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Il disturbo borderline di personalità (spesso abbreviato con la sigla “DBP“) è un disturbo mentale che si caratterizza per la presenza di pensieri e comportamenti intensi e instabili.
Come gran parte delle patologie mentali, può causare problemi significativi nella vita quotidiana, nelle relazioni interpersonali e nella capacità di funzionare in ambito sociale e lavorativo.
In questo articolo ne analizzeremo le caratteristiche, le cause e le possibili terapie.
Quanto è frequente il disturbo borderline? Epidemiologia
Il disturbo borderline è una condizione relativamente comune. Secondo l’American Psychiatric Association, la prevalenza del disturbo nella popolazione generale è stimata tra l’1,6% e il 5,9%, principalmente nelle donne rispetto agli uomini.
Si manifesta solitamente nell’adolescenza o nella prima età adulta, ma la diagnosi può rivelarsi difficile e richiedere diversi anni per essere confermata. È più comune tra coloro che hanno subito traumi infantili, come abusi, abbandono o separazione.
Questa particolare condizione può essere anche associata ad altri disturbi mentali, come depressione, ansia, disturbi alimentari e disturbo bipolare.
Quali sono le cause del disturbo borderline di personalità? Eziologia
Le cause del disturbo borderline possono essere molteplici e legate spesso a esperienze che hanno avuto un impatto considerevole sulla psiche dell’individuo. Tuttavia possono dipendere anche da fattori fisiologici o correlati alla genetica.
Di seguito sono riportate le cause più frequenti di DBP.
Traumi e abusi
Il ruolo dei traumi e degli abusi nell’eziologia del disturbo borderline di personalità è stato ampiamente studiato e documentato: abusi fisici, sessuali ed emotivi, oppure abbandono o separazione dai genitori, possono influire sulla personalità e sullo sviluppo emotivo e comportamentale di un individuo, in particolare durante l’infanzia e l’adolescenza.
La ricerca ha dimostrato che le persone con DBP hanno alte probabilità di aver subito traumi o abusi durante le fasi della crescita rispetto alla popolazione generale. Inoltre la gravità dei sintomi sembra essere correlata alla gravità dei traumi subiti.
Uno dei modi in cui i traumi e gli abusi possono influire sull’individuo è attraverso la disfunzione del sistema di regolazione emotiva. Le persone con disturbo borderline spesso lottano per regolare le proprie emozioni, il che può portare a sbalzi d’umore, impulsività e comportamenti auto-distruttivi.
Inoltre i traumi possono influire sulla formazione di una scarsa autostima e fiducia in se stessi, andando a compromettere lo sviluppo di relazioni interpersonali sane.
Fattori genetici
Anche se non costituiscono l’unica causa del disturbo borderline, la ricerca ha dimostrato che i fattori genetici possono avere un ruolo significativo nel suo sviluppo.
Ad esempio uno studio ha rilevato che la concordanza per il DBP era del 35% per i gemelli monozigoti (i quali condividono l’intero patrimonio genetico) e del 7% per i gemelli dizigoti (che ne condividono solo la metà).
Alcuni geni possono essere associati al rischio di sviluppare il disturbo. In particolare una variante del gene serotoninergico 5-HTT sembra influenzare la regolazione emotiva e il comportamento impulsivo, due sintomi chiave del DBP.
Tuttavia la genetica da sola non può spiegare completamente la complessità del disturbo e la sua eterogeneità sintomatologica.
Differenze cerebrali
Le differenze cerebrali sono state indicate come uno dei fattori potenzialmente implicati nell’eziologia del disturbo borderline di personalità. Alcune delle aree cerebrali che sembrano essere associate ad esso includono:
- L’amigdala: una piccola struttura a forma di mandorla situata nella parte inferiore del cervello che svolge un ruolo importante nella regolazione emotiva e nella risposta al pericolo. Le persone con disturbo borderline possono avere una maggiore attività dell’amigdala in risposta a stimoli negativi rispetto a persone sane.
- Il sistema limbico: comprende l’amigdala e altre strutture cerebrali. È coinvolto nella regolazione delle emozioni, dell’apprendimento e della memoria. Gli studi hanno suggerito che potrebbe essere iperattivo nelle persone con DBP, il che potrebbe contribuire ai sintomi di impulsività, irritabilità e difficoltà nella regolazione emotiva.
- La corteccia prefrontale: si tratta di una regione cerebrale coinvolta nella pianificazione, nella presa di decisioni e nella regolazione del comportamento sociale. Alcune ricerche suggeriscono che le persone con disturbo borderline potrebbero avere una ridotta attività della corteccia prefrontale durante le attività cognitive e decisionali, il che influirebbe sulla capacità di regolare il comportamento impulsivo.
- Il sistema di ricompensa: coinvolto nella regolazione della motivazione, della gratificazione e della dipendenza. Potrebbe essere alterato e manifestare una maggiore attivazione nelle persone con DBP in risposta a stimoli gratificanti.
Altri fattori di rischio
Oltre a traumi e abusi, ai fattori genetici e alle differenze cerebrali, esistono anche altri fattori di rischio che possono contribuire all’insorgenza del disturbo borderline di personalità.
Uno di questi è rappresentato dalle esperienze di vita, in particolare quelle legate all’infanzia e all’adolescenza. Ad esempio le persone con DBP potrebbero aver subito abbandono e trascuratezza durante le fasi della crescita.
Inoltre gli episodi stressanti, come la perdita di una persona cara, un evento traumatico o il fallimento di una relazione, potrebbero essere associati allo sviluppo del disturbo.
Altri fattori di rischio includono la predisposizione a manifestare comportamenti impulsivi, aggressivi o antisociali, nonché la presenza di altri disturbi psicologici o psichiatrici, come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), il disturbo bipolare o il disturbo depressivo maggiore.
Alcune ricerche rilevano anche una correlazione tra l’abuso di sostanze e un aumentato rischio di sviluppare il disturbo borderline.
È importante sottolineare che questi fattori di rischio non sono necessariamente sufficienti per causare questa patologia e che la loro presenza può interagire con fattori protettivi, come un ambiente familiare stabile o una rete di supporto sociale solida.
Quali sono i sintomi del disturbo borderline? Sintomatologia
Il disturbo borderline è caratterizzato dalla presenza di sintomi che riguardano diversi aspetti della vita della persona, come le relazioni interpersonali, l’identità personale, le emozioni e il comportamento. Tra i principali possiamo citare:
- Instabilità emotiva: si sperimentano emozioni intense e incontrollabili, che possono cambiare rapidamente e senza apparente motivo. Queste emozioni possono essere accompagnate da reazioni impulsive e comportamenti autodistruttivi, come l’autolesionismo o il consumo di droghe.
- Difficoltà nelle relazioni interpersonali: si riscontra molta difficoltà a mantenere relazioni interpersonali stabili e soddisfacenti, a causa di una tendenza a idealizzare o svalutare gli altri, a sperimentare paura dell’abbandono o a essere molto sensibili alle critiche.
- Instabilità dell’immagine di sé: si ha difficoltà a definire una propria identità, a causa di una percezione di sé mutevole o incerta. Questa instabilità può manifestarsi in modo evidente in situazioni di stress o di conflitto.
- Comportamenti impulsivi: si manifesta una tendenza ai comportamenti impulsivi, come spesa compulsiva, rapporti sessuali promiscui o gioco d’azzardo.
- Sensazione di vuoto interiore: si sperimenta una sensazione di vuoto, come se mancasse qualcosa di fondamentale per provare appagamento o soddisfazione.
- Ideazione suicidaria: si pensa in modo ricorrente alla morte, al suicidio o all’autolesionismo. Questi pensieri possono essere accompagnati da comportamenti autolesionistici o tentativi di suicidio.
- Reazioni di rabbia o aggressività: si ha la tendenza a reagire in modo estremo a situazioni di stress o di conflitto, mostrando comportamenti aggressivi.
Questi sintomi possono manifestarsi in modo diverso da persona a persona, e la loro gravità può variare nel tempo. Inoltre la diagnosi del disturbo borderline richiede la presenza di almeno cinque di questi sintomi, associati a una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o personale.
Comorbilità
Per “comorbilità” si intende la presenza di due o più disturbi psicologici in una stessa persona. Nel caso di disturbo borderline, la comorbilità è molto comune e può influire sulla sua sintomatologia, rendendo la diagnosi e il trattamento più complessi.
Alcune delle condizioni psicologiche che possono essere associate a questa patologia sono:
- Disturbo d’ansia: le persone con disturbo borderline possono sperimentare elevati livelli di ansia che si manifestano in modi diversi, come attacchi di panico, fobie specifiche o disturbo ossessivo-compulsivo.
- Disturbi dell’umore: la depressione e il disturbo bipolare possono essere comorbidità frequenti del DBP. In questi casi i pazienti possono sperimentare sintomi di umore depresso, perdita di interesse e piacere per le attività, difficoltà a dormire o a concentrarsi.
