comunità medica per il suo potenziale nel trattamento delle malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Parkinson. A differenza del THC, che anch’esso deriva dalla Cannabis, il CBD non ha un diretto effetto psicoattivo.
Nell’articolo seguente esploreremo in modo approfondito le proprietà e i meccanismi d’azione del CBD, analizzeremo le evidenze precliniche e cliniche fino ad oggi raccolte e discuteremo delle considerazioni pratiche per l’uso di questa sostanza nei pazienti con Parkinson.
CBD e Malattia di Alzheimer
La Malattia di Alzheimer è la principale causa della demenza patologica nel mondo. Vede alla base una distruzione progressiva del neurotrasmettitore acetilcolina, fondamentale per i fisiologici processi di trasmissione sinaptica a livello cerebrale.
La Malattia di Alzheimer può definirsi come una patologia multifattoriale in cui, oltre all’alterazione del sistema colinergico, si assiste anche alla deposizione di materiale proteico aberrante all’interno della cellula (grovigli neurofibrillari) e all’esterno (β-amiloide).
Alcuni studi hanno confermato come sulle placche senili, che rappresentano la lesione istopatologica tipica della Malattia di Alzheimer, i recettori CB1 si riscontrino in concentrazione molto diminuita, a testimonianza della loro importanza nella prevenzione dei processi neurodegenerativi.
Inoltre, è stato appurato come il CBD riesca ad agire contro gli effetti tossici esercitati dai peptidi Aβ, i quali compongono la β-amiloide, intervenendo anche nei processi di iperfosforilazione della proteina tau, inibendoli.
Scoperte recenti nei roditori hanno anche messo in luce come il CBD, agendo da agonista endogeno del recettore dei cannabinoidi, riesca allo stesso tempo a contrastare l’apoptosi dei neuroni e a ridurre la formazione delle placche senili, manifestando dunque un globale effetto protettivo dalle malattie neurodegenerative. [2]
Approfondimento: CBD e Alzheimer
L’utilizzo del cannabidiolo (CBD) ha recentemente suscitato un certo interesse nella comunità scientifica per il suo potenziale terapeutico nelle patologie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer.
Attualmente non esiste una cura definitiva per l’Alzheimer e i trattamenti disponibili sono mirati a gestire i sintomi e rallentarne la progressione.
In questo articolo verranno approfondite le proprietà e i meccanismi d’azione del CBD, discutendo delle evidenze cliniche e precliniche riguardanti i benefici di questa sostanza per i pazienti affetti da Alzheimer.
Conclusioni
Le malattie neurodegenerative principali, ovvero la Malattia di Alzheimer e la Malattia di Parkinson, condividono dei percorsi patogenetici comuni, nei quali depositi anomali di proteine si accumulano a livello intraneuronale ed extraneuronale, determinandone una disfunzione progressiva.
La disfunzione neuronale si traduce sul piano sintomatologico in un evidente e graduale declino cognitivo. Il paziente riscontra grandi difficoltà a livello mnemonico e nell’orientamento visuo-spaziale, con eventuali annessi disturbi motori.
In questo contesto, l’azione dei fitocannabinoidi, e in particolare del CBD (cannabidiolo), sembra apportare un contributo significativo in termini di neuroprotezione.
Interagendo con i due recettori CB1 e CB2, il CBD ha dimostrato in topi di laboratorio di riuscire ad attenuare i fenomeni connessi alla neuroinfiammazione, proteggendo il cervello dagli insulti ossidativi.
È necessario svolgere ulteriori ricerche per poter comprendere gli effetti di questa sostanza sull’organismo umano, che tuttavia sembra garantire ottimi margini di sicurezza e tollerabilità .
Bibliografia: fonti e note
[1] Clementi F, Fumagalli G, Chiamulera C. Farmacologia Generale E Molecolare: Il meccanismo d’azione dei farmaci. Milano: Edra; 2018.
[2] Viana M de, Aquino PE, Estadella D et al. Cannabis sativa and cannabidiol: A therapeutic strategy for the treatment of Neurodegenerative Diseases? Medical Cannabis and Cannabinoids. 2022;5(1):207–19.
[3] Luz-Veiga M, Azevedo-Silva J, Fernandes JC. Beyond Pain Relief: A Review on Cannabidiol Potential in Medical Therapies. Pharmaceuticals 2023;16:155.