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Con il termine iperglicemia si intende l’aumento dei livelli di zucchero nel sangue, condizione spesso associata al diabete mellito, una malattia cronica che colpisce la regolazione del glucosio nel corpo ma che può verificarsi anche in altre situazioni.
I livelli di zuccheri sono regolati da un complesso equilibrio tra l’insulina, un ormone prodotto dal pancreas, e altri fattori. Quando questo equilibrio viene alterato o compromesso i livelli di zuccheri possono salire oltre i valori normali, causando una serie di disturbi e potenzialmente danneggiando vari organi e tessuti del corpo.
I valori normali della glicemia a digiuno sono collocati solitamente tra 70 e 100 mg/dl.
- Se il valore è uguale o superiore ai 126 mg/dl per due volte a distanza di una settimana si parla di diabete.
- Se è compreso tra 101 e 125 mg/dl si parla di prediabete.
Gli episodi di iperglicemia possono anche essere sporadici e dovuti ad altre cause. Comprendere le cause, i sintomi, la diagnosi e i trattamenti è fondamentale per una gestione efficace della salute e del benessere.
Quanto è frequente l'iperglicemia? Epidemiologia
È un problema di salute diffuso a livello mondiale.
Secondo l’International Diabetes Federation, nel 2019 c’erano circa 463 milioni di adulti affetti da diabete nel mondo, corrispondenti al 9,3% della popolazione adulta. Si stima che questo numero aumenterà fino a raggiungere i 700 milioni entro il 2045, motivo per cui questa condizione è diventata una preoccupazione significativa per la salute pubblica a causa della sua alta prevalenza e delle complicanze associate.
Infatti è in aumento in tutto il mondo, principalmente a causa di cambiamenti:
- Nella dieta,
- Nell’urbanizzazione,
- Nello stile di vita.
Paesi con redditi più elevati e occidentali, che promuovono diete ricche di zuccheri e grassi, spesso presentano una maggiore prevalenza di iperglicemia e diabete. Tuttavia anche le aree a basso e medio reddito stanno affrontando una crescita allarmante di questi casi, in parte a causa dell’adozione di modelli di vita più occidentali.
Se non controllata, l’iperglicemia può portare a una serie di complicanze gravi che possono incidere negativamente e in modo significativo sulla qualità della vita delle persone.
Quali sono le cause dell'iperglicemia? Eziologia
L’innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue può essere dovuto a diversi fattori e condizioni, vediamo i più comuni.
Diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2
Nel diabete mellito tipo 1 il sistema immunitario attacca e distrugge le cellule beta del pancreas responsabili della produzione di insulina. Senza quest’ultima il glucosio non può entrare efficacemente nelle cellule, causando un aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
Nel diabete mellito tipo 2 le cellule diventano gradualmente resistenti all’azione dell’insulina o il pancreas non ne produce abbastanza per soddisfare le esigenze del corpo. Questo porta a un’incapacità di utilizzare il glucosio in modo efficace e all’accumulo di zucchero nel sangue.
Resistenza all'insulina
Si verifica quando le cellule del corpo diventano meno sensibili all’azione dell’insulina.
A questo punto il pancreas deve produrne in maggiore quantità per cercare di compensare, ma alla lunga può diventare insufficiente, causando l’iperglicemia.
Altre condizioni mediche e uso di farmaci e sostanze
L’iperglicemia può essere causata anche da altre condizioni mediche come:
- Diabete gestazionale (che si verifica durante la gravidanza),
- Malattie pancreatiche,
- Malattie del fegato,
- Sindrome dell’ovaio policistico,
- Alcuni disturbi endocrini.
Inoltre può verificarsi come effetto collaterale di alcuni farmaci, come ad esempio i corticosteroidi e alcuni farmaci antipsicotici. Anche l’assunzione di determinate sostanze come alcol e droghe può influenzare negativamente la regolazione del glucosio.
Fattori di rischio
Tra i fattori di rischio troviamo:
- Obesità e stile di vita sedentario, poiché l’accumulo di tessuto adiposo può causare resistenza all’insulina,
- Predisposizione genetica,
- Età avanzata,
- Storia familiare di diabete,
- Ipertensione,
- Alto consumo di zuccheri e carboidrati raffinati.
Inoltre situazioni di stress fisico o emotivo, come traumi, interventi chirurgici o infezioni, possono innalzare temporaneamente i livelli di zucchero nel sangue. Questo avviene attraverso meccanismi di regolazione ormonale, in cui il corpo rilascia ormoni come cortisolo e adrenalina che aumentano la produzione di glucosio.