- Disturbi alimentari: la bulimia e l’anoressia possono essere associate al disturbo borderline, poiché entrambe le patologie riguardano la relazione problematica con il cibo e il peso corporeo.
- Disturbi da abuso di sostanze: l’abuso di sostanze può rappresentare una forma di auto-trattamento per individui affetti da disturbo borderline come tentativo di alleviare l’ansia o le emozioni negative.
Diagnosi del disturbo borderline di personalità
La diagnosi per il disturbo borderline di personalità è strutturata in una serie di fasi volte a raccogliere informazioni sulla salute generale del paziente e valutare i sintomi, attenendosi a specifici criteri clinici. Normalmente è svolta da un professionista sanitario specializzato in psichiatria o psicologia.
Di seguito è spiegato in cosa consistono i passaggi della visita psicologica e come si giunge a una diagnosi finale.
Anamnesi
Durante la visita il professionista della salute mentale cercherà di raccogliere informazioni su vari aspetti della vita del paziente, tra cui:
- Storia familiare: per sapere se si sono verificati casi di disturbi mentali o comportamentali in famiglia, abuso di sostanze o traumi. Inoltre il professionista può cercare di comprendere quale sia la relazione del paziente con i membri della famiglia e le dinamiche familiari.
- La storia medica: per avere informazioni sulla salute fisica del paziente, come eventuali problemi di salute o malattie croniche.
- Storia psicologica: per capire eventuali problemi di salute mentale che il paziente ha sperimentato in passato, come disturbi d’ansia, depressione o problemi di comportamento.
- Educazione e lavoro: per avere un quadro del livello di istruzione del paziente, le esperienze di lavoro e le eventuali difficoltà in questi ambiti.
- Storia dei rapporti interpersonali: per comprendere le dinamiche interpersonali del paziente, come le amicizie, le relazioni romantiche o i rapporti sociali.
- Storia del trattamento: per avere una panoramica sui precedenti trattamenti a cui il paziente ha partecipato e la loro efficacia.
La raccolta di queste informazioni può aiutare il professionista a comprendere meglio il paziente, la sua storia e i fattori di rischio che possono portare a sviluppare il disturbo.
Criteri clinici di diagnosi del disturbo di personalità borderline
- Sforzi frenetici per evitare il reale o immaginato abbandono: può includere comportamenti ossessivi, come implorare insistentemente gli altri per evitare di essere abbandonati.
- Schema di relazioni interpersonali instabili e intense: caratterizzato da un’alternanza di idealizzazione e svalutazione. Ciò significa che la persona con DBP può idealizzare intensamente una persona in un momento e svalutarla altrettanto intensamente in un altro.
- Disturbi dell’identità: si caratterizzano per l’instabilità marcata e persistente dell’immagine o del concetto di sé. Può manifestarsi come confusione riguardo a identità, valori e obiettivi nella vita.
- Impulsività: l’individuo deve manifestare comportamenti impulsivi in almeno due aree potenzialmente dannose per se stesso. Ad esempio: abuso di sostanze, gioco d’azzardo, guidare spericolatamente, binge eating e altro.
- Comportamenti suicidari ricorrenti: gesti o minacce di suicidio e automutilazioni.
- Instabilità affettiva: episodi di intensa irritabilità, ansia o depressione che possono durare poche ore o alcuni giorni.
- Sentimenti cronici di vuoto.
- Rabbia: reazioni incontrollabili o inappropriate.
- Ideazione paranoide transitoria: correlata a stress o sintomi dissociativi gravi.
Diagnosi differenziale del disturbo borderline
La diagnosi differenziale in caso di disturbo borderline può essere complessa, poiché molti dei sintomi ad esso associati sono anche presenti in altre patologie mentali. Di seguito ne sono riportate alcune:
- Disturbo bipolare: caratterizzato da periodi di umore elevato, alternati a periodi di umore depresso. Molti pazienti con DBP possono anche presentare variazioni dell’umore, ma queste sono generalmente meno estreme e meno prevedibili rispetto al disturbo bipolare.
- Disturbo da stress post-traumatico: può svilupparsi in seguito a un’esperienza traumatica. I sintomi includono flashback, evitamento di stimoli associati al trauma e ipervigilanza. Tuttavia tendono a essere più specifici rispetto a quelli del disturbo borderline.
