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In questo articolo parleremo dell’endometriosi, una malattia infiammatoria cronica che colpisce duramente la popolazione femminile. Questa malattia è stata riconosciuta già da molti anni, ed è molto frequente nella popolazione con effetti anche gravi sulla salute. Tuttavia la sua diagnosi tempestiva rimane ancora difficoltosa.
Per capire l'endometriosi, ripassiamo il ciclo uterino
La vita riproduttiva della donna segue un ritmo cadenzato all’incirca mensile, finalizzato a prepararla ad un’eventuale gravidanza. Questo ciclo è governato dagli ormoni che hanno l’importante compito di sincronizzare le attività delle ovaie con quella dell’utero.
Infatti, da un lato le ovaie devono produrre una cellula-uovo che, in caso venga fecondata da uno spermatozoo, darà origine ad un embrione. Dall’altro, l’endometrio, il rivestimento interno dell’utero, deve farsi trovare pronto per ricevere il potenziale embrione in una sede nutritiva e accogliente, che possa sostenere il suo sviluppo dalla prima fase fino alla fine della gravidanza.
Come avviene la preparazione mensile dell’utero per un’eventuale gravidanza?
Ogni mese l’endometrio è esposto alle fluttuazioni caratteristiche degli ormoni ovarici. Nella prima fase, precedente all’ovulazione, gli estrogeni ordinano all’endometrio di proliferare, accrescendo la propria dimensione e il proprio apporto di sangue.
Nella seconda fase, successiva all’ovulazione, l’ormone principale diventa il progesterone, che mantiene e stabilizza l’endometrio arricchendolo di zuccheri e rendendolo accogliente per l’eventuale arrivo dell’embrione.
Quando la gravidanza non si verifica il livello di progesterone cala drasticamente, indicando all’endometrio di sfaldarsi perché possa essere eliminato tramite il canale vaginale, determinando la mestruazione. Dopo la mestruazione i livelli di estrogeno aumentano nuovamente, ricominciando il ciclo di rinnovo dell’endometrio dal principio, in maniera che ogni mese questo tessuto sia fresco per accogliere l’eventuale embrione.
Che cos’è l’endometriosi?
L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata dalla presenza dell’endometrio, il tessuto che abbiamo visto rivestire l’interno dell’utero, al di fuori della sua sede normale (ectopico).
Fisiopatologia dell'endometriosi
Nell’endometriosi le cellule di endometrio sono presenti non solo nell’utero, ma anche in altri organi, specialmente nella cavità peritoneale: nella parte muscolare dell’utero, nelle ovaie, nelle tube di Falloppio, nella vescica, nell’intestino e persino in sedi lontane come nei polmoni.
Il problema è che le cellule di endometrio, cosiddette ectopiche, rimangono ricettive agli ormoni come le loro gemelle all’interno dell’utero, e quindi seguono gli stessi cambiamenti morfologici e funzionali ciclici indotti dagli ormoni femminili, soprattutto quelli dovuti all’aumento degli estrogeni. Come l’endometrio durante il ciclo ovarico, queste cellule cresceranno di dimensione e si arricchiranno di sostanze nutritive e vasi sanguigni, per poi sfaldarsi come in vista delle mestruazioni al calare del progesterone.
Il sangue ed i tessuti di scarto, una volta terminato il ciclo, non trovano lo sfogo del canale vaginale e quindi questo materiale rimane intrappolato all’interno del corpo determinando una forte infiammazione.
L’infiammazione, se ingiustificata come in questo caso, costituisce un pericolo, poiché danneggia fortemente i tessuti circostanti. Se poi questa infiammazione si ripete mensilmente, in maniera potente e per molti anni, ecco comparire una patologia cronica che causa numerosi sintomi invalidanti: forti dolori, adesioni provocate dalla presenza di tessuto cicatriziale che collega diversi organi, fino all’infertilità.
Quanto è frequente? Epidemiologia dell'endometriosi
Secondo il Ministero della Salute, si stima che in Italia l’endometriosi interessi il 10-15% delle donne in età riproduttiva (circa 3 milioni). Nel mondo si stima che ne soffrano 176 milioni.
Quali sono le cause? Eziologia dell'endometriosi
La causa dell’endometriosi è al momento sconosciuta. La teoria più accreditata, seppur non verificata, è quella della mestruazione retrograda. Abbiamo visto come nella fase mestruale l’endometrio si sfaldi e le contrazioni uterine inducano il materiale di scarto, sangue e tessuto, ad uscire tramite il canale vaginale. Alcune cellule endometriali però potrebbero non prendere la giusta via d’uscita ed uscire invece dalle tube di Falloppio nella cavità addominale. Da lì poi si possono diffondere in aree non convenzionali.
Sintomi di endometriosi: quando è necessario allarmarsi? Anamnesi
Le donne affette da endometriosi spesso lamentano sintomi che riducono drasticamente la qualità della loro vita.
Il dolore forte, definito come un dolore che impedisce le normali attività quotidiane a meno che non si prendano antidolorifici, è uno dei sintomi principali della malattia, e può manifestarsi in diverse sedi a seconda della localizzazione dell’endometrio ectopico.
- Mestruazioni dolorose (dismenorrea) – 80% dei casi. Un sintomo molto importante e tra i più predittivi dell’endometriosi.
- Dolore pelvico cronico, anche non durante le mestruazioni.
- Dolore durante i rapporti sessuali, soprattutto in profondità (dispareunia profonda) – 30% dei casi.
- Defecazione dolorosa durante il periodo mestruale (dischezia) – 10-20% dei casi.
- Minzione dolorosa (disuria).
Data l’influenza dei cicli ormonali sulle cellule endometriali ectopiche, spesso i sintomi che si verificano sono anch’essi ciclici: si acuiscono nei giorni precedenti la mestruazione e migliorano o scompaiono a mestruazione avvenuta.
Un altro sintomo caratteristico e indicativo dell’endometriosi è una riduzione della fertilità; si stima infatti che siano affette da endometriosi tra il 30% ed il 50% delle donne non fertili. I medici pensano che la causa sia da ricercarsi nel fatto che l’endometriosi ostacola la fecondazione in molti modi. Oltre alle aderenze e le fibrosi che l’endometriosi porta, questa infatti influenza anche la secrezione degli ormoni e il sistema immunitario.
Come si diagnostica l'endometriosi?
La diagnosi dell’endometriosi arriva spesso con un ritardo tra i 5 ed i 10 anni rispetto alle prime avvisaglie della malattia. Questo produce spesso conseguenze gravi sulla qualità della vita della donna. Perché la diagnosi non è tempestiva? Ci sono varie ragioni che spiegano questo ritardo:
- L’assenza di esami precisi e biomarker specifici per diagnosticare la malattia.
- Visite non adeguate e diagnosi non corrette.
- L’utilizzo intermittente di contraccettivi ormonali da parte della paziente, che causano la temporanea scomparsa dei sintomi.
- La scarsa considerazione per il dolore femminile durante le mestruazioni, considerato come “normale” da parte delle madri, dei medici di famiglia, dai ginecologi e altri medici specialisti.
Esame obiettivo
Ecco, quindi, necessario diagnosticare la paziente tramite una visita specifica. Quando si sospetta l’endometriosi infatti, lo specialista esegue l’esame della pelvi e l’ispezione e la palpazione dell’addome, l’ispezione della vagina e della zona tra la vagina ed il retto.
Test diagnostici
L’ecografia transvaginale effettuata durante la visita ginecologica può essere determinante per individuare eventuali cellule e cisti a carico delle ovaie. Se questa procedura non basta, lo standard per la diagnosi certa della malattia è la via chirurgica che consente di visualizzare i gruppi di cellule endometriali erroneamente presenti nella cavità addominale. Viene eseguito un piccolo taglio nell’addome della paziente affinché il chirurgo possa operare tramite l’inserimento di una piccola telecamera ed eseguire la visualizzazione del contenuto addominale (laparoscopia). È però vero che negli stadi iniziali della malattia gli esami ecografici non sono in grado di rilevare gli isolotti di cellule endometriali, perchè ancora di dimensioni minime.
Come si cura l’endometriosi?
La diagnosi certa dell’endometriosi è difficoltosa e spesso tardiva e per questo motivo le linee guida internazionali consigliano ai medici di eseguire un’anamnesi accurata della paziente, evidenziando tutti i sintomi che potrebbero essere indicativi per l’endometriosi.
Qualora il medico ritenga che la diagnosi di endometriosi sia probabile, è possibile cominciare un trattamento del dolore tramite analgesici e terapie ormonali simili ai comuni contraccettivi. In questo caso l’assunzione della terapia ormonale è continua, in maniera tale da mantenere stabili i livelli di ormoni “scatenanti”. Ciò evita così che le cellule endometriali rispondano ad essi, creando infiammazione.
Nelle fasi più avanzate della malattia risulta necessario ricorrere alla chirurgia per rimuovere le isole di cellule endometriali dalle sedi extra uterine e risolvere le aderenze. La rimozione dell’utero con o senza conservazione delle ovaie viene considerata nei casi più gravi, per ridurre al minimo l’avanzamento della malattia.
Conclusioni
L’endometriosi è una patologia che stiamo imparando a conoscere. Tuttavia c’è ancora tanta strada da fare per migliorare la velocità e l’accuratezza della diagnosi di questo disturbo così comune tra le donne e così invalidante.
Bibliografia: fonti e note
- National Guideline Alliance (UK). Endometriosis: diagnosis and management. London: National Institute for Health and Care Excellence (UK); 2017 Sep. (NICE Guideline, No. 73.)
- Endometriosis guideline ESHRE
- Endometriosi: una patologia subdola, ma che si può diagnosticare tempestivamente – Alessandra Graziottin