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I disturbi dell’alimentazione sono un gruppo di condizioni patologiche che riguardano la relazione tra una persona e il cibo. I disturbi alimentari possono causare un’ampia gamma di sintomi fisici e psicologici con conseguenze serie sulla salute mentale e fisica: vediamoli nel dettaglio.
Cosa sono i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione?
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono così chiamati perché riguardano tutto lo spettro di comportamenti inerenti alla sfera dell’alimentazione.
Vengono comunemente chiamati Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo che compromette il normale funzionamento degli individui, unito ad una visione distorta del proprio corpo.
Classificazione dei disturbi alimentari
Fanno parte di questo gruppo i seguenti disturbi dell’alimentazione, i quali differiscono tra loro per decorso clinico, esito e modalità di trattamento:
- Anoressia nervosa: consiste nell’assunzione di una quantità di calorie inferiore al proprio fabbisogno, e porta a un peso corporeo eccessivamente basso. Tale disturbo è associato a una estrema paura di aumentare di peso e a una alterazione del modo in cui viene percepito il proprio corpo;
- Bulimia nervosa: ricorrenti episodi di abbuffata in cui l’individuo ha la sensazione di perdere il controllo, a cui seguono comportamenti compensatori quali vomito autoindotto, utilizzo di lassativi o diuretici, digiuno o attività fisica eccessiva;
- Disturbo da binge-eating: consiste in ricorrenti episodi di abbuffata in cui l’individuo ha la sensazione di perdere il controllo, a cui seguono un marcato disagio e disgusto verso se stessi, sensi di colpa e comportamenti depressivi per ciò che è stato fatto;
- Pica: consiste nell’ingestione di sostanze senza contenuto alimentare, non commestibili;
- Disturbo da Ruminazione: rigurgito ripetuto di cibo, non attribuibile a un’altra condizione medica;
- Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID): riguarda l’incapacità di soddisfare la propria necessità nutrizionale.
Quanto sono frequenti i disturbi del comportamento alimentare?
I disturbi del comportamento alimentare rappresentano un grave rischio per la popolazione giovane, in particolare nella fase di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, essendo questo un momento caratterizzato da molti cambiamenti fisici, biologici e comportamentali.
Il tasso di prevalenza di questi disturbi sulla popolazione generale varia a seconda della tipologia di DCA considerato:
- per quanto riguarda l’anoressia nervosa, essa colpisce approssimativamente lo 0.4% dei giovani, soprattutto di sesso femminile, e il tasso di mortalità si aggira intorno al 5% per decennio. Tra le cause che portano alla morte c’è la gravità della patologia stessa, che conduce spesso a complicazioni mediche, ma anche l’alta probabilità di rischio di suicidio;
- Una simile tendenza è seguita anche dalla bulimia nervosa, la cui percentuale di prevalenza si aggira tra l’1 e l’1,5% e colpisce anche in questo caso in misura maggiore individui di sesso femminile. Tale disturbo ha il suo picco nella tarda adolescenza e nella prima età adulta;
- Infine il disturbo da binge-eating, colpisce all’incirca l’1,6% della popolazione femminile, e lo 0,8% della popolazione maschile, risultando dunque molto meno asimmetrico a livello di genere rispetto ai disturbi precedentemente citati.
Quali sono le cause dei disturbi dell'alimentazione?
Fattori di rischio ambientali
Tra i principali fattori di rischio che concorrono allo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare troviamo innanzitutto fattori ambientali, quali:
- esperienze di abbandono;
- situazioni di vita stressanti;
- abusi fisici o sessuali;
- problema nella relazione madre-bambino;
- variabili socio-culturali, che determinano un modello corporeo da seguire. In particolare, può avvenire in determinati contesti lavorativi come ad esempio quello sportivo o quello inerente al mondo della moda.
Fattori biologici e genetici
Oltre a questi, sono da tenere in considerazione anche fattori biologici e genetici, quali ad esempio:
- la familiarità del disturbo;
- una precoce maturazione puberale;
- anomalie cerebrali.
