COVID-19: Correlazione tra inquinamento e diffusione del virus
Non è una novità che l’inquinamento atmosferico in alcune zone d’Italia sia più concentrato che in altre, in particolare nella Pianura Padana, dove sappiamo che il virus ha manifestato maggiore virulenza. Un recente studio (1) ha cercato quindi se ci fosse correlazione tra la concentrazione di agenti inquinanti, in questo caso PM 2.5 e NO2, e la diffusione e l’aggressività del SARS-CoV-2 in generale, in Italia.
Confronto tra i numeri e ricerca di correlazione
Osservando la seguente tabella, ricavata dallo studio appena citato, si può notare come i valori relativi a diffusione del virus, decessi, ricoveri in ospedale e in terapia intensiva, siano tanto più alti quanto più elevato è il livello d’inquinamento nella regione. In questo caso è stato preso come riferimento il livello di concentrazione di PM 2.5, che sono le polveri sottili di dimensioni minori o uguali a 2.5 µm.
In statistica, per vedere se esiste una relazione lineare tra due variabili, si calcolano il coefficiente di Pearson (r-value) e il p-value. L’analisi dei dati conferma che esiste correlazione tra inquinamento e diffusione del virus.
Il coefficiente di Pearson indica quanto forte sia la relazione lineare tra le due variabili e, in generale, assume valori che vanno da -1 a +1. I valori trovati in questo caso indicano che c’è una correlazione moderata tra le variabili prese in considerazione. Il p-value invece è un coefficiente che ci indica quanto l’esperimento sia statisticamente significativo (in genere, un esperimento viene considerato statisticamente significativo se il p-value è inferiore a 0.05).
Proviamo ora a vedere graficamente cosa significa. Mettiamo in uno stesso grafico i livelli di concentrazione di PM 2.5 e il numero totale dei casi di COVID-19 (rapportati sulla popolazione della rispettiva regione), e costruiamo la retta di regressione lineare.
Possiamo notare che i dati seguono abbastanza bene l’andamento della retta.
Quindi sembra verosimile che vi sia una correlazione significativa tra il livello di inquinamento e l’aggressività del Coronavirus nei confronti dell’organismo.
Perché l’inquinamento è correlato a una maggiore diffusione (e virulenza) del COVID-19?
Ci chiediamo quali possano essere le ragioni di tutto questo. Gli autori dello studio che oggi proponiamo forniscono qualche ipotesi in merito. Per quanto riguarda la maggiore diffusione del virus, un alto livello di agenti inquinanti può aumentare la permanenza in aerosol del virus, e quindi favorire la sua trasmissione. Tuttavia, ciò non spiega la maggior severità dei casi registrati nelle regioni più colpite.
In effetti, l’inquinamento atmosferico potrebbe avere un ruolo nel compromettere i meccanismi di difesa dell’organismo:
- un’esposizione elevata al PM 2.5 potrebbe causare una iperespressione del recettore ACE-2 e questo può determinare una maggiore carica virale in entrata nelle cellule;
- un’elevata concentrazione di NO2 potrebbe provocare maggiori danni ai polmoni e causare una forma più severa di COVID-19.
Fonti:
- Frontera A, Cianfanelli L, Vlachos K, Landoni G, Cremona G, Severe air pollution links to higher mortality in COVID-19 patients: The “double-hit” hypothesis [published online ahead of print, 2020 May 21]. J Infect. 2020;S0163-4453(20)30285-1. doi:10.1016/j.jinf.2020.05.031
Per approfondire: