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L’Helicobacter pylori è un batterio che colonizza la mucosa dello stomaco e dell’intestino tenue.
Si tratta di uno dei batteri più diffusi tra gli esseri umani, tanto che si stima che oltre la metà della popolazione mondiale ne sia portatrice.
In questo articolo vediamo che cos’è l’Helicobacter pylori, quali sintomi comporta e quali sono le terapie oggi esistenti.
Quanto è frequente l'Helicobacter pylori? Epidemiologia
L’infezione causata dal batterio Helicobacter pylori (H. pylori) è molto diffusa in tutto il mondo, ma la sua presenza varia tra le diverse popolazioni e regioni geografiche.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 50% della popolazione mondiale è infetta da H. pylori.
L’infezione è più comune nei paesi in via di sviluppo e nelle popolazioni a basso reddito, dove la percentuale di persone infette può raggiungere il 90%. In questi paesi, la trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto oro-fecale¹, favorito dalle condizioni igienico-sanitarie precarie.
Negli Stati Uniti e nei paesi occidentali la prevalenza è più bassa, ma ancora significativa: varia tra il 20% e il 50% della popolazione. Qui la trasmissione avviene principalmente durante l’infanzia, attraverso il contatto diretto con altre persone infette o attraverso il cibo e l’acqua contaminati.
L’età è infatti un fattore di rischio: l’infezione è più comune nei bambini, con una prevalenza che aumenta fino a raggiungere il picco in età adulta, mentre negli anziani diminuisce anche a causa di fattori come l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei che ostacolano la crescita del batterio nello stomaco.
Helicobacter pylori: il batterio responsabile dei problemi di stomaco
L’Helicobacter pylori è un batterio Gram-negativo a forma di spirale che colonizza la mucosa dello stomaco e dell’intestino tenue producendo adesine e flagelli che gli permettono di aderire e muoversi sulla superficie dello stomaco.
Una volta colonizzata la mucosa gastrica, l’Helicobacter pylori genera una serie di enzimi e fattori virulenti per sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco ed evitare la risposta immunitaria dell’ospite. Tra questi l’ureasi, che neutralizza l’acidità dello stomaco creando un ambiente meno ostile per il batterio. Ma l’ammoniaca prodotta dall’ureasi può causare danni alla mucosa gastrica.
Un altro fattore virulento prodotto da Helicobacter pylori è la cagA, una proteina che altera il ciclo cellulare, aumentando il rischio di sviluppare ulcere peptiche e cancro gastrico.
Sintomatologia di infezione da Helicobacter pylori
La maggior parte delle persone infette da Helicobacter pylori non presenta alcun sintomo.
In alcuni casi, però, l’infezione può causare sintomi gastrointestinali, tra cui:
- Dispepsia, un termine generico che indica un fastidio nella parte alta dell’addome e che può manifestarsi come dolore, bruciore, gonfiore, nausea e vomito, eruttazione e rigurgito;
- Ulcera gastrica, una lesione della mucosa gastrica causata dall’infiammazione cronica e dal danneggiamento del tessuto gastrico. L’ulcera gastrica può causare dolore addominale, nausea, vomito, perdita di peso e sanguinamento gastrointestinale;
- Ulcera duodenale, una lesione della mucosa duodenale, la parte superiore dell’intestino tenue;
- Gastrite, un’infiammazione della mucosa gastrica;
- Cancro gastrico, una forma di cancro che colpisce la mucosa dello stomaco e che può causare sintomi simili a quelli delle ulcere gastriche e duodenali. Il cancro gastrico si sviluppa in rari casi.
Diagnosi di infezione da Helicobacter pylori
La diagnosi di infezione da Helicobacter pylori viene solitamente posta durante una visita gastroenterologica, a seguito di un’anamnesi e di alcuni esami che confermino la diagnosi ed escludano malattie simili.
Anamnesi
L’anamnesi per l’infezione da Helicobacter pylori consiste in una serie di domande che il medico rivolge al paziente riguardanti il suo quadro clinico, ovvero:
- se sperimenta dolore addominale, nausea e vomito,
- se ha una storia personale o familiare di malattie gastrointestinali,
- se sta assumendo farmaci che possono aumentare il rischio di sviluppare un’ulcera peptica, come gli anti-infiammatori non steroidei (FANS),
- se sia esposto a fattori di rischio (mancanza di igiene, malnutrizione, fumo, acqua e alimenti contaminati).
Con le informazioni raccolte durante l’anamnesi il medico può decidere se effettuare ulteriori esami diagnostici e prescrivere la terapia più adatta per il paziente.
Esame obiettivo
Durante l’esame fisico, il medico può controllare l’addome per verificare la presenza di:
- dolore,
- gonfiore,
- masse addominali,
- sanguinamento gastrointestinale.
