Fino ad ora c’è stata una grande concentrazione di informazioni relative al danno polmonare indotto dal Coronavirus Covid-19. Tuttavia si segnalano sempre maggiori evidenze che il virus colpisca anche altri organi in modo significativo. Tra questi vi sarebbe il danno cardiaco.
Per questo motivo oggi vi parliamo di uno studio che ha esaminato la potenziale associazione tra danno cardiaco e mortalità tra i pazienti affetti da Covid-19. Lo studio è stato effettuato su dati provenienti da un ospedale di Wuhan dal 20 gennaio al 20 febbraio 2020, analizzando le cartelle in un secondo tempo (studio retrospettivo). Questo articolo ancora essere sottoposto a peer-review: questo significa che riporta nuove ricerche mediche che devono ancora essere sottoposte a ulteriori controlli, quindi devono essere valutate con cautela.
Come è stato condotto l’esperimento?
Sono stati raccolti e analizzati i dati clinici di laboratorio, radiologici e di trattamento dei pazienti. Dopodiché, i pazienti sono stati suddivisi in due categorie, quella con danno cardiaco e quella senza danno cardiaco. La discriminante principale tra i due gruppi era la presenza nel primo gruppo di un danno al cuore identificato con la presenza nel sangue di proteine specifiche del tessuto cardiaco (troponina, nella misura del 99% percentile rispetto al valore standard).
I risultati ottenuti dai dati dei pazienti con danno cardiaco sono stati quindi confrontati con quelli dei pazienti senza danno cardiaco, per osservare differenze o analogie significative.
I risultati
Su un totale di 416 pazienti studiati ben 82 pazienti (19,7%) ha avuto un danno cardiaco e, rispetto ai pazienti senza danno cardiaco, questi pazienti erano più anziani, con età media di 74 anni.
- Molti presentavano più comorbidità, ossia la presenza di più patologie in contemporanea. Ad esempio, l’ipertensione è stata rilevata in molti di questi soggetti, e molti presentavano conte e livelli di globuli bianchi più elevati.
- Nel gruppo con danni cardiaci vi era che anche altre sostanze risultavano alterate, quali gli indicatori della corretta funzionalità di parti del corpo come reni, muscoli, sangue e cuore (1).
- Le percentuali di pazienti con danno cardiaco che richiedevano ventilazione meccanica non invasiva o ventilazione meccanica invasiva erano significativamente più alte rispetto a quelli senza danno cardiaco.
- Inoltre le complicazioni del quadro clinico erano più comuni nei pazienti con danno cardiaco rispetto a quelli senza danno cardiaco e includevano, tra i tanti, sindrome da distress respiratorio acuto, danno renale acuto e disturbi della coagulazione.
- Infine i pazienti con danno cardiaco avevano infine una mortalità più elevata rispetto a quelli senza danno cardiaco.
Conclusioni
Lo studio ha dimostrato un’associazione statisticamente significativa tra danno cardiaco e mortalità nei pazienti con COVID-19, sia durante il periodo di insorgenza dei sintomi sia all’ammissione in ospedale fino al termine delle cure. La lesione cardiaca, come complicanza comune e osservata nel 19,7% dei casi analizzati, è stata per questo associata ad un alto rischio di mortalità durante il ricovero. Il danno cardiaco è una condizione comune tra i pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19 e, sebbene il suo meccanismo debba essere ulteriormente esplorato, i risultati presentati evidenziano la necessità di considerare questa complicazione nella gestione di COVID-19.
Dott. Marco De Nardin
Note
(1) proteina C reattiva, la pro-calcitonina, la mio-emoglobina, la troponina ad alta sensibilità e la creatinina.
Bibliografia: