La distribuzione percentuale dei casi di Coronavirus sta iniziando a delinearsi in termini più precisi.
Quando abbiamo descritto i tre diversi quadri clinici tipici, ovvero i casi A, B, C, non eravamo in grado di stabilire le precise proporzioni di ciascuno dei pazienti.
Ad oggi invece pare delinearsi la tendenza, per quanto riguarda la popolazione italiana, ad una costanza del dato epidemiologico della quantità di pazienti critici, ovvero del tipo C. Dal momento che pare che i pazienti di tipo A, asintomatici, siano circa l’80%, in base alla quantità di tamponi effettuati, le percentuali si delineano all’incirca in questo modo:
coronavirus | |
Caso A | 80 |
Caso B | 10 |
Caso C | 10 |
La distribuzione è sbilanciata agli estremi, dato che ci sono molto pochi casi intermedi, di tipo B, ovvero sintomatologici, la maggior parte di casi asintomatici ma una grande quantità di casi CRITICI rispetto ad altre malattie analoghe.
Nei confronti di altre patologie virali, come per esempio l’influenza, c’è una grande differenza nella distribuzione del numero dei soggetti contagiati: infatti nel caso dell’influenza la maggior parte dei soggetti ricade nel tipo B, cioè tutti o quasi i pazienti presentano sintomi significativi ancorchè non così seri. La percentuale di soggetti critici durante un’influenza raramente supera lo 0,5% del totale degli infetti, mentre con questo virus il dato pare moltiplicarsi quasi fino a 20 volte.
influenza | |
19% | Caso A |
80% | Caso B |
1% | Caso C |
Dott. Marco De Nardin