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L’utilizzo di dispositivi per il monitoraggio continuo del glucosio (CGM) può essere efficace per i giovani pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1? Vediamolo insieme in questo recente studio.
Utilizzo del monitoraggio continuo del glucosio (CGM) nel diabete mellito di tipo 1
Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia cronica su base autoimmune nella quale si sviluppano degli autoanticorpi che distruggono le β-cellule del pancreas e rappresenta il 10% di tutti i casi di diabete. [1]
Questa forma di diabete è anche nota come diabete giovanile perché tende a manifestarsi in giovane età , con sintomi che insorgono in maniera brusca, costringendo i pazienti ad assumere direttamente l’insulina come trattamento.
Poiché il diabete mellito di tipo 1 è una malattia cronica che può notevolmente inficiare la qualità di vita del paziente, spesso si utilizzano dispositivi CGM (Continuous Glucose Monitoring) che permettono di rilevare in tempo reale la concentrazione del glucosio nel liquido interstiziale sottocutaneo. [2]
Questi dispositivi CGM possono essere connessi a strumenti di erogazione dell’insulina e possono sospenderne la somministrazione quando la concentrazione del glucosio è bassa, evitando di incorrere in una pericolosa ipoglicemia reattiva. [3]
Approfondimento: il diabete mellito
Il diabete è una malattia cronica causata dalla mancanza o dall’incapacità del pancreas di produrre insulina sufficiente o dall’incapacità del corpo di utilizzare l’insulina in modo efficace. Vediamo nel dettaglio cause, diagnosi e cure per questa patologia.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Studio osservazionale prospettico.
- Luogo: Australia.
- Tipo di pazienti: Soggetti con età compresa tra 15 e 21 anni, affetti da diabete mellito di tipo 1.
Scopo dello studio: il monitoraggio continuo del glucosio può portare dei benefici nei pazienti giovani affetti da diabete mellito di tipo 1?
Gli autori dello studio hanno provato a verificare i vantaggi e i benefici derivanti dall’utilizzo dei dispositivi CGM nei giovani pazienti affetti da DM di tipo 1.
Progettazione e risultati
Dopo vari step di selezione, nello studio sono stati inclusi:
- 44 giovani con età compresa tra 15 e 21 anni con DM di tipo 1 che hanno cominciato l’utilizzo del CGM;
- 71 giovani con età compresa tra 15 e 21 anni affetti da DM di tipo 1 che non hanno utilizzato il dispositivo.
Le osservazioni compiute sui ragazzi che si sono avvalsi del CGM si sono protratte per 6 mesi dall’avvio dello studio, registrando i seguenti risultati:
- Dopo 6 mesi solo il 41% dei pazienti ha continuato a utilizzare il CGM;
- Dopo 6 mesi i continuatori di CGM non hanno riportato grosse differenze significative in termine di emoglobina glicata o di variazione del glucosio nel sangue rispetto agli utilizzatori non continuatori.
- L’emoglobina glicata (Hb1Ac) dei soggetti non utilizzatori di CGM è peggiorata in maniera netta rispetto ai soggetti utilizzatori (anche se non continuativi).
- La paura e il timore di crisi ipoglicemiche sono diminuiti significativamente tra i pazienti utilizzatori del CGM.
Conclusioni: il monitoraggio continuo del glucosio è valido per i soggetti con diabete tipo 1
Il dispositivo di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) è un supporto molto valido per i giovani pazienti affetti da DM di tipo 1, in quanto è direttamente associato all’erogazione di insulina.
Sicuramente l’utilizzo costante del sistema CGM reca dei disagi, ma presenta sull’altro lato dei notevoli benefici rispetto a chi non lo adopera, soprattutto in termine di escursioni dell’Hb1Ac e del glucosio nel sangue.
Bibliografia: fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Lee MA, Holmes-Walker DJ, Farrell K et al. Impact of continuous glucose monitoring in youth with type 1 diabetes aged 15–21 years. Intern Med J. 2023; 53: 209-215.
[1] Ministero della Salute. Diabete mellito tipo 1. 2022
[2] Di Molfetta S. Differenti sistemi di monitoraggio continuo della glicemia. 2020.
[3] Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Dispositivi real time per il monitoraggio continuo della glicemia con sensore a lunga durata (superiore a tre mesi) in pazienti con diabete mellito. 2020.