Quali sono i sintomi dell'iperglicemia? Sintomatologia
Può manifestarsi con una serie di sintomi che possono variare in intensità e durata, anche se alcune persone possono sperimentarla senza manifestare disturbi evidenti.
Tra i sintomi più comuni:
- Aumento della sete (polidipsia): può causare una sensazione costante di sete e un desiderio di bere più acqua del solito, perché l’eccesso di zucchero nel sangue provoca un aumento del volume di urina e disidratazione.
- Aumento della minzione (poliuria): il corpo cerca infatti di eliminare l’eccesso di zucchero attraverso l’urina.
- Sensazione di fame persistente (polifagia): nonostante l’assunzione di cibo, il corpo non è in grado di utilizzare adeguatamente il glucosio come fonte di energia e le cellule non ricevono abbastanza nutrimento, con aumento della fame.
- Perdita di peso non intenzionale: il corpo inizia a utilizzare le riserve di grasso e muscolo come fonte di energia, poiché non riesce a utilizzare adeguatamente il glucosio.
- Affaticamento e debolezza: a causa dell’incapacità delle cellule di ottenere abbastanza energia dal glucosio, ci si può sentire affaticati e senza energie.
- Visione offuscata: livelli elevati di glucosio nel sangue possono influire sulla capacità del cristallino dell’occhio di focalizzare correttamente, causando una visione offuscata o sfocata.
- Secchezza della bocca e prurito: questa condizione può causare secchezza delle fauci e prurito generalizzato sulla pelle.
In alcuni casi può portare a sintomi più gravi che richiedono attenzione medica immediata. Questi includono:
- Nausea e vomito persistenti,
- Difficoltà respiratorie,
- Confusione mentale,
- Odore di acetone nell’alito,
- Perdita di coscienza.
Diagnosi di iperglicemia
La diagnosi di iperglicemia avviene tramite un’anamnesi, un esame obiettivo ed alcuni esami di laboratorio che possano confermare la diagnosi. Solitamente viene diagnosticata da un medico di medicina generale.
Esploriamo il processo nel dettaglio.
Anamnesi
Questa fase di valutazione è essenziale per aiutare il medico a comprendere meglio la situazione e a formulare una diagnosi accurata. Verranno analizzati:
- Sintomi attuali: sarà importante valutare la presenza e la gravità dei disturbi per comprendere meglio la situazione del paziente.
- Storia medica: inclusi eventuali problemi di salute pregressi, diagnosi precedenti di diabete o iperglicemia, condizioni mediche esistenti.
- Storia familiare: il medico indagherà sulla presenza di una storia familiare di diabete, poiché ciò può aumentare il rischio di sviluppare la condizione. Saranno prese in considerazione informazioni su parenti di primo grado (genitori, fratelli) o altri familiari che hanno avuto diagnosi di diabete o iperglicemia.
- Fattori di rischio: verranno valutati aspetti quali obesità , fumo di sigaretta, età avanzata, storia di diabete gestazionale nelle donne, uso di farmaci associati all’iperglicemia come i corticosteroidi.
- Storia dietetica e di attività fisica: si esaminano le abitudini alimentari del paziente, compresi i tipi di cibo consumati, la quantità e la frequenza dei pasti, valutando se vi è un’eccessiva assunzione di zuccheri o carboidrati raffinati nella dieta. Inoltre il medico potrebbe porre domande sull’attività fisica svolta.
- Esami precedenti: sarà utile conoscere eventuali esami del sangue precedenti, come misurazioni dei livelli di glucosio a digiuno o test dell’emoglobina glicata.
- Altre informazioni: ad esempio sui sintomi associati a complicanze relative alla condizione, come neuropatia periferica, retinopatia o insufficienza renale.
Esame obiettivo
Comprende una serie di valutazioni cliniche per identificare segni fisici e sintomi associati alla condizione, come:
- Misurazione dei parametri vitali: comprendono la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la temperatura corporea. Questi dati possono fornire indicazioni generali sullo stato di salute del paziente e sull’eventuale presenza di segni sospetti.
- Valutazione dell’aspetto generale: il medico valuterà lo stato di nutrizione, l’eventuale perdita di peso, l’umore e il livello di coscienza. La presenza di segni di disidratazione, affaticamento e malnutrizione può essere indicativa.