- Disturbo da uso di sostanze: l’abuso di sostanze può causare effetti come impulsività, irritabilità e instabilità emotiva. Tuttavia migliorano quando l’uso della sostanza viene interrotto.
- Disturbo narcisistico di personalità: caratterizzato da un’eccessiva ammirazione per se stessi, una mancanza di empatia per gli altri e una tendenza a sfruttarli per ottenere il proprio successo. Molti pazienti con DBP possono presentare un comportamento narcisistico, ma questo è spesso legato a una bassa autostima e a un senso di vuoto interiore.
- Disturbo istrionico di personalità: caratterizzato da un bisogno eccessivo di attenzione e approvazione, un comportamento drammatico e un’emozionalità esagerata. Nei pazienti con DBP questi comportamenti sono spesso legati alla paura dell’abbandono e alla difficoltà nel regolare le proprie emozioni.
Trattamenti per il disturbo borderline
Esistono diversi tipi di terapia utili ad affrontare i sintomi più intensi del disturbo borderline, sia di natura psicologica che farmacologica. A seconda della gravità del disturbo, lo psichiatra valuterà come agire nel modo più appropriato alle esigenze del paziente.
Tipi di psicoterapia per il disturbo borderline di personalità
Psicoterapia dialettico-comportamentale
La psicoterapia dialettico-comportamentale (DBT) è una forma di psicoterapia che si concentra sulle emozioni, sui comportamenti disfunzionali e sulla regolazione dell’umore. Si basa sulla teoria che molte persone con disturbo borderline abbiano difficoltà nel regolare le emozioni e nel gestire lo stress, il che porta a comportamenti impulsivi e autolesionistici. La terapia ha lo scopo di aiutare i pazienti a sviluppare abilità per sopperire a questi episodi.
Il trattamento consiste in un approccio integrato che combina tecniche di mindfulness, di regolazione delle emozioni, di risoluzione dei problemi e di comportamento dialettico. I pazienti imparano a riconoscere le proprie emozioni e a gestirle in modo efficace tramite la meditazione e la respirazione.
Questo tipo di terapia si svolge in gruppo o in forma individuale. Durante le sedute i pazienti lavorano insieme a un terapeuta per individuare i propri obiettivi di terapia e sviluppare un piano di trattamento personalizzato. Inoltre il terapeuta offre supporto emotivo e guida i pazienti attraverso le sfide che possono incontrare durante il processo di guarigione.
Psicoterapia psicodinamica
La psicoterapia psicodinamica si basa sulla teoria psicoanalitica, a cui unisce i principi della psicologia dinamica. Si concentra sulla comprensione dei modelli inconsapevoli di pensiero e comportamento, così come sui conflitti interni e sulle emozioni recondite che possono influire sulla salute mentale del paziente.
Il cardine della terapia è la relazione terapeutica, in cui il terapeuta aiuta il paziente a esplorare il suo mondo interno, a riconoscere i modelli di pensiero e di comportamento disfunzionali e a lavorare per superarli. Questo processo richiede tempo e dedizione, poiché il paziente deve imparare a essere consapevole dei suoi processi interni e ad accettare e gestire le emozioni difficili.
Chi si occupa della terapia deve fornire un ambiente sicuro e accogliente, in cui il paziente può esplorare i suoi pensieri e sentimenti più profondi senza essere giudicato o criticato. Il terapeuta può anche utilizzare tecniche come la libera associazione, che incoraggia il paziente a dire tutto ciò che gli viene in mente, senza cercare di razionalizzare o controllare i suoi pensieri.
Terapia cognitivo-comportamentale
La terapia cognitivo-comportamentale è un approccio terapeutico che si concentra sui pensieri e i comportamenti che causano problemi ai pazienti, con l’obiettivo di modificare i pensieri disfunzionali.
Nel caso di disturbo borderline, la terapia si focalizza sulla comprensione e sulla gestione delle emozioni instabili che caratterizzano questa patologia: il terapeuta aiuta il paziente a cambiare i modelli di pensiero e comportamento che contribuiscono ai sintomi.
Questa terapia può includere diverse tecniche, tra cui:
- identificazione e correzione di distorsioni cognitive;
- valutazione delle conseguenze dei comportamenti;
- pianificazione e pratica di nuovi comportamenti;
- desensibilizzazione sistemica per affrontare fobie o paure specifiche.
A seconda della gravità del disturbo e delle preferenze del paziente, la durata può variare da poche settimane a diversi mesi o anni.
È considerata un trattamento efficace per il disturbo borderline, sebbene possa essere necessaria la terapia a lungo termine per mantenere i risultati ottenuti.
