Il dito a scatto – Tenosinoviti stenosanti
Che cos’è il dito a scatto?
Il dito a scatto è una patologia che colpisce le guaine sinoviali attorno ai tendini dei muscoli flessori delle dita e ne determina un’alterazione nella fluidità dei movimenti.
Il dito sofferente perde la capacità di flettersi ed estendersi correttamente, pertanto si muove a ‘’scatti’’, provocando dolore. Generalmente, i pazienti trovano sollievo mantenendo il dito piegato, in una posizione simile a quella che si assume per premere un grilletto.
In medicina questa condizione rientra tra le cosiddette “tenosinoviti stenosanti”.
Le tenosinoviti della mano
La tenosinovite della mano è un’infiammazione a carico della membrana sinoviale che riveste internamente la guaina dei tendini. Questo processo flogistico determina dolore, difficoltà nei movimenti e, in alcuni casi, tumefazioni apprezzabili dall’esterno.
Attualmente si distinguono due forme distinte di tenosinovite:
- La tenosinovite proliferativa: i tessuti coinvolti subiscono una graduale erosione che, nei casi più gravi, può determinare la rottura totale del tendine interessato;
- La tenosinovite stenosante: caratterizzata da un restringimento patologico dei canali osteo-membranosi in cui decorre ciascun tendine. Appartengono a questa categoria il dito a scatto e la malattia di De Quervain.
Il ruolo fisiologico delle strutture coinvolte
Per comprendere appieno la fisiopatologia del dito a scatto è necessario chiarire il ruolo di ciascuna delle strutture che possono essere colpite, direttamente o indirettamente, dal processo patologico.
La mano è l’organo attraverso cui è possibile eseguire una moltitudine di azioni elaborate. La qualità e la precisione dei movimenti, però, richiede la cooperazione di numerose strutture anatomiche, ognuna delle quali svolge un preciso compito.
Le più importanti tra queste sono:
- I muscoli: sono costituiti da un insieme di fibre muscolari che, contraendosi simultaneamente, consentono il movimento delle componenti articolari. Nel dito a scatto vengono coinvolti i muscoli flessori che piegano le falangi verso il palmo della mano
- I tendini: rappresentano le terminazioni di natura fibrosa attraverso cui i muscoli si inseriscono sulle ossa
- La membrana o guaina sinoviale: è un tessuto connettivo fibroso che avvolge e protegge le superfici articolari ossee e cartilaginee, i tendini e i legamenti. Risulta fondamentale per la riduzione dell’attrito che si genera a seguito di ogni movimento
- Il liquido sinoviale: è un fluido bianco prodotto dalla guaina sinoviale che lubrifica e nutre gli elementi che costituiscono l’articolazione
- Le pulegge: sono legamenti, ovvero dei robusti cordoni connettivali, che mantengono i tendini dei muscoli flessori vicino alle ossa delle falangi, aumentando l’efficacia della contrazione.
Perché si genera lo scatto nel dito? La fisiopatologia
Il dito a scatto è causato da un’infiammazione che colpisce la guaina sinoviale che riveste i tendini dei muscoli flessori della mano. La patologia si manifesta più frequentemente nel pollice e nell’anulare ma, con minore incidenza, può verificarsi anche nelle altre dita.
L’infiammazione della sinovia provoca un aumento del volume e della viscosità del liquido sinoviale. Per questo motivo, il canale osteo-membranoso del dito affetto, in cui decorre il tendine, si restringe, causando delle limitazioni nei movimenti.
In medicina il restringimento patologico delle strutture anatomiche tubulari è definito stenosi (ecco spiegato il motivo per cui questo tipo di tenosinovite è detta “stenosante”).
La riduzione dello spazio, causando maggiori attriti durante l’esecuzione dei movimenti, è responsabile della dilatazione e dell’infiammazione dei tendini.