Può anche esaminare:
- la pelle e le mucose per individuare segni di anemia,
- il sistema linfatico per valutare l’eventuale ingrossamento dei linfonodi,
- il sistema respiratorio in caso di tosse, respiro affannoso o secrezioni,
- il sistema cardiovascolare per misurare la pressione arteriosa e il battito cardiaco,
- il sistema nervoso per individuare eventuali sintomi neurologici.
L’esame obiettivo può aiutare il medico a decidere se effettuare ulteriori esami diagnostici.
Esami di laboratorio
In caso di sospetta infezione da Helicobacter pylori, vediamo insieme i quattro esami di laboratorio più utilizzati:
- Test del sangue per gli anticorpi anti-Helicobacter pylori, che rileva la presenza di anticorpi specifici contro H. pylori nel sangue, ma non è in grado di distinguere tra un’infezione attiva e una passata;
- Test del respiro all’urea, che valuta la presenza di H. pylori nel tratto gastrointestinale. Il paziente inghiotte una piccola quantità di urea marcata con carbonio-13 o carbonio-14 e il batterio produce l’ureasi, che scinde l’urea in ammoniaca e anidride carbonica. L’anidride carbonica espirata dal paziente viene analizzata per valutare la presenza di H. pylori;
- Test delle feci per l’antigene di Helicobacter pylori, che rileva la presenza dell’antigene nelle feci del paziente ed è utile per valutare la presenza di H. pylori nelle infezioni attive;
- Biopsia gastrica, che è un esame in cui vengono prelevati campioni di tessuto dalla mucosa gastrica mediante endoscopia e analizzati al microscopio per rilevare la presenza di H. pylori nella mucosa gastrica ed eventuali lesioni o ulcerazioni associate all’infezione.
Esami strumentali
L’endoscopia è il metodo più affidabile per la diagnosi di infezione da H. pylori, poiché permette di visualizzare l’interno dell’esofago, dello stomaco e del duodeno e prelevare campioni di tessuto dalla mucosa gastrica per l’analisi microscopica.
Anche altri esami strumentali possono essere utili per valutare la presenza di lesioni, ulcerazioni o altre complicanze. Tra i più utilizzati troviamo:
- Radiografia con mezzo di contrasto, che prevede l’ingestione di un liquido contenente un mezzo di contrasto che rende visibili alla radiografia i tessuti dell’apparato gastrointestinale;
- Ecografia addominale;
- Tomografia computerizzata addominale, che utilizza i raggi X per produrre immagini dell’addome e degli organi interni e può quindi rilevare eventuali lesioni, masse o linfonodi ingrossati;
- Gastroscopia virtuale con tomografia computerizzata o risonanza magnetica, senza necessità di un endoscopio.
Diagnosi differenziale per l'infezione da Helicobacter pylori
La diagnosi differenziale dell’infezione da Helicobacter pylori può essere complessa a causa della somiglianza dei sintomi di quest’infezione con quelli di altre malattie gastrointestinali, come:
- Reflusso gastroesofageo, che può causare bruciore di stomaco, dolore addominale e nausea. Tuttavia, spesso i sintomi del reflusso peggiorano dopo i pasti e migliorano quando il paziente è in posizione eretta;
- Ulcera peptica, una lesione della mucosa gastrica o duodenale;
- Gastrite;
- Cancro gastrico;
- Sindrome dell’intestino irritabile, anche se in questo caso i sintomi migliorano dopo la defecazione e sono associati allo stress;
- Pancreatite, che causa anche sintomi più gravi dell’infezione da H. pylori, come febbre, ittero e perdita di appetito.
La diagnosi differenziale dipende dal quadro clinico e dai fattori di rischio del paziente e richiede test di laboratorio o esami strumentali specifici.
Terapia per Helicobacter pylori
La scelta della terapia dipende dalle caratteristiche del paziente, tra cui:
- l’età,
- eventuali allergie o intolleranze ai farmaci,
- la resistenza del batterio agli antibiotici.
Una volta valutate queste variabili, il medico prescriverà il trattamento più adatto in base ai risultati degli esami di laboratorio e degli esami strumentali.
Vediamo insieme quali sono le terapie più diffuse per trattare questa condizione.
Terapia tripla
La terapia tripla prevede l’utilizzo contemporaneo di tre farmaci diversi: un inibitore della pompa protonica (IPP) e due antibiotici.
L’inibitore della pompa protonica riduce la produzione di acido gastrico nello stomaco, creando un ambiente meno acido per il batterio. Quelli più comunemente utilizzati sono l’esomeprazolo, il lansoprazolo, l’omeprazolo, il pantoprazolo e il rabeprazolo, che vengono somministrati due volte al giorno (di solito al mattino e alla sera) per 7-14 giorni.
