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Epatite C

L’epatite C è una malattia infettiva causata dal virus HCV, che colpisce principalmente il fegato e si trasmette attraverso il contatto diretto con il sangue infetto.

L’HCV è altamente variabile dal punto di vista genetico, il che significa che esistono diversi ceppi o genotipi del virus. Attualmente sono stati identificati almeno sei principali genotipi di HCV, indicati come genotipi 1-6, e numerosi sottotipi all’interno di questi genotipi principali. Questa variabilità genetica influisce sulla risposta al trattamento e sulla progressione della malattia.

Una volta contratto il virus, l’HCV si replica all’interno delle cellule epatiche causando infiammazione e danni al fegato. A differenza dell’epatite A e B, questa spesso progredisce in una forma cronica, il che significa che l’infezione persiste per un lungo periodo di tempo.

Scopriamo di più in questo articolo.

 

Quanto è frequente l’epatite C? Epidemiologia

L’epatite C è una malattia diffusa a livello globale e rappresenta un importante problema di salute pubblica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si stima che circa 170 milioni di persone siano infette dal virus HCV in tutto il mondo, tra le persone con infezione cronica e quelle con infezione risolta.

L’incidenza e la prevalenza di questa malattia variano notevolmente da paese a paese e all’interno delle diverse regioni. Alcune aree geografiche, come l’Africa sub-sahariana e l’Asia occidentale, hanno una maggiore prevalenza dell’infezione da HCV, mentre ci sono paesi che hanno adottato con successo misure di controllo riducendo così l’incidenza della malattia.

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La sorveglianza epidemiologica è fondamentale per valutare l’entità del problema e guidare le strategie di prevenzione e controllo. Attraverso programmi mirati di:

  • screening
  • test
  • trattamento

è possibile ridurre l’incidenza e la progressione della malattia, migliorando così la salute delle persone colpite e riducendo la trasmissione del virus.

 

Quali sono le principali vie di trasmissione dell’epatite C?

La trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto diretto con il sangue infetto.

I maggiori fattori di rischio sono:

  • Uso di droghe iniettabili: la condivisione di aghi e siringhe tra coloro che fanno uso di droghe iniettabili è un importante fattore di trasmissione dell’HCV.
  • Trasfusioni di sangue non sicure: in passato poteva essere trasmesso attraverso trasfusioni di sangue non adeguatamente testato. Grazie all’implementazione di rigorose procedure di screening del sangue donato, il rischio di trasmissione attraverso le trasfusioni è stato praticamente eliminato nei paesi sviluppati.
  • Strumenti medici non sterili: l’utilizzo di strumenti medici non sterili o di attrezzature non adeguatamente disinfettate, come aghi, siringhe o strumenti chirurgici, può comportare la trasmissione del virus da persona a persona. Ciò può avvenire anche attraverso procedure odontoiatriche che coinvolgono l’uso di strumenti contaminati.
  • Strumenti per tatuaggi e piercing: la condivisione di strumenti non sterili per tatuaggi, piercing o altre procedure che coinvolgono il perforamento della pelle può aumentare il rischio di infezione.
  • Rapporti sessuali non protetti: anche se meno comunemente può essere trasmesso attraverso rapporti sessuali non protetti, specialmente in presenza di traumi o lesioni che possono favorire l’ingresso del virus nel flusso sanguigno.
  • Trasmissione verticale: le madri infette possono trasmettere l’HCV ai loro bambini durante il parto, sebbene la probabilità di trasmissione sia relativamente bassa.

Tuttavia in alcuni casi non è possibile individuare una precisa fonte di infezione (epatite C sporadica), il che indica che l’HCV può essere trasmesso attraverso meccanismi non ancora completamente compresi.

È bene sottolineare che:

  • non si trasmette per via orale, attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati;
  • non si trasmette attraverso il contatto occasionale, come un abbraccio o una stretta di mano.

 

Quali sono i sintomi dell’epatite C? Sintomatologia

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Nelle fasi iniziali spesso non causa sintomi evidenti, il che rende la malattia difficilmente riconoscibile. Questo è uno dei motivi per cui molte persone possono essere infette senza saperlo.

Tuttavia nel corso del tempo può causare vari sintomi e manifestazioni tra i quali:

  • Affaticamento: una sensazione generale di stanchezza e mancanza di energia può essere uno dei primi sintomi. L’affaticamento può essere persistente e interferire con le attività quotidiane.
  • Dolore addominale: alcune persone possono sperimentare dolore o disagio nell’area addominale, che può essere localizzato nella zona dell’epigastrio (parte superiore dell’addome) o nella regione del fegato.
  • Nausea e vomito: alcuni pazienti possono avvertire sensazioni di nausea e occasionalmente vomito, specialmente dopo i pasti.
  • Perdita di appetito: può causare una diminuzione dell’appetito, il che può portare a una ridotta assunzione di cibo e perdita di peso non intenzionale.
  • Ittero: in alcuni casi l’infezione da HCV può causare ittero, che si manifesta con l’ingiallimento della pelle e degli occhi. Questo è dovuto a un accumulo di bilirubina, un pigmento che viene normalmente eliminato dal fegato.
  • Prurito cutaneo: può essere associata a prurito generalizzato, che può essere fastidioso per il paziente.

I sintomi possono variare da persona a persona, e alcune persone possono presentare sintomi più gravi rispetto ad altre. Inoltre l’intensità e la durata dei sintomi possono dipendere:

  • dalla fase dell’infezione;
  • dalla gravità del danno al fegato.

 

Complicanze

L’epatite C può comportare diverse complicanze a lungo termine, specialmente se non viene trattata adeguatamente.

Ecco alcune delle principali:

  • Malattia epatica cronica: può causare infiammazione cronica del fegato, nota come epatite cronica. Nel tempo questa infiammazione può progredire a fibrosi (accumulo di tessuto cicatriziale nel fegato) e cirrosi (cicatrizzazione estesa del fegato).
  • Insufficienza epatica: la progressione della fibrosi e della cirrosi può portare a un’insufficienza epatica, in cui il fegato non è in grado di svolgere le sue funzioni vitali. Ciò può causare sintomi gravi, come ittero (ingiallimento della pelle e degli occhi), affaticamento, ascite (accumulo di liquido nell’addome) ed encefalopatia epatica (deterioramento delle funzioni cerebrali).
  • Carcinoma epatocellulare: l’epatite C cronica aumenta il rischio di sviluppare carcinoma epatocellulare, un tipo di cancro al fegato. Questo rischio è particolarmente elevato nelle persone con cirrosi epatica.
  • Coinfezioni virali: le persone con epatite C possono essere a rischio di coinfezione da altri virus, come l’HIV o il virus dell’epatite B. La presenza di coinfezioni virali può complicare ulteriormente la gestione e il trattamento della condizione.
  • Problemi extraepatici: può causare manifestazioni extraepatiche, ovvero sintomi e disturbi che coinvolgono altri organi o sistemi del corpo. Questi possono includere glomerulonefrite (infiammazione dei reni), crioglobulinemia (un disturbo del sistema immunitario che causa danni ai vasi sanguigni), manifestazioni cutanee come porpora vasculitica e lichen planus, e malattie autoimmuni.

 

Diagnosi di epatite C

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La diagnosi viene solitamente effettuata all’interno di una visita gastroenterologica, in seguito ad un’anamnesi e ad alcuni esami che possano confermare la patologia.

 

Anamnesi

L’anamnesi coinvolge la raccolta di informazioni dettagliate sulla storia medica del paziente, compresi:

  • i sintomi attuali o passati;
  • l’esposizione a fattori di rischio noti per l’infezione da HCV, come:
    • uso di droghe iniettabili,
    • trasfusioni di sangue prima del 1992,
    • rapporti sessuali non protetti con una persona infetta;
  • precedenti test di screening per questa patologia.

L’anamnesi fornisce un quadro completo della situazione del paziente, aiutando il medico a determinare se sussiste un rischio di infezione da HCV e a guidare le decisioni diagnostiche e terapeutiche appropriate.

 

Esame obiettivo

Durante l’esame obiettivo il medico può:

  • esaminare l’addome e il fegato alla ricerca di segni di ingrossamento, sensibilità o altri segni di danni epatici.
  • Valutare la presenza di ittero, che è la colorazione giallastra della pelle e degli occhi causata da un malfunzionamento del fegato.

Tuttavia l’esame obiettivo da solo non è sufficiente per confermare o escludere questa malattia, ma fornisce indicazioni che possono guidare ulteriori test diagnostici e valutare la gravità dell’infezione.

 

Esami strumentali

Gli esami strumentali utilizzati nella diagnosi dell’epatite C includono:

  • l’ecografia epatica: un esame non invasivo che utilizza ultrasuoni per visualizzare il fegato e valutarne le dimensioni, la struttura e la presenza di eventuali alterazioni, come la cirrosi.
  • La tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM): esami più approfonditi che forniscono immagini dettagliate del fegato e delle sue strutture circostanti. Possono rilevare la presenza di eventuali tumori o lesioni focali nel fegato e fornire informazioni aggiuntive sulla sua morfologia e funzionalità.

Questi esami strumentali sono spesso utilizzati per valutare lo stato del fegato e fornire una panoramica più completa della condizione del paziente, ma non sono sufficienti per la diagnosi definitiva dell’epatite C.

 

Esami di laboratorio

Gli esami di laboratorio sono necessari per confermare l’infezione da HCV e valutarne la gravità.

Includono:

  • Test anticorpale: rileva la presenza di anticorpi specifici contro il virus HCV nel sangue. Un risultato positivo indica l’esposizione passata al virus, ma non conferma l’infezione attiva. È il primo passo per lo screening dell’epatite C.
  • Test dell’RNA del virus: conferma la presenza di infezione attiva rilevando il materiale genetico del virus (RNA) nel sangue. Fornisce informazioni sulla carica virale (quantità di virus nel sangue) e può essere utilizzato per monitorare l’efficacia del trattamento.
  • Genotipizzazione: la genotipizzazione identifica il genotipo specifico del virus presente nel paziente. Questa informazione è importante per determinare il trattamento più appropriato, poiché la risposta ai farmaci antivirali può variare a seconda del genotipo.
  • Test di funzionalità epatica: valutano la funzionalità del fegato misurando i livelli di enzimi epatici come l’alanina aminotransferasi (ALT) e l’aspartato aminotransferasi (AST). Livelli elevati possono indicare danni al fegato, ma non sono specifici per l’epatite C.

Gli esami di laboratorio sono fondamentali per la diagnosi, la conferma e la valutazione della gravità dell’epatite C, nonché per monitorare la risposta al trattamento.

 

Diagnosi differenziale di epatite C

La diagnosi differenziale comprende la valutazione di altre condizioni che possono presentare sintomi simili.

Tra le condizioni prese in considerazione:

  • Epatite virale: altre forme di epatite virale, come l’epatite A e l’epatite B, possono causare sintomi simili a quelli dell’epatite C. È importante escludere queste infezioni mediante test specifici.
  • Malattie autoimmuni epatiche: condizioni come l’epatite autoimmune e la cirrosi biliare primitiva possono provocare danni al fegato e sintomi simili all’epatite C e necessitano di test specifici per essere rintracciate.
  • Epatopatia alcolica: l’abuso cronico di alcol può causare danni al fegato e sintomi simili a quelli dell’epatite C. L’anamnesi dettagliata sull’assunzione di alcol è fondamentale in questi casi.
  • Steatosi epatica non alcolica (NAFLD): la NAFLD è una condizione in cui si accumula grasso nel fegato senza l’uso cronico di alcol. Può causare danni al fegato e può essere associata a sintomi simili a quelli dell’epatite C.
  • Tumori del fegato: alcuni possono causare sintomi simili all’epatite C. I test di imaging e altri esami specifici possono essere necessari per una diagnosi differenziale accurata.