Il tendine sofferente diviene nodulare e, per questo, il passaggio del tendine all’interno del suo canale diviene sempre più difficile e doloroso. Lo scatto è la naturale conseguenza di tale meccanismo fisiopatologico, poiché il tendine non è più in grado di scorrere in modo armonioso e graduale.
Dito a scatto: fattori di rischio
La letteratura medica indica chiaramente la presenza di fattori di rischio che rendono alcuni pazienti maggiormente esposti allo sviluppo del dito a scatto.
I più importanti fattori di rischio sono:
- Lavori ed attività ripetitive: alcuni hobby o lavori manuali necessitano di movimenti di presa ripetuti. In particolar modo, i lavoratori più colpiti sono gli operai, gli agricoltori e i musicisti
- Malattie concomitanti: le persone affette da artrosi, ipotiroidismo, artrite reumatoide e diabete hanno una probabilità maggiore di soffrire di tenosinovite stenosante
- Età: generalmente la patologia si manifesta negli individui con un età compresa tra i 40 e i 60 anni
- Sesso: il disturbo è più frequente nelle donne.
Classificazione del dito a scatto
La classificazione di Wolfe valuta il dito a scatto in base all’evoluzione clinica, secondo il seguente schema:
- Grado I: il paziente riferisce dolore senza un effettivo riscontro dello scatto all’esame obiettivo
- Grado II: il dito affetto presenta lo scatto; l’estensione autonoma del dito è ancora possibile
- Grado III: la falange coinvolta mostra lo scatto e può essere estesa solo con l’intervento dell’altra mano
- Grado IV: vi è in uno stato di retrazione irriducibile, in cui il dito resta perennemente piegato.
Sintomi del dito a scatto
I sintomi associati al dito a scatto più frequenti sono:
- Dolore in corrispondenza del dito e del palmo della mano
- Sensazione di scatto nell’esecuzione dei movimenti di estensione e flessione del dito
- Rigidità e gonfiore del dito affetto (soprattutto al risveglio).
Come si effettua la diagnosi?
La diagnosi del dito a scatto è prettamente clinica e viene effettuata nel corso di una visita ortopedica. Pertanto, il medico può formulare la diagnosi basandosi sia sui dati clinici acquisiti dal paziente (anamnesi) e sia dall’esame obiettivo.
All’esame obiettivo l’ortopedico verifica:
- Le zone dolenti, attraverso la palpazione della mano sofferente
- La fluidità delle articolazioni nei movimenti di flessione ed estensione delle dita
- L’eventuale presenza di elementi nodulari
La terapia medica del dito a scatto
Le forme più lievi possono essere trattate con la terapia medica. Generalmente, se il dolore non regredisce spontaneamente, è opportuno applicare un tutore apposito (splint) durante le ore notturne. L’obiettivo è quello di minimizzare il numero di movimenti e di ridurre gli attriti annessi che acuiscono il processo flogistico.
Per contrastare l’infiammazione e il dolore ci si avvale dei farmaci antinfiammatori e antidolorifici. Qualora il paziente non mostrasse dei miglioramenti si può ricorrere anche alle infiltrazioni nella guaina tendinea di corticosteroidi, particolarmente utili nelle fasi acute della patologia.
La terapia chirurgica nel dito a scatto
Nelle forme più severe del dito a scatto è necessario applicare una terapia chirurgica mirata. L’obiettivo è quello di rimodellare le strutture anatomiche alterate dalla persistenza del processo infiammatorio.
Pertanto, i principali bersagli sono le pulegge e i tendini. Le pulegge vengono incise e ridefinite in modo da ridurre la stenosi del canale osteo-membranoso che accoglie i tendini. Quest’ultimi, attraverso una tecnica chirurgica chiamata tenolisi dei flessori, vengono liberati dai tessuti in eccesso che ne limitano i movimenti.
Dott. Nicola Bizzotto, ortopedico
Fonti e note:
- Jeanmonod R, Harberger S, Waseem M. Trigger Finger. 2021 Nov 7. In: StatPearls
- Cleveland Clinic – Trigger finger & trigger thumb