Lo studio di Lancet su Clorochina e Covid-19 è fake news?
Lo studio comparso su Lancet in cui si affermava che la Clorochina è pericolosa nel Covid-19 è davvero una fake news? Riassumiamo le fasi della vicenda e vediamo di fare ulteriore chiarezza.
Lo studio su Lancet
Il 22 maggio la prestigiosa rivista scientifica The Lancet pubblicava uno studio sulla Clorochina e Covid-19, di tipo retrospettivo, cioè uno studio che va a rivedere e a confrontare i dati dei pazienti che avevano assunto Clorochina e quelli che non la avevano assunta.
Lo studio affermava che l’assunzione della Clorochina era non solo inefficace, ma altamente nociva e risultava in aumento importantissimo della mortalità nei pazienti.
La reazione dell’OMS allo studio su Lancet
Lo studio, nonostante non fosse del massimo livello possibile a livello scientifico, cioè del tipo prospettico randomizzato controllato, ma unicamente retrospettivo, era bastato all’OMS per decretare la fine della Clorochina. A pochi giorni dalla pubblicazione, stupendo buona parte del mondo scientifico, l’OMS aveva sospeso tutte le proprie sperimentazioni in corso riguardanti la Clorochina.
L’affermazione, come era ovvio, ha avuto gravi conseguenze perché molte altre organizzazioni, seguendo l’esempio dato dall’OMS, hanno fermato i test e i trials in corso sulla Clorochina.
Le nostre perplessità sull’articolo e sulla reazione dell’OMS
Abbiamo già manifestato le nostre perplessità riguardo l’articolo e la reazione dell’OMS in un nostro precedente articolo. Avevamo segnalato in particolare che sembrava inverosimile una mortalità per Covid-19 TRE VOLTE MAGGIORE con Clorochina rispetto ai controlli.
Inoltre altrettanto curiosa appariva la preponderante presenza dei dati provenienti dai centri nordamericani rispetto agli altri nel mondo e il fatto che lo studio avesse preso in considerazione pazienti ricoverati e con alti dosaggi somministrati.
Come controllare uno studio scientifico?
Come è accaduto per noi molti altri scienziati sono rimasti a dir poco perplessi dallo studio su Lancet e poi dalle decisioni dell’OMS. Dal momento della pubblicazione Lancet ha ricevuto numerosissime richieste di chiarimenti in merito ai dati. Perché per poter controllare uno studio scientifico, qualora vi siano dei dubbi, vanno ripresi in mano i dati e vanno rifatti tutti i conti. Specialmente se lo studio induce a decisioni importanti.
Ebbene, a quanto pare la proprietà dei dati è di una azienda che non ha intenzione di divulgarli, per via di presunti accordi di riservatezza presi con gli ospedali che hanno fornito i dati stessi.
Non essendo, inspiegabilmente, possibile analizzare i dati grezzi, è impossibile sottoporre il lavoro ad un controllo definitivo. Come se non bastasse questa decisione inspiegabile ad alimentare i peggiori sospetti, altre incrinature emergono dalle inchieste giornalistiche e dall’analisi dei dati disponibili.
Cosa emerge scavando tra i dati?
I dati dall’Africa: gli africani tutti a scrivere anziché curare i pazienti!
Uno degli autori dell’articolo di Lancet, sostiene in un’intervista a “The Scientist” che i dati sono stati forniti unicamente da centri estremamente qualificati.
Eppure nello studio ci sono moltissimi dati provenienti da pazienti africani, ben 4400, laddove il numero di casi totali registrati in Africa ammonta soltanto a 15700. Curioso, dato che di sicuro i paesi africani non sono particolarmente attenti a trascrivere i dati durante un’emergenza sanitaria. Non l’abbiamo fatto noi in Italia, possibile che siano riusciti loro a fare una raccolta di dati certosina in un quarto di tutti i casi totali registrati in Africa? Perfino i migliori ospedali privati africani hanno difficoltà nel registrare i dati al livello degli ospedali più evoluti, immaginiamo cosa deve essere accaduto durante l’emergenza Covid-19! INVEROSIMILE.
I dati dall’Australia: la moltiplicazione dei morti!
The Guardian il 28 maggio ha riportato la notizia che i ricercatori non erano in grado di verificare la fonte dei dati australiani (1). Infatti nei dati si registravano 73 decessi in Australia al 21 Aprile, mentre la John Hopkins University che registra tutti i casi di Covid-19 australiani, ne descrive per l’epoca soltanto 67! Insomma, i morti in Australia si erano moltiplicati da soli!