 

Trattamento per l’epatite C

Il trattamento si basa principalmente sull’uso di farmaci antivirali ad azione diretta (DAA). A questi si associano cambiamenti nello stile di vita, e in casi particolarmente gravi si può ricorrere alla chirurgia.

Vediamo nel dettaglio le opzioni di trattamento possibili.

 

I farmaci antivirali ad azione diretta (DAA)

I farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) sono la classe di farmaci più utilizzata nel trattamento dell’epatite C: agiscono direttamente sul virus HCV, bloccandone la replicazione e permettendo la guarigione dell’infezione.

La scelta dei farmaci e la durata del trattamento dipendono:

  • dal genotipo del virus
  • dalla presenza di eventuali complicanze
  • dalle caratteristiche specifiche del paziente.

Alcuni esempi di DAA includono:

  • Inibitori delle proteasi: come il grazoprevir e il glecaprevir, che inibiscono l’enzima proteasi HCV, responsabile del taglio delle proteine virali necessarie per la maturazione del virus.
  • Inibitori delle polimerasi: come il sofosbuvir, il ledipasvir e il velpatasvir, che interferiscono con l’attività dell’enzima polimerasi HCV, inibendo la replicazione del virus.
  • Inibitori delle NS5A: come l’epclusa (sofosbuvir/velpatasvir) e il mavyret (glecaprevir/pibrentasvir), che bloccano l’attività della proteina NS5A virale coinvolta nella replicazione e nell’assemblaggio del virus.

L’obiettivo del trattamento è la soppressione virale sostenuta (SVR), che indica l’assenza del virus nel sangue a lungo termine e la guarigione.

La durata dei regimi terapeutici può variare da 8 a 12 settimane, e i DAA hanno dimostrato alti tassi di successo nel curare l’epatite C, spesso superando il 95% di guarigione.

 

Trattamento chirurgico

Il trattamento chirurgico è solitamente limitato ai casi in cui sono presenti complicanze gravi del fegato, come la cirrosi avanzata o il carcinoma epatocellulare. Uno dei trattamenti chirurgici più effettuati in questi casi è il trapianto del fegato.

Durante questa procedura un fegato sano proveniente da un donatore compatibile viene impiantato nel paziente affetto da epatite C per sostituire il fegato malato. Il trapianto può offrire una speranza di guarigione e una migliore sopravvivenza a pazienti con epatite C in stadio avanzato.

È importante sottolineare che il trattamento chirurgico è solitamente riservato ai casi in cui la terapia farmacologica non è in grado di controllare efficacemente le complicanze epatiche o quando il fegato è gravemente danneggiato.

 

Cambiamento stile di vita

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Oltre al trattamento farmacologico è importante apportare cambiamenti nello stile di vita per gestire e supportare la salute del fegato.

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Evitare l’alcol: l’alcol può causare ulteriori danni al fegato e interferire con l’efficacia del trattamento. È importante evitare completamente l’assunzione di alcol durante la cura.
  • Seguire un’alimentazione sana: seguire una dieta equilibrata e ricca di nutrienti può aiutare a mantenere il fegato sano. Favorire un’alimentazione ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, evitando cibi ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri aggiunti e cibi altamente processati.
  • Mantenere un peso sano: l’eccesso di peso e l’obesità possono contribuire al deterioramento del fegato. Mantenere un peso sano attraverso una combinazione di alimentazione bilanciata e attività fisica regolare è importante per la salute generale del fegato.
  • Esercizio fisico regolare: l’attività fisica regolare può aiutare a migliorare la salute del fegato. Si consiglia di svolgere almeno 150 minuti di attività aerobica moderata o 75 minuti di attività aerobica intensa ogni settimana, oltre ad esercizi di forza e flessibilità.
  • Evitare sostanze tossiche: evitare l’esposizione a sostanze tossiche, come fumo di sigaretta, droghe e sostanze chimiche nocive, può ridurre il carico di lavoro del fegato e promuovere la sua guarigione.
  • Vaccinazioni: assicurarsi di aver ricevuto le vaccinazioni consigliate, come il vaccino contro l’epatite A e B, per prevenire l’infezione da altri tipi di epatite.

