La grande quantità di contagi ma soprattutto di morti in Lombardia ha spinto due virologhe a suggerire un’ipotesi per spigare il fenomeno. Ma è verosimile?
L’ipotesi mutazione
La dottoressa Gismondo, responsabile del laboratorio di microbiologia dell’ospedale Sacco di Milano ritiene che la grandissima quantità di contagi e di decessi avvenuta in Lombardia possa ricondursi a una mutazione del virus. E’ davvero l’ipotesi più probabile?
Facciamo un passo indietro.
Ricordiamoci che la dott.ssa Gismondo ancora tre settimane fa aveva gravemente sottostimato l’epidemia giudicandola “poco più di un’influenza”. In un momento in cui era di moda dichiarare che si trattava di un’influenza soltanto pochi medici oltre a noi affermavano il contrario: tra questi il virologo Burioni, che aveva giudicato incauta l’affermazione della Gismondo, perchè il virus era verosimilmente molto temibile, ed infatti così poi si è dimostrato.
Anche la dottoressa Ilaria Capua ha affermato che la situazione di epidemia che sta accadendo in Lombardia ha qualcosa di poco chiaro e che va studiata a livello internazionale.
L’analisi
Ebbene, quanto c’è di verosimile in questa ipotesi? Il virus può essere davvero mutato?
Innanzitutto occorre ricordare che le curve del contagio sono effettivamente molto diverse. La Lombardia ha una curva con una pendenza molto ripida se confrontata con quella di tutte le altre regioni italiane.
Ma è sufficiente il fatto che ci sia una maggiore quantità di contagio e una pendenza più significativa nella curva della Lombardia, rispetto alle altre regioni, per avanzare un’ipotesi così impegnativa? Sarebbe davvero un’ipotesi terribile! E lanciare questo tipo di suggerimento è benzina sul fuoco della preoccupazione di tutti noi italiani e rischia di scatenare il panico generale. Dunque, è davvero verosimile l’ipotesi?
A livello teorico tutto è possibile ovviamente. Sappiamo che si tratta di un virus a RNA e che questo tipo di virus può mutare facilmente. Tuttavia è anche vero che i primi ceppi virali che sono stati studiati in merito alla variabilità del genoma virale finora hanno verificato una bassissima quantità di elementi mutati. In qualche modo il virus sembrerebbe, almeno per i primi 4 mesi dal suo sviluppo, aver mantenuto caratteristiche di grande stabilità.
Altre spiegazioni possibili?
Il primo caso al San Raffaele
Mentre conducevo questa analisi mi sono ricordato del primo paziente trovato positivo al San Raffaele di Milano, ricordate? Era un signore anziano ricoverato da giorni in terapia intensiva, mi pare almeno 5, a cui, all’epoca, qualche medico benpensante o sagace, dipende dai punti di vista, aveva fatto un tampone, sbagliando, secondo le linee guida ministeriali, perchè il paziente non aveva avuto alcun contatto con cinesi o persone provenienti dalla Cina. Ebbene, in quel caso si è dimostrato che qualcuno aveva infettato quel paziente, chissà da dove, e che quindi il contagio era presente in città già da vario tempo.
Milano non si ferma
Ricordiamo che in occasione dei primi casi in Lombardia la prima reazione delle persone è stata di evitare il blocco economico, e con suon di hashtag “Milano non si ferma” tutti hanno continuato a far correre la città.
Le altre nazioni europee
Se si trattasse di un fenomeno soltanto lombardo, beh, si potrebbe anche pensare che si tratti di una forma mutata. Ma come la mettiamo con gli altri paesi del mondo dove non sono state messe in campo restrizioni? Andiamo a vedere USA, Francia, Germania, UK. Che per la stessa ragione della Lombardia ai primi casi hanno reagito minimizzando, anche loro con il “Nessuno si fermi”, salvo pochi giorni fa partire in retromarcia e chiudere tutto. Ebbene, loro se la vedranno ben peggio di noi, perchè se da noi la serrata è avvenuta a circa 8000 contagi, da loro è avvenuta ben dopo il numero di contagi italiani. Ergo, avranno nelle prossime settimane una crescita peggiore della nostra.
La mortalità
In effetti il numero di decessi e di pazienti critici in Italia è molto più ampio che nel resto del mondo, attorno al 14%. Occorre tuttavia ricordare che anche in Cina era attestato attorno al 11% durante l’epidemia in corso, salvo poi ridursi man mano che il numero dei critici si riduceva e quello dei testati come positivi aumentava. E’ possibile che un grande numero di contagiati non sia attualmente tenuto in considerazione dato che la maggior parte dei tamponi ora non vengono più fatti come screening, ma solo come conferma diagnostica.
Conclusione
Siamo dunque proprio sicuri che il fenomeno lombardo sia così peculiare da immaginare una mutazione virale? Pare che quanto accade in Lombardia sia quello che è accaduto a Wuhan e che sta per accadere a Londra o New York e altre grandi città. Regione inquinata, di gran lavoratori, che, per lo meno all’inizio, non ha voluto o saputo fermarsi per tempo.
La storia ci ricorda che un tempo, per spiegare un fenomeno poco chiaro, cioè lo strano moto dei pianeti nel cielo, non potendo ammettere che la Terra girava attorno al Sole, si erano create le ipotesi più fantasiose riguardo i moti dei pianeti stessi. Salvo poi trovare la soluzione nella spiegazione più ovvia, ovvero che non è la Terra al centro, ma il Sole.
Non vorremmo che anche in questo caso si stia cercando una soluzione fantasiosa e complessa per spiegare un fenomeno di contagio potenzialmente ahimè piuttosto semplice.
Non vorremmo che evocare lo spettro della mutazione virale rischiasse in questo momento di focalizzare l’attenzione su aspetti impossibili da verificare e distrarre dalla vera urgenza, che come suggerito dai cinesi, consiste nel mettere in atto misure stringenti immediate.
Dott. Marco De Nardin