Desai, l’autore dell’articolo, ha spiegato che per errore erano stati inseriti nei dati australiani dei dati provenienti da un ospedale asiatico. Si è tuttavia RIFIUTATO di fare il nome di entrambi gli ospedali per via dei non meglio specificati accordi di riservatezza con quegli stessi ospedali. Tuttavia nel frattempo Lancet ha modificato la tabella, riportando una parte dei dati australiani tra i dati asiatici.
I dati continente per continente
Nell’articolo di Lancet i dati sono stati forniti continente per continente e non stato per stato. Sono state scritte molte lettere dai ricercatori chiedendo che i dati nell’articolo venissero presentati non continente per continente, ma suddivisi stato per stato. Nonostante le pressioni ricevute, i dati non sono stati modificati da Lancet in tal senso, sollevando perciò il sospetto che così facendo i dati aggregati per stati sarebbero molto più controllabili.
Infine, si scopre l’INCREDIBILE: l’autore dell’articolo è il proprietario del database dei dati!
Cercando di capire dove si trovano i dati dello studio, si scopre che essi sono in un database di proprietà della azienda Surgisphere. E fin qui niente di strano.
La cosa diventa MOLTO sospetta quando scopriamo che uno dei 4 autori dell’articolo, Sapan Desai, è il FONDATORE e AMMINISTRATORE dell’azienda proprietaria del database dei dati! Ci sembrava talmente assurdo che abbiamo controllato di persona, ed ecco qui la dimostrazione:
Riportiamo ulteriori notizie sull’azienda proprietaria dei dati, riportate da The Scientist (2).
Desai, il fondatore dell’azienda, ha pubblicato vari studi come chirurgo vascolare e fino al 10 febbraio 2020 lavorava presso un centro di neurochirurgia da cui ha rassegnato le dimissioni per motivi familiari.
La Surgisphere era stata fondata nel 2008 con attività principale quella di produrre libri di testo per studenti di medicina. Molte delle recensioni riferite a medici su Amazon erano state rimosse dopo che gli stessi medici ne avevano negato la paternità.
Dal 2010 al 2013 ha pubblicato una rivista scientifica, The Journal of Surgical Radiology. Dopo 3 anni di attività la rivista ha chiuso perché, a detta di Desai, nonostante avesse 50.000 iscritti (davvero un bel numero!) gli determinava troppo impegno lavorativo.
La Surgisphere ha avuto un’enorme fortuna durante l’emergenza Covid-19 durante la quale ha cambiato attività perché oltre a fornire i dati per lo studio su Lancet, ha fornito i dati anche per un altro studio comparso sul New England Journal of Medicine, che riportava un aumento della mortalità per cause cardiache tra i pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19.
Conclusione: lo studio di Lancet su Clorochina e Covid-19 è una fake news?
Il sospetto che Desai abbia imbrogliato sui dati è molto forte. Il fatto che i dati grezzi non vengano resi di dominio pubblico di certo non aiuta la posizione degli autori in questa vicenda. Sostanzialmente NON CONSENTONO di VERIFICARE liberamente l’attendibilità dei dati raccolti. Questo è contrario ad ogni principio della ricerca clinica.
Di fronte a questo atteggiamento ci chiediamo con sempre maggior stupore come sia possibile che l’OMS abbia interrotto la sperimentazione sulla clorochina a fronte di questo studio, condizionando anche altre organizzazioni a fare altrettanto.
Sarà mica che l’OMS era in ansia di eliminare un farmaco a basso costo dal paniere delle armi efficaci per fare spazio al remdesivir o al vaccino, ben più cari e remunerativi?
Aggiornamento del 3 giugno 2020
La rivista The Lancet ha appena pubblicato il seguente commento (3), evidenziando che ci sono controlli in corso sulla validità dei dati riportati e avvisando i lettori che diverse dispute scientifiche sono state portate alla loro attenzione.
Restiamo in attesa di un riscontro.
Aggiornamento del 4 giugno 2020
Oggi tre degli autori dello studio hanno ritirato l’articolo (4), in quanto impossibilitati a verificare la veridicità dei dati forniti dalla Surgisphere.
Dott. Marco De Nardin
Fonti:
- (1) https://www.theguardian.com/science/2020/may/28/questions-raised-over-hydroxychloroquine-study-which-caused-who-to-halt-trials-for-covid-19
- (2) https://www.the-scientist.com/news-opinion/disputed-hydroxychloroquine-study-brings-scrutiny-to-surgisphere-67595
- (3) https://www.thelancet.com/lancet/article/s0140673620312903?fbclid=IwAR1C94Gpcus7J2IgyKGFEK7Nahn2JuvuGlS30UG5jgTJVng8iCJf44EYieA
- (4) https://www.thelancet.com/lancet/article/s0140673620313246?fbclid=IwAR3wcQugHSKiDvlosqedDYcHsW6qgX3CbhS772R-_HxYx4fHLHrdDoAYTlY