Nelle settimane passate, a partire dall’inizio dell’epidemia, avevamo creato delle stime di quello che sarebbe potuto accadere in Italia:
- “Perchè dovete stare a casa”
- “Perchè dovete stare a casa – 2”
- “I tre scenari a confronto”
- “Modello matematico per la previsione dei contagi”
- “Angolo matematico: il numero dei contagi è davvero esponenziale?”
La nostra ultima elaborazione
La nostra ultima elaborazione, dell’11 marzo, si basa sull’analisi della forma delle curve di ciascun paese colpito dall’emergenza Coronavirus: come si può notare, la forma di ciascuna curva è identica per ciascun paese o regione. Ciascuna nazione ha la stessa forma di curva fino a che non adotta provvedimenti restrittivi. La differenza tra gli stati è che ciascun paese è ad un livello di sviluppo dell’epidemia differente, ma se si sovrappongono le curve per il numero di contagi totali, si può notare una sovrapposizione quasi perfetta.
La Cina ha ottenuto una significativa diminuzione dei contagi solo dopo circa 25 giorni dal blocco totale.
Questo cosa significa?
- Che nessun paese è in grado di fermare i contagi senza intraprendere rigide misure di contenimento e di limitazione della circolazione delle persone e dei contatti interpersonali.
- Che tutti i paesi sono nella medesima situazione, semplicemente in tempi lievemente scostati di massimo 10 giorni.
- Che l’unico paese in grado di fermare il contagio è stato la Cina, grazie alle note misure drastiche messe in atto.
Un ulteriore punto di vista
C’è da tenere in considerazione un ulteriore punto: le misure di contenimento messe in atto in ciascun paese sono in grado unicamente di rallentare e/o fermare il contagio in quel paese specifico. Ma non eliminano il problema virus in generale: in Cina la scorsa settimana sono giunti degli italiani contagiati che rischiavano di fare ripartire il contagio in Cina nuovamente! Questo cosa significa? Che finché ci saranno nel mondo stati che non stanno applicando le misure di contenimento, e quindi finché ci sarà circolazione del virus, saremo tutti a rischio che la pandemia riparta, almeno finché non ci sarà il vaccino.
Facciamo un esempio: supponiamo che l’Italia adesso chiuda tutto e riesca a debellare il virus, ma poi il virus continui a girare in Francia, e che, quando l’Italia ne sarà uscita, vengano dei turisti francesi in vacanza. Che cosa capiterebbe? Una ripresa del virus! E dovremmo chiudere tutto un’altra volta!
Il concetto è che SE OGNI STATO TENTA DI RIDURRE IL CONTAGIO PER CONTO PROPRIO NON NE ANDIAMO FUORI.
Finora, finché l’economia era andata in malora in Cina, poco male. Ora che tocca all’Italia, male. Poi tocca agli altri paesi europei, eccetera. Possibile che a nessuno sia venuto in mente di fare il tutto in modo coordinato? No, perché tutti vorrebbero che i primi a fare il primo passo siano gli altri. Dare l’esempio oggi è l’attività meno praticata al mondo.
Però adesso si è visto finalmente che il nostro suggerimento iniziale del 23 febbraio, lo “state a casa”, non solo è necessario, ma è obbligatorio, per tutti.
Qual è l’ultima strada che rimane?
L’unica soluzione è non far circolare il virus, del tutto. Tutte le persone che hanno il virus devono essere isolate e non deve essere consentito loro di infettare nessun altro. L’unico modo di ottenere questo risultato è con uno shutdown totale e globale coordinato, che sarà previsto nei prossimi giorni. Non parliamo più della zona rossa in una regione o in uno stato soltanto. Parliamo di spegnere il bottone grande, quello generale, per una ventina di giorni, tutti insieme. Per poi ripartire. Si spera, con altre regole, con altro spirito.
Giungiamo al paradosso di dover dire: “Grazie Coronavirus. Ci hai ricordato che non esistono confini e che la salute viene prima dell’economia”.
GAME OVER.
RESTART.
Dott. Marco De Nardin