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La disfagia postoperatoria è una possibile complicanza degli interventi sul rachide cervicale anteriore; quali sono i fattori di rischio? Vediamoli insieme in questo studio.
Chirurgia del rachide anteriore: disfagia postoperatoria e fattori di rischio
La chirurgia del rachide anteriore è spesso eseguita quando i comuni trattamenti farmacologici, fisioterapici e osteopatici non riescono ad alleviare i sintomi dolorosi o di deficit neurologico in un paziente con spondilopatie¹.
Alcuni degli interventi più eseguiti vengono attuati sulla porzione cervicale del rachide, come le procedure di artrodesi² e di microdiscectomia³. Tali interventi permettono di riallineare nel giusto modo le vertebre tra loro nonché di svincolare le radici dei nervi spinali da eventuali pressioni meccaniche indotte dall’erniazione del disco o dagli osteofiti⁴.
Una delle complicanze più frequenti derivante dalle procedure di chirurgia sul rachide anteriore consiste nella disfagia postoperatoria. Questo disturbo, che può riguardare fino al 79% di tutti i pazienti che affrontano l’intervento, viene percepito come una sensazione anomala durante la deglutizione, in cui il transito del bolo tramite l’esofago appare rallentato e difficoltoso.
La disfagia postoperatoria è conseguenza non solo della particolare tipologia di intervento chirurgico attuato, ma anche delle caratteristiche del paziente e delle sue abitudini voluttuarie, come il fumo di sigaretta e l’alcol.
Per questa ragione, la ricerca sta volgendo la propria attenzione sui vari fattori di rischio chiamati in causa nella manifestazione di questo disturbo, nel tentativo di attenuarne la portata.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Studio osservazionale prospettico.
- Luogo: 6 Stati del Centro-America e del Sud-America.
- Tipo di pazienti: Soggetti maggiorenni sottoposti a operazione sul rachide cervicale anteriore per patologie degenerative del rachide.
Scopo dello studio: quali sono i fattori di rischio della disfagia postoperatoria come complicanza degli interventi sul rachide cervicale anteriore?
Gli autori dello studio, per mezzo di questa indagine condotta in più centri di ricerca, hanno tentato di individuare tutti i fattori di rischio che predispongono alla manifestazione di disfagia in seguito a interventi chirurgici sul rachide cervicale anteriore.
Progettazione
Lo studio in questione ha selezionato e incluso nell’indagine osservazionale 233 pazienti maggiorenni, tutti sottoposti a operazione di chirurgia sul segmento cervicale del rachide anteriore.
Le operazioni di chirurgia sono state effettuate per trattare patologie degenerative a carico del segmento cervicale rachideo (ernia del disco, stenosi vertebrale e spondilolistesi). Sono stati esclusi dalla procedura i pazienti che soffrivano preliminarmente di malattia da reflusso gastroesofageo.
Questi pazienti sono stati confrontati con un gruppo di controllo, composto da 158 pazienti sottoposti a interventi di chirurgia sul segmento lombare del rachide, sempre per via di patologie degenerative del rachide stesso.
Risultati
Terminata la fase preliminare, tutti i pazienti sono stati seguiti nel tempo da un’équipe di medici specializzati, i quali hanno studiato anche il grado di disfagia residua dopo l’intervento, fino a 6 mesi dopo l’operazione.
I risultati dell’indagine osservazionale hanno indicato che:
- quasi due terzi dei pazienti che hanno manifestato disfagia postoperatoria sono stati sottoposti a intervento sul segmento vertebrale C5-C6.
- A un giorno dall’intervento chirurgico, i fattori di rischio maggiori sono consistiti nel numero di tentativi di intubazione tracheale, nell’approccio chirurgico al segmento C3-C4 e alla perdita della fisiologica lordosi cervicale preoperatoria.
- A una settimana dall’intervento chirurgico, i fattori di rischio si sono invece identificati nello stato di obesità del paziente, nella durata dell’intervento superiore all’ora e mezza e nell’approccio al segmento C3-C4.
Conclusioni
L’articolo di cui riferiamo ha messo in luce come la disfagia postoperatoria risulti essere una complicanza piuttosto comune degli interventi sul rachide cervicale anteriore. Essa si palesa con maggiore frequenza entro il primo giorno dall’intervento, fino a scomparire dopo 6 mesi dall’esecuzione dello stesso.
Oltre all’obesità, che è un fattore intrinseco del paziente, i maggiori fattori di rischio associati a questo disturbo sono stati ritrovati nell’approccio chirurgico al segmento C3-C4 e al numero dei tentativi di intubazione tracheale eseguiti.
Bibliografia: fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Falavigna A, Arruda A, Righesso N et al. International and Multicenter Prospective Controlled Study of Dysphagia After Anterior Cervical Spine Surgery. Neurosurgery 92(6):p 1287-1296, June 2023.
[1] Benz C, Martella J, Hamwi B et al. Factors resulting in postoperative dysphagia following esophagectomy: a narrative review. J Thorac Dis. 2021 Jul;13(7):4511-4518.
Nota 1. Le spondilopatie sono un gruppo di disturbi che colpiscono la colonna vertebrale e le strutture adiacenti. Esse possono essere causate da diversi fattori, tra cui l’invecchiamento, l’usura delle articolazioni vertebrali, l’infiammazione, l’artrite, l’osteoporosi o lesioni traumatiche alla colonna vertebrale. Questi disturbi possono interessare diverse parti della colonna vertebrale, come le vertebre stesse, i dischi intervertebrali, le articolazioni tra le vertebre, i legamenti o i muscoli circostanti.
Nota 2. L’artrodesi è una procedura chirurgica che è eseguita per immobilizzare o “fondere” una o più articolazioni. L’obiettivo principale dell’artrodesi è quello di eliminare il movimento articolare in una specifica articolazione che causa dolore o instabilità.
Nota 3. La microdiscectomia è una tecnica chirurgica minimamente invasiva che è utilizzata per trattare un’ernia del disco spinale. Quest’ultima è una condizione in cui il disco intervertebrale sporge dalla sua posizione normale e comprime le strutture nervose circostanti. In alcuni casi il disco intervertebrale può essere parzialmente o completamente rimosso.
Nota 4. Gli osteofiti sono escrescenze di osso che si formano lungo i bordi delle ossa. Queste escrescenze ossee possono svilupparsi in diverse parti del corpo, ma sono più comuni nelle articolazioni. Gli osteofiti si formano in risposta a un processo di riparazione del corpo in presenza di stress e pressione costante sulle articolazioni o sulla colonna vertebrale. Possono essere il risultato di condizioni come l’artrosi, l’artrite reumatoide, la spondilosi cervicale o la spondilosi lombare.