Come ci si infetta di Covid-19?
E’ curioso doversi occupare di infezione da Covid-19 in novembre 2020. Possibile che ancora non lo sappiamo? Ebbene sì. I casi che ho visto con i miei occhi nei giorni scorsi ci fanno capire quanto la nostra percezione della situazione sia ancora alterata e vada drasticamente modificata.
L’infezione da Covid-19 in ospedale come prevenirla
Iniziamo con qualche scena di ospedale.
L’anestesista in rianimazione intubato
Un collega anestesista di 60 anni, senza patologie importanti, si trova in rianimazione intubato con la polmonite da Covid-19, in lotta tra la vita e la morte. Non ha patologie pregresse importanti. Fino all’altro giorno lavorava a stretto contatto con noi. Poco prima di non respirare più e dover essere intubato cerca di capire dove e come può aver contratto la malattia. Ricorda di aver sempre messo la mascherina, tranne in un caso in cui è andato a prendere un caffè al bar con un collega ginecologo, poi risultato positivo asintomatico.
Una sola volta, al bar, ha abbassato la guardia. Ne basta una.
Gli infermieri in casa di cura
Casa di cura privata, sala operatoria. Terminato il turno, arriva l’ora del pranzo. Nella cucina 2 metri x 2, gli infermieri della sala operatoria fanno la pausa pranzo. Sei infermieri in un tavolo lungo poco più di un metro. Distanza media tra le persone? Forse 30 centimetri, per 20 minuti circa. Osservo la scena e commento che non è modo di rispettare la distanza. Ma vengo deriso da gente meravigliata. Siamo a posto.
Gli infermieri in pneumologia
8/11 turno di notte. Vengo chiamato in pneumologia per valutare un paziente con polmonite Covid-19 che respira male trattato con ventilazione non invasiva: la situazione di rischio contagio più alto in assoluto (1). Mi vesto con i presidi, la maschera FP3, la visiera protettiva, doppi guanti, camice. Giunto in reparto, mi accoglie un infermiere che mi accompagna nella stanza del malato: ha addosso solo la mascherina FP2. Niente altre protezioni, niente visiera, niente guanti. Non per mancanza di presidi, ma per sua scelta. Mi accompagnerà anche in altre due stanze con altri malati Covid-19.
Non sarà un caso, ma in quel reparto ci sono 2 pneumologi e 3 infermieri positivi al Covid-19. Dobbiamo aggiungere altro?
La OSS scesa dai reparti
8/11, terapia intensiva. Una OSS scende dal reparto di medicina per far eseguire un’emogasanalisi su un prelievo. Ci chiede con curiosità: “Ma come stanno gli ammalati in terapia intensiva?” Ci meravigliamo della sua domanda ma comunque le rispondiamo che sono ovviamente gravi, tutti intubati e molti in condizioni critiche. Rimane di stucco: “ma allora è così grave la situazione?”
Nel mezzo pubblico
Un diretto conoscente mi raccontava che un suo amico si è infettato con certezza in autobus. A casa vive con la moglie casalinga che non esce quasi mai, lui prende il bus e scende al capolinea dove lavora in un ufficio da solo. E ha indossato sempre la mascherina. Evidentemente 45 minuti di viaggio in andata e ritorno senza distanze di sicurezza sono sufficienti per un’infezione.
In casa
Una collega infermiera in casa di cura è risultata positiva sintomatica. Ma non si è mai tolta la maschera FP2 che ci danno di ordinanza nella clinica privata. Unico contatto a rischio, col marito. Che però al tampone è risultato negativo. L’unica opzione che immaginiamo è che il contagio sia stato iniziato dal marito, verosimilmente positivo asintomatico, che all’epoca del controllo fatto per la positività della moglie ormai era già diventato negativo.
Conclusioni: come avviene l’infezione da Covid-19?
Gli episodi realmente accaduti che abbiamo descritto ci raccontano una storia unica: che non è facile tenere la guardia alzata contro il Covid-19 in maniera costante. Un po’ perchè alcuni non li tocca da vicino, un po’ perchè è faticoso essere sempre all’erta, il Coronavirus rischia di sorprenderci nell’unico momento della giornata in cui siamo più vulnerabili.
E’ invece fondamentale mantenere costante tutti assieme l’attenzione e vigilare l’uno sull’altro per non vanificare con poche disattenzioni gli sforzi di tutti.
Note
- La ventilazione non invasiva nei pazienti Covid-19 contribuisce a formare un aerosol di particelle virali estremamente pericoloso per cui occorre proteggersi al massimo nelle vicinanze del soggetto