LA DEGENERAZIONE DISCALE: QUANDO È NECESSARIO L’INTERVENTO CHIRURGICO?
Cos’è la degenerazione discale
La degenerazione del disco è un processo fisiologico al quale può andare incontro il disco intervertebrale.
Si tratta di un danno discale di tipo degenerativo, il disco ha una funzione di “ammortizzatore” tra i corpi vertebrali ed è principalmente composto di acqua.
La sua degenerazione comporta quindi un carico di acqua che diventa sempre minore, rendendo il disco sempre più secco, fino alla sua completa disidratazione e conseguente scomparsa.
Degenerazione del disco e intervento chirurgico
Esistono diversi studi e teorie su come intervenire in caso di degenerazione del disco, ma ad oggi l’evoluzione di questa malattia si classifica principalmente secondo i criteri di Pfirrmann alla risonanza magnetica lombosacrale senza contrasto. Questa classificazione è relativa al danno discale degenerativo, chiamato DDD-spine, ed indica l’entità del danno secondo una scala graduata che assegna un punteggio da uno a cinque.
- Con un punteggio che si trova tra il primo ed il secondo grado di Pfirrmann, si può prendere in considerazione un intervento chirurgico meno invasivo, tramite microdiscectomia o endoscopia.
- Dal terzo al quinto grado di Pfirrmann probabilmente è necessario ricorrere ad un intervento più invasivo di decompressione e artrodesi, che può essere posteriore, laterale o anteriore a seconda della necessità del paziente, ridando anche i valori di curvatura di lordosi della colonna lombosacrale. In questo tipo di intervento, il disco va sostituito con innesti ripieni di polvere d’osso che ridanno stabilità e altezza, restituendo la distanza tra i due corpi vertebrali.
Nel caso di degenerazione discale di tipo 1, 2 o 3 di Pfirrmann si prende in considerazione l’intervento chirurgico solo se la protrusione discale è tale da generare una compressione delle radici nervose nei forami laterali di coniugazione (in questi casi si esegue generalmente un intervento di tipo microchirurgico di ampliamento dei forami senza discectomia e/o eventuale endoscopia).
Nei casi 4 o 5 di Pfirrmann invece, specialmente se associati a osteocondrosi di Modic di tipo 1, sarà necessario un intervento di rimozione discale e artrodesi con cage intersomatica, viti peduncolari e barre posteriori.
Si ricorda sempre che è necessario valutare una Rx della colonna in ortostatismo per valutare i gradi di lordosi lombare preoperatori, per ridare con le cage intersomatiche i gradi persi di lordosi lombare.
Valutazioni necessarie prima dell’intervento
Prima di affrontare la chirurgia più invasiva, però, è necessario valutare tramite risonanza magnetica i seguenti aspetti:
- se è presente o meno l’osteocondrosi, o il segno di Modic, del quale risulta importante il primo grado poiché indica la presenza di edema della spongiosa ossea adiacente al disco degenerato, ed è quindi un segno di micro-instabilità.
- Valutazione dell’ipertrofia articolare bilaterale ed eventuale presenza di sinovite, indice di instabilità vertebrale.
- Eventuale presenza di ernia discale espulsa su disco degenerato.
- Eventuale stenosi lombare degenerativa di tipo centrale e/o laterale foraminale, secondo la classificazione di Schizas.
- Valutare la componente muscolare paravertebrale, che spesso risulta invasa dalla degenerazione fibroadiposa classica della malattia degenerativa.
- Valutare l’ileo psoas bilateralmente che spesso risulta ipertrofico, al contrario della muscolatura paravertebrale; la valutazione muscolare fa sì che l’eventuale atto chirurgico possa in seguito essere accompagnato dalla corretta riabilitazione di rinforzo, recupero e carico progressivo della colonna.
Conclusioni
È necessario effettuare una corretta diagnosi della malattia, perché purtroppo in moltissimi casi la patologia viene trattata come ernia del disco, ma in realtà si tratta di disco degenerato del quarto o quinto grado di Pfirrmann, causando quindi recidive.
Dott. Corrado Musso, Neurochirurgo Specialista in Chirurgia Spinale