convulsioni

Convulsioni

Indice

Con il termine convulsioni si intende una scarica elettrica fuori controllo che passa per il cervello, il quale, come tutti gli organi, è formato da tante cellule di tipi diversi. In questo caso si tratta dei neuroni, che sono in grado di comunicare tra loro rilasciando dei messaggeri chimici chiamati neurotrasmettitori. Queste cellule specializzate non sono collegate tra loro in maniera casuale, ma formano specifici pattern e vie che iniziano con la nascita, ma si  continuano a formare e modificare per il resto della nostra vita. Possiamo dire che le conversazioni tra neuroni siano in realtà delle scariche elettriche che, a seconda di quali vie attivano, avranno effetti diversi, come muovere un muscolo, far provare dolore, etc. Nei capitoli che andremo a vedere questo intricato ordine viene perso, il segnale elettrico perde il giusto binario per varie ragioni e va ad attivare in modo disorganizzato diverse vie.

Come si classificano le convulsioni?

Le convulsioni possono essere di diversi tipi e vengono solitamente classificate in base alla causa scatenante o alla modalità di manifestazione.

Convulsioni come classificarle

Classificazione in base alla causa

Possono essere suddivise innanzitutto in base alla causa in:

  • Epilettiche: fanno parte di una malattia complessa, tuttora senza cura definitiva, chiamata epilessia.
  • Non epilettiche: possono avere molteplici cause, come malattie metaboliche, febbre, traumi cerebrali, ictus, astinenza da alcol. (1)

Classificazione in base alla modalità di manifestazione

Oltre alla causa sono classificate anche in base a come appaiono. Possono essere focali e generalizzate. (1)

Convulsioni focali

Precedentemente note come crisi parziali, si verificano quando l’attività epilettica si limita a una parte specifica del cervello.

Queste crisi si dividono in:

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  • Crisi epilettiche focali con sintomi motori: coinvolgono movimenti involontari come contrazioni muscolari, scatti o movenze ritmiche di un’area specifica del corpo. Possono coinvolgere una parte limitata del fisico (crisi parziali motorie semplici) o estendersi a diverse aree (crisi parziali motorie complesse).
  • Crisi epilettiche focali con sintomi non motori: possono manifestarsi con sintomi diversi dai movimenti muscolari, come alterazioni delle sensazioni, delle emozioni, del linguaggio o della percezione. Possono includere sensazioni di formicolio, allucinazioni, cambiamenti emotivi o disturbi del linguaggio.
  • Crisi epilettiche focali con sintomi motori e non motori: coinvolgono sia sintomi motori che non motori in modo combinato.

Convulsioni generalizzate

Coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali sin dall’inizio dell’evento convulsivo e possono essere suddivise in diverse sottocategorie:

  • Crisi tonico-cloniche generalizzate: comunemente note come “grande male“, si manifestano con rigidità muscolare (fase tonica) seguita da movimenti convulsivi ritmici (fase clonica). Durante queste crisi il paziente può perdere conoscenza.
  • Assenze: sono un tipo di crisi epilettica comune nei giovani e sono caratterizzate da brevi periodi di perdita di coscienza, che possono durare solo pochi secondi. Durante l’episodio il paziente appare fermo e può sembrare “distante” o “fuori dal mondo”, manifestando un’improvvisa perdita di attenzione, uno sguardo assente e spesso non si rende conto di cosa sia successo (quest’ultimo fenomeno è spesso comune nei diversi tipi di episodi) (1).
  • Crisi miocloniche: si manifestano con brevi scatti o spasmi muscolari improvvisi e involontari.
  • Crisi atoniche: sono caratterizzate dalla perdita improvvisa del tono muscolare, portando a un crollo altrettanto fulmineo.
  • Crisi cloniche: si manifestano con movimenti convulsivi ritmici e ripetitivi in un’area specifica del corpo.
  • Crisi epilettiche generalizzate non classificate altrove: questa categoria comprende altre crisi generalizzate che non rientrano nelle categorie sopra citate.

Quanto sono frequenti le convulsioni? Epidemiologia

Le convulsioni sono relativamente comuni in tutto il mondo. La loro prevalenza può variare notevolmente in base:

  • alla regione geografica,
  • all’età,
  • al genere,
  • alle condizioni mediche della popolazione.

Possono verificarsi a qualsiasi età, ma le fasce più suscettibili possono variare. Ad esempio, le convulsioni febbrili sono più comuni nei bambini piccoli, mentre le convulsioni legate all’epilessia possono comparire in diverse fasi della vita.

quanto sono frequenti le convulsioni

Quali sono le cause delle convulsioni? Eziologia

Possono essere il risultato di una vasta gamma di condizioni e fattori scatenanti, tra cui:

  • Epilessia: è la causa più comune. Si tratta di una condizione neurologica caratterizzata da episodi ricorrenti e può essere di origine genetica o causata da danni cerebrali, traumi cranici, infezioni o anomalie cerebrali congenite o sconosciute.
  • Lesioni cerebrali: traumi cranici, come commozioni o emorragie cerebrali, soprattutto se coinvolgono l’area responsabile del controllo delle crisi epilettiche. Altri possibili cause di lesioni includono ictus, infezioni o tumori cerebrali o malformazioni vascolari.
  • Infezioni del sistema nervoso centrale: come l’encefalite (infiammazione del cervello) o la meningite (infiammazione delle membrane che circondano il cervello e il midollo spinale)
  • Disturbi genetici: alcuni sono associati a un rischio maggiore, come le sindromi di Dravet, di Lennox-Gastaut, di West e di Rett.
  • Tossicità da sostanze: l’uso o l’abuso di alcol, droghe illegali, farmaci e la sindrome di astinenza possono essere fattori scatenanti.
  • Disturbi metabolici: come l’ipoglicemia (bassi livelli di zucchero nel sangue), l’ipocalcemia (bassi livelli di calcio nel sangue) o l’insufficienza epatica, possono essere associati all’insorgenza degli episodi.
  • Disturbi dello sviluppo cerebrale: condizioni come la paralisi cerebrale, la displasia corticale e altre malformazioni possono predisporre alla comparsa delle crisi.
  • Idiopatiche: in alcuni casi non è possibile identificare una causa specifica, pertanto vengono classificate come di origine sconosciuta o idiopatiche.

Quali sono i sintomi delle convulsioni? Sintomatologia

Possono variare a seconda del tipo di crisi epilettica e dell’area del cervello coinvolta. Tuttavia ci sono alcuni sintomi comuni che possono essere osservati durante un episodio, tra cui:

convulsioni
  • Movimenti involontari: possono manifestarsi come contrazioni muscolari ritmiche e ripetitive (clonie), spasmi muscolari improvvisi (mioclonie) o rigidità muscolare sostenuta (tono muscolare aumentato), che possono coinvolgere una parte specifica o coinvolgere tutto il corpo.
  • Alterazioni della coscienza: può variare da una leggera confusione o disorientamento a una completa perdita di coscienza. Il paziente potrebbe non rispondere agli stimoli esterni.
  • Alterazioni sensoriali: il paziente può sperimentare sensazioni anomale come formicolio, bruciore, pizzicore o sensazioni di de-realizzazione (sentirsi estranei al proprio corpo o all’ambiente circostante).
  • Alterazioni emotive transitorie: si possono avvertire improvvisi cambiamenti dell’umore, come paura, ansia, tristezza o irritabilità.
  • Alterazioni del linguaggio: si possono presentare disturbi del linguaggio, come difficoltà nella produzione o comprensione delle parole. Possono verificarsi balbuzie, discorsi incoerenti o difficoltà a trovare le parole giuste.
  • Sintomi autonomi: in alcuni casi possono verificarsi sudorazione eccessiva, pallore, modificazioni della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa, dilatazione delle pupille o perdita di controllo della vescica o dell’intestino.
  • Durata dell’evento: può variare notevolmente, da pochi secondi ad alcuni minuti (crisi epilettiche brevi), o prolungarsi per diversi minuti (crisi epilettiche prolungate o stato di male epilettico).