Gli antibiotici utilizzati nella terapia tripla sono due tra l’amoxicillina, la claritromicina e il metronidazolo, che vengono somministrati due volte al giorno insieme all’inibitore, per 7-14 giorni.
Il trattamento con terapia tripla ha un’efficacia del 70-90% nel trattamento dell’infezione da H. pylori, ma può causare alcuni effetti collaterali (nausea, diarrea, mal di testa ed eruzioni cutanee).
Per proteggere la mucosa gastrica durante il trattamento, il medico può prescrivere farmaci gastroprotettivi e può consigliare un trattamento alternativo o una terapia combinata diversa in caso di forti effetti collaterali o di mancata guarigione.
Terapia quadrupla
La terapia quadrupla consiste invece nell’uso simultaneo di quattro farmaci differenti:
- un inibitore della pompa protonica (IPP),
- un antibiotico,
- un farmaco gastroprotettivo,
- del bismuto.
Gli antibiotici prescritti possono cambiare a seconda del paese in cui si vive, poiché la resistenza del batterio agli antibiotici può variare, ma i più comunemente utilizzati sono la claritromicina, l’amoxicillina e il metronidazolo.
La claritromicina e l’amoxicillina sono somministrati due volte al giorno, di solito insieme all’inibitore della pompa protonica, per un periodo di 10-14 giorni, mentre il metronidazolo viene somministrato due o tre volte al giorno insieme al farmaco gastroprotettivo per lo stesso periodo di tempo.
Il farmaco gastroprotettivo più comune è il sucralfato, che assunto quattro volte al giorno protegge la mucosa gastrica durante il trattamento con l’inibitore. Il bismuto, invece, ha proprietà antibatteriche e gastroprotettive ed è utilizzato nella terapia quadrupla per proteggere la mucosa gastrica e migliorare l’efficacia degli antibiotici contro H. pylori.
La terapia quadrupla ha un’efficacia dell’80-90% nel trattamento dell’infezione, ma anch’essa può causare effetti collaterali (nausea, diarrea, mal di testa e feci scure) e reazioni allergiche.
Terapia concomitante
La terapia concomitante è uno dei trattamenti di prima scelta per l’infezione da Helicobacter pylori e, a differenza dalla terapia quadrupla, prevede:
- due antibiotici al posto di un solo antibiotico e un bismuto,
- un inibitore della pompa protonica (IPP),
- un farmaco gastroprotettivo.
L’uso simultaneo di questi farmaci può ridurre il rischio di resistenza antibiotica del batterio e aumentare l’efficacia del trattamento, che funziona nell’85-90% dei casi, ma può causare effetti collaterali.
Terapia sequenziale
La terapia sequenziale è un regime terapeutico che prevede l’uso di due diverse combinazioni di farmaci in sequenza per il trattamento dell’infezione da Helicobacter pylori.
Prevede:
- l’uso di un’iniziale terapia di 5 giorni con un inibitore della pompa protonica (IPP), amoxicillina e claritromicina,
- una seconda terapia di 5 giorni con un IPP e metronidazolo associato a levofloxacina.
L’obiettivo della terapia sequenziale è ridurre il rischio di resistenza del batterio agli antibiotici, poiché sono somministrati in momenti diversi, ma è importante seguire attentamente il regime terapeutico prescritto e completare l’intero corso di trattamento.
Questo tipo di cura ha un tasso di successo dell’80-90% ma, in caso di effetti collaterali o reazioni allergiche, è possibile valutare eventuali cambiamenti nel regime terapeutico o l’uso di farmaci alternativi.
Alimenti e comportamenti da evitare
Ci sono alcuni alimenti e comportamenti che possono aggravare i sintomi dell’infezione da Helicobacter pylori, tra cui:
- i cibi piccanti,
- gli alcolici,
- il caffè e il tè,
- gli alimenti acidi (limoni, pomodori, succhi di frutta acidi e cibi in scatola),
- il fumo e lo stress, che possono irritare la mucosa gastrica e aumentare la produzione di acido gastrico, peggiorando il bruciore di stomaco e il dolore addominale.
È quindi consigliabile evitare questi alimenti e comportamenti durante il trattamento dell’infezione da H. pylori, in modo da migliorare l’efficacia della terapia e ridurre il rischio di peggiorare i sintomi.
Conclusioni
Helicobacter pylori (H. pylori) è un batterio che può causare problemi gastrointestinali e infiammazione della mucosa gastrica.
Per evitare complicazioni, come ulcere gastriche e cancro allo stomaco, è fondamentale trattare l’infezione tempestivamente anche adottando alcuni accorgimenti quotidiani e seguendo uno stile di vita sano ed equilibrato.
Bibliografia: fonti e note
- (1) la trasmissione oro-fecale implica un passaggio dell’agente patogeno attraverso il cibo e l’acqua contaminati dai residui delle feci di altri individui