- Esame della cute: si valuta la presenza di secchezza, prurito, ulcere cutanee che non guariscono facilmente e infezioni ricorrenti della cute o delle mucose. Inoltre il medico può cercare segni di acantosi nigricans, una condizione caratterizzata da aree di pelle scura e ispessita, spesso associata all’insulino-resistenza.
- Esame addominale: può palpare l’addome per verificare la presenza di ingrossamento o sensibilità al livello del fegato o del pancreas. Questo può essere utile per identificare condizioni correlate, come malattie epatiche o pancreatite.
- Valutazione neurologica: può valutare la funzione del sistema nervoso tramite l’osservazione della forza muscolare, dei riflessi, della sensibilità e della coordinazione. L’iperglicemia a lungo termine può causare danni ai nervi (neuropatia diabetica), che possono manifestarsi come perdita di sensibilità , formicolio o dolore alle estremità .
- Valutazione cardiaca: il medico può ascoltare il cuore con uno stetoscopio per valutare il ritmo cardiaco e rilevare eventuali anomalie, come un’aritmia.
Esami di laboratorio
Tra gli esami di laboratorio possibili per diagnosticare l’iperglicemia troviamo:
- Misurazione della glicemia a digiuno: questo è uno degli esami di laboratorio più comuni. Viene eseguito dopo un periodo di digiuno di almeno 8 ore e misura il livello di glucosio nel sangue. Un valore superiore a 126 mg/dL (7 mmol/L) in due diverse occasioni può indicare la presenza di un’iperglicemia cronica, ovvero il diabete.
- Test dell’emoglobina glicata: misura la percentuale di emoglobina che è stata esposta a livelli elevati di glucosio nel sangue nel corso degli ultimi 2-3 mesi. È un indicatore del controllo glicemico a lungo termine. Un valore superiore al 6,5% indica iperglicemia.
- Profilo lipidico: misura i livelli di colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue. L’iperglicemia può essere associata a un aumento dei livelli degli ultimi due.
- Misurazione dell’emoglobina A1c fruttosamina: può essere utilizzata per valutare il controllo glicemico a breve termine (2-3 settimane).
- Test di tolleranza al glucosio: prevede la misurazione dei livelli di glucosio nel sangue dopo aver somministrato una bevanda zuccherina al paziente. Viene utilizzato per diagnosticare il diabete mellito ma soprattutto il prediabete, la condizione che lo precede e che può essere trattata efficacemente con una modifica dietetica.
Esami strumentali
Gli esami strumentali per l’iperglicemia vengono solitamente utilizzati per valutare la presenza di complicanze. Tra i più comuni:
- Ecografia addominale: può essere eseguita per valutare la morfologia del fegato e del pancreas per rilevare eventuali anomalie strutturali che potrebbero essere correlate alla condizione, come la presenza di steatosi epatica (fegato grasso) o cisti pancreatiche.
- Esami oftalmologici: l’esame del fondo dell’occhio tramite retinografia può essere eseguito per valutare la presenza di retinopatia diabetica, una complicanza oculare a lungo termine dell’elevato livello di glucosio nel sangue, che può provocare lesioni, emorragie o alterazioni vascolari. L’angiografia retinica può essere utilizzata per valutare il flusso sanguigno nella retina.
- Elettrocardiogramma: registra l’attività elettrica del cuore e può essere utilizzato per valutare il rischio di malattie cardiovascolari correlate all’iperglicemia.
- Test diagnostici specifici: a seconda dei sintomi e delle condizioni presenti, possono essere richiesti ulteriori test strumentali specifici. Ad esempio, se sono presenti sintomi di neuropatia periferica, potrebbe essere eseguito un test della conduzione nervosa per valutare la funzione dei nervi.
Diagnosi differenziale della iperglicemia
Comprende l’analisi delle condizioni che possono causare un aumento dei livelli di glucosio nel sangue, come:
- Diabete mellito di tipo 1: la diagnosi differenziale si basa sulla presenza di sintomi diabetici come sete eccessiva, minzione frequente, perdita di peso.
- Diabete mellito di tipo 2: vengono considerati i fattori di rischio come obesità , familiarità per diabete di tipo 2, età avanzata e stile di vita sedentario.
- Diabete gestazionale: si verifica durante la gravidanza e può mettere a rischio sia la madre che il feto. Vengono valutate la storia di gravidanze precedenti, la presenza di fattori di rischio come obesità o una storia familiare di diabete gestazionale e i risultati dei test di screening durante la gestazione.