 

Prevenzione dell’epatite C

Ecco alcune strategie di prevenzione per l’epatite C:

  • Utilizzo di precauzioni universali: in tutte le situazioni in cui potrebbe esserci un contatto con il sangue o con fluidi corporei potenzialmente infetti.
  • Evitare l’uso di droghe iniettabili: l’uso di droghe iniettabili è una delle principali vie di trasmissione dell’infezione.
  • Utilizzo di strumenti sicuri per i tatuaggi e i piercing: se si decide di farsi un tatuaggio o un piercing, è fondamentale assicurarsi che vengano utilizzati strumenti adeguatamente sterilizzati.
  • Praticare sesso sicuro: sebbene il rischio di trasmissione sessuale sia considerato relativamente basso, è consigliabile utilizzare precauzioni durante i rapporti sessuali, specialmente se si ha una relazione con una persona infetta o si ha più di un partner sessuale.
  • Evitare la condivisione di oggetti personali: evitare di condividere oggetti personali che potrebbero essere entrati in contatto con il sangue, come spazzolini da denti o rasoi.
  • Fare attenzione nei saloni di bellezza: assicurarsi che gli strumenti utilizzati per la manicure, la pedicure o i trattamenti di bellezza siano sterilizzati correttamente.
  • Sottoporsi a procedure mediche sicure: quando si affrontano procedure mediche che comportano il rischio di esposizione al sangue o a fluidi corporei è importante assicurarsi che vengano seguite le precauzioni per prevenire la trasmissione di infezioni.

 

Epatite C: cosa bisogna ricordare?

L’epatite C è quindi un’importante malattia virale che colpisce il fegato, ma grazie ai progressi nella diagnosi e nel trattamento, la prospettiva per i pazienti è migliorata significativamente.

Nella maggior parte dei casi è asintomatica nelle fasi iniziali, il che rende difficile il suo riconoscimento. Tuttavia nel corso degli anni, l’infiammazione cronica può danneggiare il fegato, portando a sintomi come affaticamento, perdita di appetito, nausea, ittero e dolori addominali.

Inoltre un’infezione non ben trattata può portare a complicanze anche gravi, come la malattia epatica cronica, l’insufficienza epatica, il carcinoma epatocellulare, coinfezioni virali e problemi extraepatici.

La diagnosi di questa malattia necessita di anamnesi, esame obiettivo ed esami strumentali e di laboratorio per confermare l’infezione e determinare il genotipo del virus. Viene in particolare confermata tramite test del sangue che rilevano la presenza di anticorpi contro il virus, seguiti da test più specifici per confermare l’infezione attiva.

Il trattamento si basa principalmente sull’uso di farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) che hanno dimostrato un’elevata efficacia nel guarire l’infezione. È importante anche apportare cambiamenti nello stile di vita, come evitare l’alcol, adottare una dieta sana, mantenere un peso equilibrato e praticare regolarmente attività fisica. Questi cambiamenti possono contribuire a sostenere la salute del fegato e migliorare l’efficacia del trattamento.

Nel caso di complicanze gravi, come la cirrosi avanzata o il carcinoma epatocellulare, può essere necessario considerare il trattamento chirurgico, come il trapianto di fegato, per migliorare la prognosi.