Il 6 marzo abbiamo pubblicato in anteprima l’articolo riguardo le linee guida per le scelte etiche, scritte dalla società degli anestesisti rianimatori (VEDI).
Il 7 marzo i quotidiani le hanno riprese e diffuse. Questo ha creato importante allarme nei media. Sia tra le persone comuni che tra i medici stessi.
In particolare suscita scalpore la posizione del presidente nazionale dell’Ordine dei medici, Fnomceo, Filippo Anelli (VEDI).
Egli sostiene che “la nostra guida resta il codice di Deontologia medica, per il quale tutti i pazienti sono uguali e vanno curati senza discriminazioni”, per cui “qualunque documento che subordini l’etica a principi di razionamento dovrebbe in ogni caso essere discusso collegialmente dalla professione”. “Non possiamo permettere che si verifichino gli scenari prospettati dalla SIAARTI” e chiede di aumentare i posti letto nelle terapie intensive e l’acquisto di macchinari allo scopo.
Come mai si assiste a posizioni così distanti e in qualche modo contraddittorie all’interno della stessa classe medica?
L’elemento fondamentale alla base di tutto questo è la RAPIDITA’ del fenomeno. La velocità con cui si propaga il virus è molto maggiore della velocità degli aggiornamenti, delle riunioni, della revisione delle linee guida, degli studi eseguiti, eccetera. Ogni giorno nuovi numeri nuovi dati nuovi eventi creano nuove problematiche da affrontare.
E’ in questo contesto che dobbiamo inquadrare queste due visioni diametralmente opposte che abbiamo citato.
Da un lato la posizione dell’Ordine dei medici, nella figura del suo presidente, costituito da elementi più abituati a valutazioni e decisioni ponderate, riflettute, elaborate e riviste nella complessità di tutte le loro sfaccettature. Dall’altro quella dei rianimatori, elementi abituati a gestire l’urgenza, reattivi per natura e pronti a cambiare i propri atteggiamenti terapeutici al bisogno, di fronte a quadri mutevoli.
Staticità ma solidità in confronto a rapidità e dinamismo.
Tempi lunghi contro tempi brevi.
L’Ordine, più statico ma anche più tradizionale, teme una pericolosa deriva in deroga ai principi etici del codice deontologico, che prevede di dare a tutti uguaglianza e apicalità di trattamenti.
La società degli anestesisti rianimatori, per sua natura più dinamica e moderna si confronta con problemi attuali, che spesso i documenti e le linee guida non prevedono possibili.
Ecco che la limitatezza delle risorse disponibili sancisce una frattura: l’anestesista è costretto dagli eventi a fornire comunque prestazioni pur in assenza di mezzi, e di conseguenza a dover decidere a chi concedere i mezzi stessi. Il medico dell’Ordine rifugge il concetto di inadeguatezza dei mezzi per salvare invece la fermezza dei principi.
Purtroppo in questa diversa visione si scontrano due visioni della medicina: una più utopica ed ideale, l’altra più concreta e realistica.
Non si può definire quale delle due posizioni sia quella “corretta”, perchè si tratta di due visioni che partono da estremi opposti: da un lato i principi, dall’altro la realtà.
E’ triste dover ammettere che tali visioni, altrimenti sovrapponibili, debbano iniziare a divergere davanti alla nostra incapacità di mezzi. Che gli uni non vogliono accettare mentre gli altri sono costretti ad ammettere.
Ci auguriamo che non si debbano presentare quelle situazioni drammatiche che costringano le persone sul campo a dover scegliere e a mettere in campo quelle decisioni d’emergenza che nessuno di noi vorrebbe mai prendere.
Dott. Marco De Nardin