Gli autori di questo studio avrebbe messo in luce che il trattamento per la dermatite atopica non dovrebbe comportare un più alto rischio di sviluppare un cancro della pelle.
Dermatite atopica e possibile rischio di cancro
La dermatite atopica rappresenta la patologia infiammatoria cronica della pelle più comune, fa il suo esordio soprattutto in età infantile (intorno ai 5 anni d’età), ma non è raro che possa anche comparire per la prima volta in età adulta. La sua prevalenza è molto alta, infatti si stima che colpisca circa il 10% dei soggetti adulti.
Così come altre malattie infiammatorie croniche, anche la dermatite atopica deriva dall’intersezione di fattori genetici e ambientali. Questi fattori fanno sì che la barriera cutanea diventi meno efficiente e più predisposta all’intrusione di allergeni ambientali, verso i quali produce reazioni immunologiche abnormi.
Queste reazioni immunologiche si manifestano tramite la comparsa di lesioni eczematose, eritematose e desquamative che in genere sono molto pruriginose, costringendo i pazienti a grattarsi continuamente.
La dermatite atopica, a seconda della sua gravità, viene trattata con creme idratanti che attenuano il processo desquamativo della pelle, con antistaminici per via orale che contrastano il prurito, e con cortisonici che vanno a diminuire la risposta infiammatoria evocata.
Nei casi più severi si ricorre anche all’utilizzo di immunosoppressori, i quali spengono le reazioni immunologiche aberranti tipiche della malattia. In questa categoria rientrano i cosiddetti inibitori della calcineurina, tra cui vi è il tacrolimus. Questi farmaci inibiscono l’azione di una proteina responsabile dell’espressione genica di molte interleuchine chiamate in causa nella patogenesi della dermatite atopica.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Studio osservazionale retrospettivo.
- Luogo: Taiwan.
- Tipo di pazienti: Soggetti affetti da dermatite atopica.
Scopo dello studio: i pazienti in cura per la dermatite atopica hanno un rischio maggiore di sviluppare un cancro?
Gli autori di questa indagine osservazionale hanno indagato sulla correlazione tra inibitori della calcineurina assunti in pazienti affetti da dermatite atopica e il rischio incrementato di sviluppare un tumore.
Progettazione e risultati
Lo studio ha preso in esame circa 195.000 soggetti affetti da dermatite atopica. Tra questi quasi 40.000 avevano ricevuto la terapia con inibitori della calcineurina e i restanti pazienti con corticosteroidi orali per via topica.
Tutti i pazienti sono stati monitorati in un periodo di osservazione di 15 anni, dove tutti i dati clinici relativi alla condizione sono stati annotati e presi in considerazione.
Le analisi statistiche condotte in merito alla presunta associazione tra inibitori della calcineurina e rischio incrementato per qualsiasi tumore hanno evidenziato che non vi è nessuna correlazione.
In particolar modo neoplasie come i linfomi, i melanomi e i carcinomi basocellulari non sono soggette a un rischio maggiore a causa delle terapie con inibitori della calcineurina.
Tuttavia è stato riscontrato un rischio lievemente aumentato di sviluppare una leucemia in seguito a terapie protratte con questi farmaci.
Conclusioni
I pazienti in terapia di seconda linea con inibitori della calcineurina per il trattamento della dermatite atopica non soggiacciono ad un più alto rischio di sviluppo di tumori, tra cui linfomi, melanomi e carcinomi della pelle.
Dovrebbe essere però posta maggiore cautela, all’atto della somministrazione degli inibitori della calcineurina, per l’aumento del rischio di sviluppare una leucemia.
Fonti e note:
ARTICOLO ORIGINALE: Huang H-H, Shen D, Chan TC et al. Association between the use of topical calcineurin inhibitors and the risk of cancer among patients with atopic dermatitis: A nationwide, population-based, retrospective cohort study. American Journal of Clinical Dermatology. 2023 Jun 6;24(5):799–808.