Diagnosi di convulsioni

Vengono solitamente diagnosticate da un medico specializzato in neurologia o epilettologia, in seguito ad un’anamnesi e ad alcuni esami che possano confermare la condizione.

Anamnesi

Include la raccolta dettagliata delle informazioni riguardanti i sintomi, i fattori scatenanti, la frequenza. Tra le informazioni che potrebbero essere raccolte:

Storia clinica degli episodi convulsivi
  • Descrizione degli episodi: il medico chiederà al paziente o a un testimone di descrivere le crisi nel dettaglio. Saranno richieste informazioni sulle manifestazioni cliniche, come i tipi di movimenti, la durata e l’eventuale alterazione dello stato di coscienza.
  • Fattori scatenanti: ciò può includere stimoli specifici come luci intermittenti (foto-sensibilità), mancanza di sonno, stress, esposizione a determinate sostanze o altre situazioni che sembrano precedere o correlarsi agli episodi.
  • Storia medica e familiare: è importante conoscere eventuali disturbi neurologici o altre condizioni mediche pregresse e raccogliere informazioni sulla storia familiare di epilessia o altre condizioni neurologiche, in quanto alcuni tipi di crisi possono avere una predisposizione genetica.
  • Farmaci e sostanze assunte: il medico si informerà sui medicinali attualmente in uso da parte del paziente, inclusi gli anti-epilettici o altri che potrebbero influenzare l’attività cerebrale. Sarà anche importante conoscere l’uso di altre sostanze, come alcol o droghe illegali, che potrebbero avere un impatto sul sistema nervoso centrale.
  • Eventi precedenti alla convulsione: sarà importante conoscere gli eventi che sono avvenuti prima dell’inizio delle crisi, come malattie o lesioni recenti, febbre elevata, esposizione a tossine o traumi cranici.
  • Storia dello sviluppo e dell’educazione: il medico potrebbe fare domande sullo sviluppo neurologico del paziente, inclusi eventuali ritardi nello sviluppo o problemi di apprendimento.
  • Esami diagnostici precedenti: questi comprendono l’elettroencefalogramma, la risonanza magnetica (RM) o altri test, al fine di valutare i risultati e determinare la presenza di anomalie cerebrali o altre condizioni.

Esame obiettivo

L’esame obiettivo durante un episodio convulsivo o immediatamente dopo può fornire importanti informazioni per la diagnosi e la gestione della condizione tramite:

Visita medica per le convulsioni
  • Valutazione dello stato di coscienza: il medico può fare domande al paziente per valutare la sua capacità di rispondere agli stimoli esterni e per determinare eventuali segni di confusione o disorientamento.
  • Valutazione motoria: lo specialista osserverà attentamente i movimenti del paziente durante la crisi.  Sarà valutata l’estensione, l’eventuale coinvolgimento di un’area specifica del corpo e la loro durata.
  • Controllo degli arti: verrà valutata la forza e il tono muscolare di gambe e braccia. Durante un episodio possono verificarsi alterazioni del tono muscolare, come ipertonia (aumento) o ipotonia (diminuzione).
  • Valutazione delle funzioni vitali: il medico misurerà e monitorerà le funzioni vitali del paziente, come la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la frequenza respiratoria e la saturazione di ossigeno, che durante le crisi possono essere alterate.
  • Esame neurologico: serve a valutare la funzione cerebrale e nervosa. Ciò può includere l’osservazione di riflessi, sensibilità, coordinazione, forza muscolare e la verifica delle funzioni cognitive come memoria, linguaggio e attenzione. Può essere eseguito sia durante un episodio (se possibile) che dopo il suo termine.
  • Esame delle pupille: verranno osservate la dilatazione o la contrazione asimmetrica delle pupille, che possono essere indicative di una lesione cerebrale o di un’attività epilettica anormale.
  • Esame generale: il medico eseguirà anche un esame fisico generale per valutare la presenza di altre condizioni mediche o segni che possono essere associati alle crisi. Possono essere esaminati i sistemi cardiovascolare, respiratorio, gastrointestinale e altri sistemi organici.

Esami di laboratorio

Alcuni esami del sangue possono essere eseguiti per identificare eventuali cause sottostanti. Questi possono includere:

  • Emocromo completo: per valutare la presenza di infezioni, anemia o altre alterazioni degli elementi corpuscolati del sangue. 
  • Esami biochimici: come i livelli di elettroliti (sodio, potassio, calcio), glicemia, funzionalità epatica e renale, per rilevare eventuali squilibri o alterazioni metaboliche.
  • Esami di coagulazione: per escludere una disfunzione della coagulazione sanguigna che può essere associata agli episodi.

Esami strumentali

Tra i più comunemente utilizzati troviamo:

  • Elettroencefalogramma: è uno degli esami diagnostici più importanti in questi casi. Durante l’esame vengono posizionati elettrodi sul cuoio capelluto del paziente per registrare l’attività elettrica del cervello e rilevare anomalie che possono suggerire l’epilessia o altre condizioni. Può anche aiutare a determinare il tipo specifico di crisi e il luogo di origine nel cervello.
  • Risonanza magnetica e tomografia computerizzata: questi esami forniscono immagini dettagliate del cervello e possono essere eseguiti per individuare anomalie strutturali, come lesioni, tumori o malformazioni cerebrali, che possono essere associate agli episodi.
Convulsioni quali esami diagnostici strumentali eseguire
  • Monitoraggio video-EEG: è un esame che combina la registrazione dell’attività elettrica cerebrale tramite elettroencefalogramma con la registrazione video simultanea del paziente durante un periodo prolungato di tempo (solitamente 24-72 ore). Questo può essere utile per registrare gli eventi convulsivi, l’attività cerebrale e comportamentale, fornire informazioni dettagliate sul tipo di crisi, la durata, la frequenza e le eventuali correlazioni con fattori scatenanti.
  • Liquido cerebrospinale: in alcuni casi può essere eseguita una procedura chiamata puntura lombare per prelevare campioni di liquido dallo spazio attorno al midollo spinale, che in seguito viene analizzato per valutare la presenza di infezioni, infiammazioni o altre anomalie che possono essere associate agli episodi.
  • Test genetici: possono essere eseguiti test specifici in grado di identificare mutazioni note associate agli episodi o ai disturbi epilettici, fornendo informazioni importanti per la diagnosi e il trattamento.

Diagnosi differenziale delle convulsioni

È un processo importante per escludere altre condizioni che possono manifestarsi con sintomi simili. Vengono presi in considerazione:

  • Sincope: è una perdita temporanea di coscienza causata da una diminuzione transitoria del flusso sanguigno al cervello. Può avere cause cardiache, vasovagali o essere dovuta ad altre condizioni mediche. Generalmente si associa a una rapida ripresa della coscienza, rispetto alla crisi convulsiva, che invece presenta un periodo più prolungato di alterazione dello stato di coscienza.
  • Ictus: i sintomi sono spesso unilaterali (coinvolgendo un lato del corpo) e possono essere accompagnati da deficit neurologici focali. Gli esami per immagini del cervello e l’elettroencefalogramma possono aiutare a differenziare le due diverse condizioni.
  • Disturbi psicogeni: alcuni possono simulare gli episodi convulsivi, come la sindrome di conversione, e possono essere associati a fattori psicologici o stressanti. La loro diagnosi richiede una valutazione psichiatrica approfondita.
  • Disturbi del sonno: ad esempio la narcolessia o il disturbo del movimento periodico degli arti possono causare movimenti involontari o comportamenti anomali durante il sonno, che possono essere scambiati per crisi.
  • Eventi parossistici non epilettici: come i movimenti coreoatetosici (involontari, brevi e ripetitivi) o i tic. Possono apparire come convulsioni, ma non sono associati all’attività epilettica. Una valutazione neurologica completa può aiutare a distinguerli.

Trattamenti per le convulsioni

Dipendono dalla causa sottostante, dal tipo di crisi e dalle caratteristiche del paziente. L’obiettivo principale è controllare gli episodi e migliorare la qualità di vita.

Vediamo gli approcci terapeutici comunemente utilizzati.

Farmaci antiepilettici

I FAE, anche noti come anticonvulsivanti, sono il trattamento di prima linea per le crisi e per l’epilessia. Agiscono sul sistema nervoso centrale per ridurre l’attività elettrica anormale nel cervello, prevenendo così gli episodi.

Includono:

Farmaci per le convulsioni
  • Carbamazepina: è efficace nel controllare le crisi parziali e generalizzate. Può causare effetti collaterali come sonnolenza, vertigini, nausea e disturbi ematologici. È importante monitorarne i livelli nel sangue per garantire un dosaggio appropriato.
  • Fenitoina: è utilizzato per controllare le crisi parziali e generalizzate. Può avere effetti collaterali come iperplasia gengivale, eruzioni cutanee, disturbi ematologici e problemi di equilibrio. I livelli nel sangue devono essere monitorati per evitare tossicità.
  • Valproato: può essere utilizzato per diverse forme di epilessia, comprese le crisi parziali, generalizzate e miste. Può causare controindicazioni come aumento di peso, tremori, problemi di fegato e disturbi ematologici. Nel caso delle donne in età fertile, può causare difetti congeniti nei neonati.
  • Lamotrigina: è somministrato per controllare le crisi parziali e generalizzate. È anche efficace nel trattamento del disturbo bipolare. Può causare eruzioni cutanee gravi (tra cui la sindrome di Stevens-Johnson), quindi deve essere introdotto con un dosaggio iniziale basso e un aumento graduale.
  • Levetiracetam: è ben tollerato e impiegato per controllare una vasta gamma di crisi, comprese quelle parziali e generalizzate. Gli effetti collaterali comuni includono affaticamento, irritabilità, mal di testa e problemi di equilibrio.
  • Topiramato: è efficace nella gestione delle crisi parziali e generalizzate. Può comportare perdita di peso, disturbi cognitivi, parestesie e aumento della predisposizione ai calcoli renali.

Chirurgia

Un intervento chirurgico può essere considerato come modalità di trattamento quando le crisi non sono ben controllate dai farmaci o quando la causa è localizzata in una specifica area cerebrale.

Ecco come avviene:

  • Valutazione preoperatoria: prima di considerare questa opzione, possono essere eseguiti una serie di test e procedure per determinare la localizzazione esatta delle crisi nel cervello e valutare la sicurezza e l’efficacia potenziale dell’intervento chirurgico. Questo può includere l’uso dell’elettroencefalogramma, della tomografia computerizzata, della risonanza magnetica, del video-EEG monitoraggio, della tomografia ad emissione di positroni e della magnetoencefalografia.
  • L‘anestesia può essere generale con monitoraggio elettroencefalografico oppure, più frequentemente, locale con sedazione cosciente in modo da poter controllare l’attività delle zone cerebrali interagendo con il paziente e chiedendogli di rispondere alle domande o eseguire compiti specifici.
  • Rimozione della zona epilettogena: nel caso in cui le crisi siano causate da una specifica area cerebrale anormale, come un tumore cerebrale, una cicatrice da trauma o un’area di corteccia cerebrale anormale, l’intervento può essere finalizzato alla rimozione di questa zona epilettogena. Durante l’operazione il neurochirurgo può utilizzare tecniche di neuroimaging intraoperatorio, come la neuronavigazione o l’elettrocorticografia.
  • Sezione di fibre nervose: in alcuni casi le crisi possono propagarsi attraverso specifiche vie nervose nel cervello. In tali situazioni l’intervento chirurgico può essere mirato a sezionarle per interrompere la propagazione. Un esempio di questa procedura è la callosotomia in cui le fibre del corpo calloso, che collegano i due emisferi cerebrali, vengono recise per prevenire la diffusione delle convulsioni da un emisfero all’altro.
  • Monitoraggio postoperatorio: dopo l’intervento chirurgico il paziente viene sottoposto a un monitoraggio attento per valutare l’efficacia del trattamento ed eventuali complicazioni. In alcuni casi potrebbe essere necessario regolare la terapia farmacologica.