- Pancreatite: è l’infiammazione del pancreas e può interferire con la produzione di insulina. Nella differenziale si considerano sintomi come dolore addominale acuto, nausea, vomito, e i risultati di esami di imaging come l’ecografia o la tomografia computerizzata addominale.
- Insufficienza renale cronica: può causare un’alterazione del metabolismo del glucosio. Vengono presi in esame i sintomi dell’insufficienza renale, come affaticamento, edema, alterazioni dell’urina, e i risultati di esami del sangue come la creatinina e l’urea.
- Uso di farmaci: viene valutato l’uso di farmaci e la presenza di altre condizioni che richiedono l’assunzione di medicinali correlati alla condizione.
Trattamento per l'iperglicemia
La scelta dell’approccio terapeutico dipende dalla causa sottostante e può includere modifiche all’alimentazione, allo stile di vita o farmaci specifici.
Vediamo i trattamenti più comuni.
Alimentazione equilibrata
Una dieta equilibrata è fondamentale per controllare i livelli di glucosio nel sangue. Alcuni punti chiave da considerare sono:
- Carboidrati: optare per carboidrati complessi come cereali integrali, legumi, frutta e verdura, che vengono digeriti più lentamente e hanno un minor impatto sulla glicemia rispetto ai carboidrati raffinati come pane bianco, pasta e zuccheri aggiunti.
- Fibre: consumare una quantità adeguata di fibre alimentari, che si trovano principalmente nella frutta, nella verdura e nei cereali integrali aiuta a stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue e promuove una buona salute digestiva.
- Proteine: includere fonti di proteine magre come pollo, pesce, legumi e latticini a basso contenuto di grassi, che contribuiscono a mantenere un senso di sazietà e possono aiutare a controllare i picchi di glucosio dopo i pasti.
- Grassi: limitare l’assunzione di grassi saturi e grassi trans, come quelli presenti in alimenti fritti, cibi processati e prodotti da forno. Preferire invece fonti di grassi sani come olio d’oliva, avocado, noci e semi.
- Porzioni e frequenza dei pasti: controllare le porzioni degli alimenti e distribuire i pasti durante il giorno in modo equilibrato. Consumare piccoli pasti frequenti può aiutare a mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue.
Modifiche dello stile di vita
I cambiamenti che si possono adottare per gestire la condizione includono:
- Attività fisica regolare: può aiutare a migliorare la sensibilità all’insulina e a ridurre i livelli di glucosio nel sangue. L’obiettivo è di dedicare almeno 150 minuti alla settimana a esercizi aerobici moderati-intensi, come camminare, nuotare o andare in bicicletta. Inoltre è importante includere anche esercizi di resistenza, come sollevamento pesi o esercizi con elastici, per migliorare la massa muscolare e il metabolismo.
- Gestione dello stress: trovare modi efficaci per gestire lo stress, come praticare tecniche di rilassamento, meditazione, yoga o hobby che offrono svago e piacere può contribuire a mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue.
- Controllo del peso: mantenere un peso sano o lavorare per raggiungere quello adeguato può contribuire a migliorare il controllo glicemico. Se necessario, consultare un dietologo o un nutrizionista per un piano alimentare personalizzato.
- Evitare il fumo e l’abuso di alcol: entrambi possono aumentare il rischio di complicanze legate alla condizione. Smettere di fumare e limitare o evitare l’assunzione di alcol possono avere un impatto positivo sulla salute generale e sul controllo glicemico.
Monitoraggio della glicemia
Consiste nella misurazione dei livelli di glucosio nel sangue per valutare l’efficacia del trattamento, adattare le terapie e prendere decisioni informate riguardanti lo stile di vita.
Ecco alcuni punti importanti a riguardo:
- Strumenti di monitoraggio: i più utilizzati sono due, ovvero:
- i glucometri, che richiedono una goccia di sangue prelevata con una lancetta. Questa si applica poi su una striscia reattiva e si inserisce nello strumento per ottenere i risultati, visualizzati sullo schermo del dispositivo.
- i sensori di monitoraggio continuo del glucosio, che utilizzano un sensore sottocutaneo per misurare continuamente i livelli di glucosio nel liquido interstiziale. I dati vengono trasmessi a un dispositivo ricevitore o a uno smartphone per visualizzarli in tempo reale. Alcuni sono dotati di allarmi per avvisare quando i livelli di glucosio sono troppo alti o troppo bassi.
- Frequenza del monitoraggio: dipende dalle esigenze individuali e dall’eventuale tipo di diabete.
- Momenti di misurazione: possono variare a seconda delle circostanze individuali.
