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L’immunoterapia aumenta la sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma in stadio avanzato della vescica?

Gli autori di questo interessante studio avrebbero comprovato l’efficacia dell’immunoterapia con nivolumab per il trattamento del carcinoma della vescica in stadio avanzato.

Trattamento del carcinoma in fase avanzata della vescica e immunoterapia

Il carcinoma uroteliale è la forma di neoplasia maligna più frequente che può colpire la vescica e le vie urinarie e interessa per lo più gli uomini, con un rapporto tra i sessi di circa 3:1.

I tumori maligni della vescica possono permanere confinati senza tendenza all’invasione locale per anni, oppure possono esibire un’aggressività biologica maggiore fin da subito, invadendo la lamina muscolare circostante o metastatizzando.

Nelle fasi iniziali di accrescimento della neoplasia il paziente può avere sintomi o non averne nessuno, oppure avvertire dei fastidi a livello genito-urinario noti come LUTS (Lower Urinary Tract Symptoms). Questi ultimi possono palesarsi come difficoltà a urinare, senso di dolore alla minzione, gocciolamento post-minzionale ed esitazione, e non di rado può manifestarsi l’ematuria, ossia il riscontro di tracce di sangue nelle urine.

Quando il carcinoma si sviluppa fino alla fase avanzata, ovvero quando infiltra gli organi contigui o metastatizza, spesso vengono prescritti regimi chemioterapici a base di composti coordinati del platino, che tuttavia solo in alcuni casi portano a risposte durature ed efficaci.

Per questa ragione sono in fase di studio farmaci immunoterapici di recente introduzione che mirano a contrastare l’accrescimento neoplastico con altre modalità farmacologiche, cercando di aumentare la sopravvivenza globale dei pazienti affetti dalla neoplasia.

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Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Trial clinico controllato randomizzato.
  • Luogo: Vari Paesi del mondo, aderenti allo studio CheckMate901.
  • Tipo di pazienti: Soggetti adulti affetti da carcinoma uroteliale non resecabile o metastatico.

 

Scopo dello studio: l’immunoterapia è efficace nel trattamento del carcinoma della vescica in stadio avanzato?

Gli autori di questo importante trial multicentrico hanno verificato l’efficacia dell’aggiunta del farmaco immunoterapico nivolumab alla chemioterapia standard per il trattamento di pazienti affetti di carcinoma uroteliale in stadio avanzato.

 

Progettazione

Allo studio hanno preso parte circa 600 pazienti adulti, tutti affetti da carcinoma utoteliale non operabile o metastatico, diagnosticato tramite opportuno esame istologico.

Tutti i partecipanti sono dunque stati suddivisi in due macro-gruppi in maniera randomizzata:

  • il primo gruppo, sperimentale, ha ricevuto l’assunzione del nivolumab ogni 3 settimane, unitamente alla chemioterapia standard a base di cisplatino + gemcitabina, per un massimo di 2 anni;
  • il secondo gruppo, di controllo, ha invece ottenuto la somministrazione della sola chemioterapia standard a base di cisplatino + gemcitabina per un massimo di sei cicli.

 

Risultati

Dopo un follow-up mediano di poco meno di 3 anni, sono emersi i seguenti risultati:

  • i pazienti del gruppo sperimentale hanno riportato un rischio inferiore del 22% di decedere rispetto ai pazienti del gruppo di controllo;
  • la sopravvivenza libera dalla progressione di malattia è stata in media circa il 30% più alta nei pazienti che hanno usufruito, oltre che della consueta chemioterapia, anche dell’immunoterapia a base del nivolumab.

 

Conclusioni

Il presente trial clinico ha evidenziato l’efficacia e la sicurezza del farmaco immunoterapico nivolumab per il trattamento del carcinoma uroteliale (della vescica o delle vie urinarie) in stadio avanzato, ossia giudicato non operabile o già metastatico.

Fonti e note:

ARTICOLO ORIGINALE: van der Heijden MS, Sonpavde G, Powles T, Necchi A, Burotto M, Schenker M, et al. Nivolumab plus gemcitabine–cisplatin in advanced urothelial carcinoma. New England Journal of Medicine. 2023;389(19):1778–89.

Nota 1. Nivolumab agisce inibendo una proteina chiamata PD-1 (Programmed Death-1) presente sui linfociti T, che è coinvolta nella regolazione negativa della risposta immunitaria, impedendo alle cellule T di attaccare le cellule self dell’organismo. Non è raro che le cellule tumorali possano sfruttare questa via di regolazione per sfuggire al rilevamento e all’attacco del sistema immunitario.