Dispositivi di stimolazione nervosa

Un’altra opzione chirurgica sono i dispositivi di stimolazione nervosa, un’opzione di trattamento per i pazienti resistenti ai farmaci e un’alternativa alla rimozione dell’area epilettogena.

Agiscono inviando impulsi elettrici a specifici nervi o aree del cervello per ridurre l’attività epilettica. I più utilizzati includono:

  • Stimolazione del nervo vago: un generatore di impulsi viene impiantato chirurgicamente nel torace e collegato a un elettrodo che viene posizionato intorno al nervo vago nel collo. Il generatore invia impulsi elettrici regolari al nervo vago, che a sua volta trasmette gli impulsi al cervello.
  • Stimolazione cerebrale profonda: è un trattamento che coinvolge l’impianto di elettrodi all’interno di specifiche aree del cervello. Questi sono collegati a un dispositivo di stimolazione impiantato sotto la pelle, che invia impulsi elettrici regolari alle aree cerebrali target. Può essere utilizzata per il trattamento di diverse condizioni, inclusa l’epilessia farmacoresistente.
  • Stimolazione del talamo: coinvolge l’impianto di elettrodi nel talamo, un’area profonda del cervello coinvolta nella regolazione dell’attività elettrica. Può essere utilizzata per il trattamento delle assenze e di altri tipi di crisi focali.
  • Altri dispositivi di stimolazione: esistono anche altri dispositivi, anche se sono meno comuni, come l’impianto di elettrodi vicino al ganglio del trigemino nel viso per inviare impulsi elettrici che possono influenzare l’attività epilettica. Alcuni studi preliminari hanno dimostrato il potenziale di questa tecnica nel trattamento degli episodi. Altri dispositivi, come la deep brain stimulation, possono essere utilizzati in situazioni selezionate.

La chirurgia è una procedura complessa, che richiede una valutazione approfondita e un team multidisciplinare di neurologi, neurochirurghi ed epilettologi. Non tutti i pazienti sono candidati a questo tipo di trattamento e la decisione di procedere con l’intervento deve essere basata su una valutazione dettagliata dei rischi e dei benefici individuali.

Terapie dietetiche

Sono un’opzione di trattamento utilizzata specialmente nelle persone con epilessia farmacoresistente. Si basano sulla manipolazione dell’alimentazione per influenzare l’attività epilettica nel cervello e prevedono: 

Acidi grassi e corpi chetonici, dieta chetogenica
  • Dieta chetogenica classica: è una terapia dietetica ad alta percentuale di grassi, proteine moderate e pochissimi carboidrati. L’obiettivo è indurre uno stato di chetosi nel corpo, in cui il metabolismo si sposta verso l’utilizzo dei grassi come principale fonte di energia anziché i carboidrati. Può essere efficace nel controllo delle crisi, ma può essere difficile da seguire a lungo termine e può causare effetti collaterali come stipsi, alterazioni del metabolismo lipidico e carenze vitaminiche.
  • Dieta chetogenica modificata: è una variante meno restrittiva e più facile da seguire. Prevede un apporto di grassi elevato, ma consente una maggiore percentuale di carboidrati e proteine. Questa opzione può essere adatta quando la dieta chetogenica classica non è praticabile o ben tollerata.
  • Dieta a basso contenuto di carboidrati: nota anche come low-carb o modificata Atkins, prevede che l’apporto di carboidrati venga significativamente ridotto.
  • Dieta a trigliceridi a catena media: è una forma di dieta chetogenica che enfatizza l’uso di grassi a catena media come fonte di energia. I trigliceridi a catena media sono facilmente convertiti in chetoni, i quali possono fornire energia al cervello senza richiedere una restrizione estrema dei carboidrati. Questa scelta può essere più flessibile rispetto alla dieta chetogenica classica, ma può causare effetti collaterali gastrointestinali come diarrea e disturbi digestivi.
  • Digiuno intermittente: prevede cicli di alimentazione e di digiuno di durata variabile.
  • Dieta senza glutine o specifica senza carboidrati: queste opzioni eliminano rispettivamente il glutine dalla dieta per ridurre l’infiammazione o migliorare la funzione metabolica nel corpo.

