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L’espressione del marker IL-6 influisce sulla gravità dei sintomi del COVID-19?

Indice

Sembrerebbe che alcuni polimorfismi del marker IL-6 siano in grado di influire sulla gravità dei sintomi del Covid-19. Vediamolo in questo studio.

Marker IL-6 e COVID-19

COVID-19 è il nome della malattia respiratoria causata dal virus SARS-CoV-2¹, la quale decorre spesso in maniera asintomatica o, in alternativa, produce dei sintomi variabili come tosse, febbre, mal di gola e congestione nasale.

Oltre al risvolto iper-acuto che la malattia può manifestare in alcuni casi, è stata recentemente caratterizzata la cosiddetta sindrome Long COVID, causata dagli strascichi dell’infezione virale, e caratterizzata da nebbia cerebrale, stanchezza e mialgia.

Negli ultimi 3 anni la ricerca ha lavorato in maniera incessante per cercare di comprendere le caratteristiche strutturali e diffusive del nuovo Coronavirus, nel tentativo di arginarne la trasmissione e attenuarne i sintomi.

Una delle ultime evidenze si concentra sul ruolo dell’interleuchina 6 (IL-6), una citochina² chiave della cascata infiammatoria, la cui produzione è stimolata proprio dall’infezione del SARS-CoV-2.

L’IL-6 è capace di amplificare in maniera sistemica la risposta infiammatoria iniziale e da alcuni autori può essere considerata un indice prognostico della malattia, essendo direttamente correlata alla gravità dei sintomi.

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anticorpo monoclonale tocilizumab contro interleuchina 1

Uno dei farmaci che sono stati usati all’inizio dell’infezione da Covid è appunto un anticorpo monoclonale contro la interleuchina-6, il tocilizumab, di cui abbiamo già raccontato estesamente in un vecchio articolo.

Le sperimentazioni con questo farmaco inizialmente non avevano dato i risultati attesi, forse perchè è stato utilizzato in fasi dell’infiammazione troppo avanzate. In questo studio si considera inoltre la variabilità del gene dell’interleuchina-1 che potrebbe essere un’ulteriore elemento da considerare per l’efficacia di questo tipo di terapia.

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Studio osservazionale analitico.
  • Luogo: Cina.
  • Tipo di pazienti: Soggetti cinesi affetti da COVID-19 in forma lieve o in forma grave.

Scopo dello studio: c'è un'associazione tra i polimorfismi del marker IL-6 e i sintomi del Covid-19?

In questa analisi complessa e allo stesso tempo interessante, gli autori dello studio hanno rintracciato i vari polimorfismi associati al gene dell’IL-6 nei pazienti affetti da COVID-19. Il fine è stato quello di correlare la variabilità di sintesi e di espressione dell’IL-6 con la gravità dei sintomi della malattia.

Progettazione e risultati

Lo studio ha preso inizialmente in esame 105 pazienti cinesi affetti da COVID-19 in forma lieve o in forma grave, i quali sono stati sottoposti a un prelievo di sangue per estrarre campioni di DNA, successivamente amplificati con tecnica PCR.

In un secondo momento, grazie al progetto 1000 Genomes Project, è stato possibile accedere allo studio genomico degli aplotipi di altre popolazioni, ponendo in particolar modo il focus sul gene dell’IL-6 e sui suoi polimorfismi SNP³.

Infatti i polimorfismi del singolo nucleotide del gene dell’IL-6 sono ampiamente diversificati tra le popolazioni e, a seconda di come variano, cambia di conseguenza la risposta dell’organismo a un determinato agente patogeno.

Le analisi sugli aplotipi passati in rassegna tra i soggetti malati di COVID-19 inclusi nell’osservazione hanno indicato che:

  • I pazienti cinesi condividono per la maggior parte un aplotipo comune del gene dell’IL-6, detto C – T – T, che è associato a una ridotta espressione di IL-6 e dunque a una maggiore protezione dal Coronavirus.
  • I pazienti europei, che condividono un aplotipo comune caucasico del gene dell’IL-6, presentano una maggiore espressione dell’IL-6 e godono quindi di una minore protezione dal Coronavirus e dai suoi sintomi gravi.

Conclusioni

Nel contesto del COVID-19, l’interleuchina 6 (IL-6) gioca un ruolo molto importante nel rafforzamento della risposta infiammatoria e nella sua amplificazione a livello sistemico. Essa è dunque direttamente correlata alla gravità dei sintomi riportati.

Per questa ragione, l’analisi genomica degli SNPs del gene dell’IL-6 ha permesso di stabilire che alcuni polimorfismi del gene portano a una minore espressione della citochina e quindi a una ridotta gravità dei sintomi.

In quest’ottica è possibile agire cercando di frenare l’espressione genica dell’IL-6 nelle popolazioni più a rischio di sviluppare sintomi gravi, come quella europea: l’utilizzo del tocilizumab potrebbe essere più utile proprio in quelle popolazioni.

Bibliografia: fonti e note

ARTICOLO ORIGINALE: Chen T, Lin Y-X, Zha Y et al. A low-producing haplotype of interleukin-6 disrupting CTCF binding is protective against severe COVID-19. mBio. 2021;12(5).

[1] Ministero della Salute. Direzione Generale della Prevenzione sanitaria in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità. Cosa sono SARS-CoV-2 e Covid-19. 2023.

[2] Ministero della Salute. Covid-19 – Situazione nel mondo. 2023.

[3] Uciechowski P, Dempke WCM. Interleukin-6: A Masterplayer in the Cytokine Network. Oncology. 2020;98(3):131-137.

Nota 1. Il virus SARS-CoV-2 (precedentemente denominato come 2019-nCov) è un virus della famiglia dei Coronaviridae, responsabile della malattia respiratoria COVID-19.

Nota 2. Una citochina è una proteina secreta dalle cellule del sistema immunitario che ha un ruolo importante nella regolazione delle risposte immunitarie dell’organismo. Le citochine possono essere prodotte da molteplici tipi di cellule, tra cui i linfociti, le cellule dendritiche, i macrofagi e le cellule endoteliali.

Nota 3. I polimorfismi SNP (Single Nucleotide Polymorphisms) sono variazioni del DNA che consistono nella sostituzione di una singola base nucleotidica in una specifica posizione del genoma. Si tratta di una delle forme più comuni di variazioni genetiche umane.