Psicoterapia interpersonale
La psicoterapia interpersonale è una forma di psicoterapia breve focalizzata sui rapporti interpersonali. Si fonda sull’idea che i problemi psicologici sorgono spesso da problemi nelle relazioni; pertanto l’obiettivo è quello di migliorarle.
Il terapeuta lavora con il paziente per identificare i problemi e sviluppare strategie per risolverli.
Esistono quattro aree di intervento nella terapia:
- Lutto: si concentra sull’affrontare la perdita di una persona cara o di qualcosa che ha un grande valore personale.
- Transizione di ruolo: viene posta l’attenzione sui cambiamenti di vita importanti, come il passaggio dall’adolescenza all’età adulta o il pensionamento.
- Conflitto interpersonale: si basa sulla risoluzione di conflitti interpersonali significativi, come quelli che si verificano all’interno della famiglia o sul lavoro.
- Deficit di abilità sociali: assiste il paziente nello sviluppo di abilità sociali per migliorare la comunicazione e le relazioni interpersonali.
Questa terapia è di solito a breve termine, con una durata compresa tra 12 e 16 settimane.
Psicoterapia basata sulla mentalizzazione
La terapia basata sulla mentalizzazione ha come fine lo sviluppo della capacità di mentalizzazione, ovvero l’abilità di comprendere e interpretare i propri pensieri e quelli degli altri. Il paziente dovrà quindi usare queste interpretazioni per guidare il proprio comportamento.
Questa terapia si basa sulla teoria che i disturbi psicologici siano causati da difficoltà nella capacità di mentalizzazione, e prevede una combinazione di esercizi pratici, discussione e analisi dell’esperienza del paziente, al fine sviluppare tali capacità.
Richiede un impegno a lungo termine per ottenere risultati duraturi.
Farmaci per il disturbo borderline di personalità
La terapia farmacologica può essere utilizzata come parte integrante del trattamento per il disturbo borderline. Tuttavia i farmaci non sono il trattamento principale e non possono sostituire la psicoterapia.
Il trattamento farmacologico va associato a una psicoterapia appropriata e a un supporto psicologico continuo per garantire risultati efficaci.
Gli psicofarmaci utilizzati per il trattamento del DBP sono principalmente:
- antidepressivi: riducono i sintomi di ansia e depressione, fungendo da inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SSRI e SNRI);
- stabilizzatori dell’umore: regolano l’umore e riducono l’impulsività e l’aggressività; tra questi troviamo il litio e il valproato;
- antipsicotici: utilizzati per trattare i sintomi psicotici e l’instabilità emotiva estrema; tuttavia possono causare diversi effetti collaterali.
Altri trattamenti per il disturbo borderline
Oltre alla terapia psicologica e farmacologica, esistono altri trattamenti per il disturbo borderline di personalità:
- Terapia di gruppo: fornisce un ambiente sicuro e di supporto dove i pazienti possono interagire e imparare dagli altri.
- La terapia basata sulla consapevolezza: nota anche come “mindfulness“, aiuta i pazienti a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, a ridurre lo stress e l’ansia.
- Terapia basata sulla schematizzazione: aiuta i pazienti a identificare e cambiare i propri schemi mentali negativi e a svilupparne altri più adattivi.
- La terapia dell’arte: aiuta i pazienti a esprimere le proprie emozioni in modo creativo e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé.
- Terapia assistita degli animali: coinvolge l’interazione con animali come cani o cavalli e può aiutare i pazienti a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, a ridurre lo stress e a migliorare la regolazione delle emozioni.
- EMDR come tecnica di elezione del trattamento degli episodi traumatici che hanno contribuito allo sviluppo della personalità Borderline.
- Tecniche di Respiro consapevole: per dare strumenti immediati di autoregolazione emotiva tramite il controllo del respiro. Inoltre le tecniche di respirazione potenziano qualsiasi approccio terapeutico seguito.
Conclusioni
Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato dalla presenza di pensieri e comportamenti instabili. La diagnosi precoce e l’accesso a trattamenti efficaci sono cruciali per migliorare la qualità della vita delle persone affette da questa patologia.
Sensibilizzare il pubblico sui segni e i sintomi del DBP e sulla necessità di un trattamento tempestivo e adeguato può aiutare a ridurre lo stigma associato al disturbo e ad aumentare la consapevolezza sui servizi disponibili per le persone che ne soffrono.
Bibliografia: fonti e note