Terapie comportamentali

Questa opzione di trattamento si concentra sulla gestione dei fattori comportamentali e psicologici che possono influenzare l’attività epilettica e viene spesso utilizzata come complemento ai farmaci antiepilettici e ad altre terapie.

Tra le più comuni:

Terapie comportamentali per le convulsioni
  • Gestione dello stress: le tecniche di rilassamento o la terapia basata sulla consapevolezza aiutano a identificare e affrontare i fattori stressanti nella vita e a sviluppare strategie per gestirli in modo efficace.
  • Terapia cognitivo-comportamentale: può essere utilizzata per identificare e modificare le idee negative associate agli episodi, ridurre l’ansia e sviluppare strategie di coping.
  • Biofeedback: utilizza strumenti di monitoraggio per misurare le risposte fisiologiche del corpo, come la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna o l’attività elettrica cerebrale. In questo modo le persone possono imparare a riconoscere i segnali associati alle crisi imminenti e sviluppare metodi per controllarli.
  • Terapia educativa e di consulenza: i pazienti ricevono informazioni dettagliate sulle crisi, i fattori scatenanti e le strategie di gestione. Questo può aiutarli a comprendere meglio la propria condizione, a ridurre l’ansia associata e a sviluppare un piano di gestione individualizzato.
  • Terapia di desensibilizzazione: attraverso l’esposizione graduale e controllata a specifici trigger associati alle crisi le persone imparano a ridurre la loro risposta emotiva e fisica,  riducendo il rischio che si manifesti un episodio.
  • Supporto psicologico e gruppi di sostegno: lavorare con uno psicologo o partecipare a gruppi di sostegno può fornire un ambiente sicuro per esprimere emozioni legate alla condizione, condividere esperienze con altre persone affette da epilessia e ottenere supporto pratico per affrontare le sfide quotidiane.

Cosa fare in presenza di una persona con convulsioni

È importante non cercare di fermare le crisi abbracciando o toccando la persona, poiché c’è il rischio di farsi male e farne a chi si vuole aiutare.

Si può liberare l’area intorno per evitare che la persona urti e si ferisca durante l’episodio e chiamare il 118 (o 112 se attivo) (2).

Una volta stabilizzata, si procederà con gli accertamenti per capire la causa sottostante.

Convulsioni: tipologie, sintomi e trattamenti in breve

Le convulsioni sono un disturbo neurologico complesso che può avere un impatto significativo sulla vita delle persone.

Possono essere classificate in base alla causa, in convulsioni epilettiche e non epilettiche, o in base alla modalità di manifestazione, in focali e generalizzate.

Le cause possono essere varie. Tra le più comuni ricordiamo l’epilessia, lesioni o infezioni cerebrali, disturbi genetici, metabolici o dello sviluppo cerebrale e anche l’uso di sostanze tossiche. In alcuni casi le cause non possono essere rintracciate e si parla dunque di convulsioni idiopatiche.

Anche i sintomi possono essere diversi. In generale possono manifestarsi con movimenti involontari del corpo, alterazioni sensoriali, della coscienza e del linguaggio, ma anche altri sintomi come ad esempio pallore, sudorazione eccessiva, e modificazioni della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.

La diagnosi avviene tramite un’anamnesi, un esame obiettivo e una serie di esami diagnostici che possano aiutare ad identificare la causa scatenante. Di solito si occupa della diagnosi un neurologo o epilettologo.

Il trattamento può variare in base al tipo di convulsione e alla causa sottostante. Tra i trattamenti più comuni troviamo farmaci antiepilettici, terapie dietetiche e comportamentali e, in alcuni casi, è possibile anche ricorrere alla chirurgia per rimuovere le aree epilettogene o anche per impiantare dispositivi di stimolazione nervosa.

È importante consultare un medico specializzato per una valutazione completa e una pianificazione del trattamento personalizzata. Con l’assistenza adeguata e una gestione appropriata, molti pazienti possono raggiungere un buon controllo delle crisi e migliorare la loro qualità di vita.

Bibliografia: fonti e note