- al mattino, dopo almeno 8 ore di digiuno notturno, determina se siano necessari adeguamenti nella terapia insulinica o nella gestione del diabete;
- prima dei pasti può essere utile per determinare le dosi di insulina o per fare scelte alimentari appropriate;
- 1-2 ore dopo l’inizio del pasto per valutare la risposta glicemica.
- Registrazione dei risultati: è importante registrare i risultati in un diario o con l’ausilio di strumenti digitali. Questo consente di monitorare le tendenze dei livelli di glucosio nel tempo e di identificare eventuali pattern o problemi ricorrenti.
- Utilizzo dei dati: i risultati aiutano a valutare l’efficacia del trattamento e apportare eventuali modifiche. Possono anche aiutare a identificare i fattori che influenzano i livelli di glucosio, come l’alimentazione, l’esercizio fisico o lo stress, e ad adottare misure preventive per gestire la condizione.
Farmaci antidiabetici
Nel caso di diabete, potrebbe essere consigliato l’uso di farmaci come:
- Metformina: funziona riducendo la produzione di glucosio dal fegato e migliorando l’uso dell’insulina da parte delle cellule del corpo. Viene solitamente assunta una o due volte al giorno con i pasti.
- Sulfoniluree: stimolano il pancreas a produrre più insulina, aiutando a ridurre i livelli di glucosio nel sangue. Le più comuni includono glibenclamide, gliclazide e glimepiride. Si possono assumere una o due volte al giorno prima dei pasti.
- Inibitori della DPP-4 (Dipeptidil peptidasi-4): come sitagliptin, saxagliptin e linagliptin, agiscono inibendo un enzima che degrada gli ormoni incretinici, i quali stimolano il pancreas a produrre più insulina e riducono la produzione di glucosio da parte del fegato. Vengono generalmente assunti una volta al giorno.
- Inibitori del SGLT2 (Sodio-glucosio cotrasportatore 2): come dapagliflozin, empagliflozin e canagliflozin, agiscono bloccando i reni dal riassorbire il glucosio, favorendo così l’escrezione attraverso l’urina. Vengono solitamente assunti una volta al giorno.
- Tiazolidinedioni (TZD): come pioglitazone e rosiglitazone, migliorano la sensibilità all’insulina delle cellule del corpo e aiutano anche a ridurre la produzione di glucosio da parte del fegato. Vengono solitamente assunti una volta al giorno.
- Incretinomimetici: come l’esoratide e la liraglutide, sono analoghi degli ormoni incretinici. Stimolano il pancreas a produrre più insulina e riducono la produzione di glucosio da parte del fegato. Vengono somministrati tramite iniezione, generalmente una o due volte al giorno.
- Alfa-glucosidasi inibitori: come l’acarbose e il miglitol, rallentano l’assorbimento dei carboidrati dall’intestino per prevenire picchi improvvisi di glucosio dopo aver mangiato. Vengono solitamente assunti insieme ai pasti.
- Insulina: è un ormone essenziale per il controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Nelle persone con diabete il pancreas potrebbbe non produrne a sufficienza o potrebbe non venire utilizzato correttamente dal corpo, pertanto viene somministrato esternamente.
Iperglicemia: elementi fondamentali
L’iperglicemia può rappresentare dunque un problema significativo per la salute.
Può essere causata da diverse condizioni, in particolare il diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2, malattie come diabete gestazionale, malattie pancreatiche, malattie del fegato, sindrome dell’ovaio policistico, o anche l’utilizzo di alcuni farmaci e sostanze che possono influire sui livelli di zuccheri. Inoltre esistono diversi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità del manifestarsi di questa condizione.
I sintomi più comuni includono un aumento nella sete e della minzione, sensazione di fame persistente, perdita di peso non intenzionale, affaticamento e debolezza,secchezza delle fauci, prurito e visione offuscata.
La diagnosi avviene solitamente tramite un’anamnesi, un esame obiettivo e, in particolare, alcuni esami di laboratorio atti a misurare il livello di glucosio nel sangue.
In generale è una condizione che può essere gestita efficacemente attraverso una combinazione di modifiche allo stile di vita, alla dieta e il monitoraggio della glicemia. In caso di diabete è possibile sia necessario un approccio farmacologico.
Riconoscere i segni e i sintomi precoci, cercare una diagnosi tempestiva e adottare un approccio proattivo nella gestione dell’iperglicemia possono contribuire a prevenire complicanze a lungo termine e migliorare la qualità di vita.