Ci siamo quasi: non tutti si sono resi conto della portata di questa emergenza, ma in molti sì, ed è soprattutto a loro che mi rivolgo, ed è loro che ringrazio, perché ci vuole coraggio a guardare in faccia una dura realtà come questa.
È accaduto tutto troppo in fretta, perché potessimo anche solo abituarci all’idea di rinunciare alle nostre libertà di movimento, e di scelta: preziosissime libertà , che abbiamo dato per scontate.
Oggi ci viene chiesto di sacrificarle, temporaneamente, in nome di qualcosa di più grande: per quel poco che mi è possibile, cercherò di essere d’aiuto a quanti stanno affrontando le conseguenze di questa rinuncia, facendoli sentire un po’ meno soli, perché compresi nelle loro difficoltà .
L’isolamento
In questo e in altri articoli che seguiranno, vi parlerò dell’isolamento: di cosa comporta e delle ragioni per cui risulta motivo di sofferenza per tanti.
Cosa succede, dentro e fuori di noi, quando siamo costretti a stare a casa?
Dipende dalle circostanze, ma stare con sé stessi e con gli altri, quando le consuete vie di fuga – uscite, distrazioni, attività varie – sono in gran parte precluse, non è un compito semplice.
Non sto dicendo che tutto quello che facciamo in condizioni di normalità , lo facciamo per distrarci da ciò che potrebbe affliggerci o preoccuparci, o per prendere una boccata d’aria da rapporti asfittici o problematici. Ma a volte sì, e adesso non è più possibile prendere l’uscita di sicurezza da noi stessi e da chi ci sta accanto, eccezion fatta per alcune attività come l’uso smodato dei social, dei telefilm, del cibo o di altri distrattori/riempitivi del nostro tempo, che vi sconsiglio caldamente.
Abbiamo più tempo, adesso, e facciamo in modo che sia nostro, di non sprecarlo, di viverlo al meglio, pur nelle limitazioni. Sappiate, dunque, anzitutto questo: tutti noi, chi più chi meno, abbiamo vissuto meno di quanto avremmo potuto; tutti, chi più chi meno, siamo talvolta fuggiti da noi stessi, dai pensieri che abbiamo scansato perché scomodi, dalle emozioni che abbiamo sedato con sostanze, legali o meno, che abbiamo scaricato con l’azione, senza volerle provare, magari andando a correre al parco quando eravamo tesi o arrabbiati. Siamo tornati a casa stanchi, ci siamo allenati, ma le emozioni non si lasciano azzerare così facilmente: ora chiedono il conto.
Le circostanze eccezionali di questa situazione collettiva ci impongono di fare i conti con tutta la polvere che abbiamo nascosto sotto il tappeto, sia rispetto a noi stessi, sia rispetto alle nostre relazioni più intime. Mentre gli operatori sanitari lottano per salvare la vita ai più sfortunati tra noi, i fortunati che possono starsene sul divano, hanno questo compito: affrontare anzitutto le proprie emozioni.
Se riusciranno a farlo anche solo un po’, riusciranno a stare a casa, e a starci senza farsi troppo male. Le ricadute positive saranno individuali e collettive, perché usciremo prima da questa situazione tremenda, e ne usciremo un po’ più forti, un po’ più consapevoli.
Abbiamo il diritto, e il dovere, di raccogliere la sfida.
Psicologa e Psicoterapeuta
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