Fattori comportamentali
Entrano in gioco anche fattori comportamentali, quali:
- la presenza di un disturbo d’ansia;
- tratti ossessivi nell’infanzia;
- una bassa autostima;
- sintomi depressivi.
L’esordio di questi disturbi avviene principalmente durante l’infanzia e l’adolescenza, compromettendo spesso lo sviluppo fisico e psicologico dei soggetti; tuttavia, non è da escluderne la diffusione anche in età adulta. In quest’ultimo caso, i disturbi di comportamento alimentare sono spesso associati a disabilità intellettiva o ad altri disturbi mentali.
Diagnosi dei disturbi alimentari
La diagnosi di disturbo del comportamento alimentare viene posta dal clinico sulla base di diversi fattori:
- in primo luogo, i sintomi riportati dai pazienti (o da altri professionisti che il soggetto ha precedentemente incontrato), i quali vengono associati a precisi criteri diagnostici tipici di ogni disturbo di questa categoria;
- in secondo luogo, è importante prestare attenzione particolare alla diagnosi differenziale, ovvero alla distinzione tra il disturbo osservato nel paziente e gli altri disturbi con simili sintomatologie.
Non tutti i disturbi alimentari infatti hanno la stessa modalità di trattamento, ed è bene distinguere sin da subito la modalità di cura adatta per ogni singolo caso.
Tra i sintomi diagnostici più frequenti troviamo:
- malnutrizione;
- basso peso;
- ritardo nella crescita nel caso di bambini o adolescenti;
- amenorrea (ovvero scomparsa del ciclo mestruale);
- erosione dello smalto dentale;
- colorito giallastro;
- osteoporosi e problemi ossei (con conseguente aumento del rischio di fratture);
- aritmie cardiache;
- disidratazione.
Queste patologie inoltre possono comportare anche un’alterazione delle funzioni cognitive dovute alla perdita di peso, come ad esempio una maggiore difficoltà nel prendere decisioni e nell’adattarsi a nuove regole, alterazioni del volume cerebrale e interferenze con il neuro-sviluppo. Tutte queste difficoltà possono però essere compensate nuovamente con l’aumento del peso.
Disturbi dell'alimentazione: quali sono i rimedi?
Il trattamento di questi disturbi va valutato da un team di professionisti sulla base del decorso della malattia nel singolo paziente. Nella totalità dei casi è necessario affidarsi a diversi professionisti, i quali collaborano tra loro alla cura della patologia in essere: psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, nutrizionisti e dietologi, pediatri.
Partendo da un incontro iniziale con il paziente (e/o con la famiglia in caso di minori), attraverso colloqui, interviste e questionari lo specialista richiede alcune informazioni circa i sintomi del disturbo di cui si è fatta esperienza, la storia personale e quella familiare, così da poter iniziare a costruire un solido rapporto terapeutico sulla base del quadro clinico generale che emerge; successivamente, verrà costruito un adeguato piano nutrizionale da portare avanti in concomitanza a una terapia psicologica.
Nei casi particolarmente gravi, ad esempio quando è a rischio la vita del paziente, si procederà al ricovero ospedaliero e a un trattamento medico attraverso la somministrazione di farmaci che permettono di agire sia contro sintomi fisici, come la disidratazione e la malnutrizione (spesso presenti soprattutto nei casi di anoressia nervosa), sia contro eventuali disturbi mentali, quali il disturbo depressivo e il disturbo d’ansia.
Conclusioni
I disturbi del comportamento alimentare investono un’importante fetta di popolazione, pertanto non bisogna sottovalutare i sintomi che li caratterizzano sia nei bambini e adolescenti, sia negli adulti.
Nel momento in cui se ne riconoscono i segnali di disagio è importante rivolgersi il prima possibile a professionisti qualificati per essere aiutati e adeguatamente curati attraverso la terapia più opportuna.
Bibliografia: fonti e note
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014. Mairs R, Nicholls D. Arch Dis Child (2016); 101:1168-1175.