Le prospettive sulla curva del contagio, per quanto riguarda l’Italia, ci mostrano una situazione che si stima possa propendere verso un lieve miglioramento generale, la cui consistenza e persistenza sono da valutare con estrema cautela sul piano epidemiologico e predittivo.
Permane una rilevante emergenza sanitaria e condizioni complesse in termini generali di gestione dei Servizi, nonostante l’impegno e la dedizione assoluta mostrata da parte di medici, infermieri, collaboratori e volontari sul territorio e nei Presidi Ospedalieri; a cui si correla la realizzazione di infrastrutture sanitarie di emergenza rese operative in tempi da primato.
La malattia Covid-19 si pone quale elemento originale ad azione improvvisa ed incontrollata, che sembra voler produrre un effetto destrutturante e pervasivo sugli equilibri in apparenza stabili della nostra esistenza. Il possibile trend di sviluppo per il futuro, ad ora, non definisce tempi per una soluzione certa e definitiva. Il reale numero degli infettati, dei portatori asintomatici e dei potenziali infettabili è da definire con più precisione statistica, al fine di meglio affinare l’azione preventiva e di contenimento della diffusione del virus. La condizione è altresì gravata dalla ridotta estensione ed accuratezza dell’indagine diagnostica rispetto alla popolazione italiana in generale.
Siamo passati a livello sociale, in un breve lasso di tempo, da una previa percezione del rischio reale, caratterizzata da superficialità, indifferenza e talora da palese fastidio, al dramma dato dalla visione di dolorose immagini, viste sui Media, corredate da dati statistici in riferimento ai decessi in continua evoluzione. Immagini che mostrano ospedali in piena emergenza ed un numero crescente ed inspiegabile di vittime a causa del virus Covid-19. A questo fanno seguito reportage angoscianti, fra cui emblematico quello su Bergamo, con immagini di lunghe teorie di camion militari impegnati nel trasporto dei feretri verso i vari siti di cremazione al di fuori dalla Regione Lombardia.
Vediamo come la somma di una serie di elementi oggettivi di distress ad alto impatto emotivo collegata alla perdita improvvisa della dimensione rassicurante data dagli impegni e dalla routine quotidiana, aggravata dalle restrizioni al movimento personale, alla rinuncia anche al contatto fisico e diretto con gli affetti essenziali; acutizzata, in certe circostanze, dalla scomparsa di persone affettivamente significative, possa indurre effetti decisamente traumatizzanti su vaste fasce della popolazione italiana in questo dato tempo. Una domanda sorge spontanea legata al come offrire aiuto in una dimensione di prossimità a Persone che versano in condizioni di disagio.
Vediamo, dunque, una via semplificata di approccio che possa risultare percorribile per una prima risposta “portatile” e rapida a favore di Persone che abbiano subìto forme di distress di tipo traumatico.
Una modalità iniziale di approccio può concentrarsi sulla dimensione Emotiva con particolare attenzione al bisogno di supporto e conferma, offerta direttamente alla Persona, data l’emergenza in corso anche ad opera di operatori informali.
Dimensione Emotiva:”Ti sento”
Si vuole confermare in tal senso, attraverso la presenza fisica ed un ascolto empatico, il supporto diretto alla Persona, (anche in qualità di operatore informale. Si rende, pertanto, utile in tal senso un soggetto dotato di sufficiente capacità relazionale e di ascolto, che possa dedicare del tempo in modo particolare ed interessato alla Persona in condizioni di necessità).
Si lavora in emergenza, nei limiti del possibile ad una comprensione e ad un contenimento iniziale della condizione di disagio percepita dalla Persona; con possibili manifestazioni di ansia, agitazione, senso di vuoto, impotenza, abbandono o solitudine a cui può far seguito un vissuto di disperazione.
Per dare inizio alla comunicazione, in un contesto di aiuto con la Persona, si possono utilizzare espressioni verbali semplici; ne cito alcune possibili in sequenza, in modo non esaustivo solo a titolo illustrativo:
“sono qui per ascoltarLa”, “ho tutto il tempo necessario da dedicarLe”, “comprendiamo meglio insieme la sua situazione”, “cosa prova adesso mentre mi descrive questa situazione?”, “come vuole essere sostenuta ed aiutata?”
Si proceda, a seguire, ad una valutazione preliminare dello stato emotivo individuando gli indicatori rilevanti di sofferenza quali ansia, irrequietezza, agitazione, apatia, deflessione del tono dell’umore, oppure depressione manifesta; può risultare più problematico individuare nella Persona assistita, per gli operatori informali, i sintomi ascrivibili all’area psicotica.
Qualora l’operatore rilevi, comunque, nella Persona assistita, livelli sintomatici importanti o fasi acute invalidanti, non esiti, in questo tempo di limitazioni, a fare riferimento, tramite il medico di base o uno specialista, ad un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) disponibile per effettuare una rapida presa in carico, che possa prevedere anche una terapia psico-farmacologica mirata a favore della Persona assistita.
Dimensione Cognitiva: “Ti comprendo”
Si prosegua, diversamente, nella Dimensione Cognitiva dell’intervento, in questo caso ad opera di professionisti della salute mentale, al fine di descrivere nella Persona assistita i Pensieri Principali e Ricorrenti, correlati allo stato di sofferenza attuale e pregresso. In sostanza, si proceda ad esplorare come la Persona nel tempo a ha costruito, evoluto, elaborato e mantenuto, le dimensioni adattive e/o disadattive relate alla sua esistenza da cui deriva, quale conseguenza, il suo modo attuale e concreto di pensare, sentire e di comportarsi. Si ponga particolare attenzione ad esplorare gli schemi mentali irrazionali e distorsivi, quali possibili elementi originari di variegate forme di disadattamento e di conseguenti stati di sofferenza individuale.
Si valutino con attenzione, attraverso la narrazione fatta dalla Persona, gli schemi cognitivi originari che stanno alla base dell’esperienza descritta come traumatica, ovvero come la Persona ha in prima istanza valutato l’esperienza stressante, esplosa in esperienza di tipo traumatico.
Si tratta della Valutazione Primaria (Primary Appraisal), in forza della quale l’esperienza traumatica è poi descritta dalla persona come stressante in termini di minaccia, danno o sfida. Ne segue una Valutazione Secondaria (Secondary Appraisal) in cui bisogna considerare quali precedenti valutazioni hanno indotto le attuali reazioni e schemi cognitivi messi in atto in risposta all’esperienza traumatica; in previsione di produrre nuove risposte adattive, più appropriate per gestire la situazione problematica presente.
Desideriamo aiutare la Persona a capire meglio il suo funzionamento a livello mentale ed agevolarla nel realizzare dei cambiamenti positivi, adattivi e significativi a favore della sua esistenza, nonostante la presente condizione di sofferenza possa risultare, sul breve periodo, un limite importante rispetto all’evoluzione prospettata. Seguiranno esempi pratici ed ulteriori contributi informativi. (Continua)
Dr. Lionello Tabaglio
Psicologo Clinico Psicoterapeuta
Formatore