L’emergenza che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema sanitario e del tessuto socioeconomico del nostro Paese, come anche la capacità di restare lucidi, e agire per il bene comune. Ormai dovrebbero essere chiare a tutti le norme da seguire perché sia scongiurato il rapido propagarsi dell’epidemia, con le disastrose conseguenze che ciò avrebbe in termini di saturazione delle risorse ospedaliere, quindi di accesso alle cure: non solo per le fasce più vulnerabili della popolazione, ma potenzialmente per ciascuno di noi.
Eppure, soltanto l’altra sera abbiamo assistito all’esodo di centinaia di persone dalla Lombardia verso le regioni del sud Italia, e anche adesso, nel momento esatto in cui scrivo, a centinaia se ne stanno gomito a gomito distesi al sole. Come è possibile? Vi propongo di riflettere insieme, per tenerci emotivamente sul pezzo: alleniamo le nostre menti a pensare, perché da questo dipenderanno le nostre scelte e, mai come in questo momento storico, le scelte di ognuno avranno pesanti ripercussioni sulle vite degli altri.
Il punto è che questa del Coronavirus è una gran brutta batosta per tutti: si tratta di una realtà minacciosa da ogni punto di vista, perché possiamo ammalarci noi, possono ammalarsi i nostri cari e, per quanto la malattia decorra in modo lieve/moderato nella stragrande maggioranza dei casi, in una piccola – ma grande da gestire, se ci si ammala in molti nel giro di breve tempo – percentuale di essi può provocare gravi polmoniti, e far precipitare condizioni di salute già per altri versi compromesse. A questo aggiungiamo che, essendo un virus per lo più sconosciuto, non sappiamo bene cosa aspettarci; che ci vengono richiesti sacrifici notevoli al fine di poterne contenere la diffusione, ovvero un cambiamento radicale e tempestivo delle nostre abitudini di vita; e che molte attività produttive sono attualmente in ginocchio, e molte altre rischieranno di esserlo in futuro.
Il diniego
Capite che la situazione di emergenza che stiamo vivendo, l’epidemia di Coronavirus, è molto spiacevole e provoca emozioni spiacevoli: ansia, paura, dolore, rabbia, impotenza. E qual è la prima e istintiva reazione di fronte a ciò che è spiacevole?
È il diniego, ovvero il rifiuto di accettare la realtà, e non potete immaginare quanto sia in grado di rendersi cieca la mente umana di fronte a ciò che non si vuol vedere.
Ma questa situazione è reale, e continua a esserlo e a fare danni, mentre noi si guarda altrove: lo si sa che c’è un brutto virus in giro, e siamo un po’ grandi per dirci che proprio non esiste, la realtà torna a ricordarcelo da ogni parte, e però… dai, che oggi c’è un bel sole, andiamo tutti insieme a fare una bella gita. Fa brutto non dare il bacino, fa brutto non dare la mano. E poi, c’è chi dice che è poco più di una banale influenza, e poi i morti per strada noi non li vediamo. E poi, a noi non può capitare.
Ecco il diniego: negare la realtà spiacevole, o le sue conseguenze – per esempio la necessità di limitare la nostra abituale libertà di movimento per rallentare i contagi.
Tenete poi presente che il diniego va a braccetto con il panico, e con esso si alterna: le persone che minimizzano e banalizzano il pericolo, lo fanno perché pensano – consapevolmente o meno – di non saper gestire la paura, non sanno avere una sana fifa proporzionata alla realtà, che ci spinga ad attuare soluzioni efficaci, ancorché dolorose; conoscono solo il panico sconsiderato, o il suo opposto.
E agiscono come schegge impazzite, con poca o nessuna mediazione del pensiero: oggi vanno a svaligiare il supermercato, domani a farsi tutti un bel vinello, gomito a gomito.