Rispondiamo in questo articolo alla domanda: perchè il Coronavirus dovrebbe essere così pericoloso, se in fondo assomiglia all’influenza?
Le due principali caratteristiche che contraddistinguono un virus sono la letalità e la infettività. Per praticità abbiamo inserito entrambi i parametri in un grafico, nel quale riportiamo la infettività nelle ascisse, in orizzontale, e la mortalità in ordinata, in verticale, su scala logaritmica per riuscire a inserire i dati in un grafico non troppo grande.
La letalità consiste nella capacità del virus di creare danno agli organi dell’organismo ospite, fino potenzialmente alla morte. La letalità quindi è la percentuale di soggetti uccisi dal virus sul totale dei soggetti infettati. In ordinata troviamo, dal basso all’alto, quindi in ordine di pericolosità, il comune raffreddore, la polio, l’influenza stagionale, che ha una mortalità dell’1% circa. A metà grafico troviamo la SARS, che ha una mortalità attorno al 10%, analogo alla influenza spagnola che determinò l’epidemia nel secolo scorso. Molto più in alto nel grafico, i virus letali, come Ebola, MERS, influenza degli uccelli, che hanno una mortalità altissima.
Quale è dunque nel grafico la posizione del Coronavirus attuale per quanto riguarda la mortalità? Non è ancora possibile determinarla con certezza, per cui è stato stimato possa stare entro un range tra 1 e 10%, cioè tra l’influenza stagionale (0.1%) e la SARS (10%). Il dato attualmente raccolto e riferito dalle autorità cinesi, ad oggi, data 4 febbraio 2020, è di circa il 2,1% di decessi sul totale dei pazienti infetti. Questo valore è piuttosto basso, se confrontato con gli altri virus davvero tremendi. Tuttavia non è questo dato da solo a determinare la pericolosità di un virus, ma va valutato, come nel grafico, assieme alla infettività.
L’infettività è descritta dalla quantità di soggetti che ciascun soggetto infetto può a sua volta infettare. Può variare da un minimo di 1, per lo meno all’inizio della diffusione del virus (=1 soggetto infettato a sua volta da ciascun soggetto infetto) ad un massimo di 15, come per le malattie esantematiche (=15 soggetti infettati per ogni soggetto infetto).
Nel caso del Coronavirus pare che la infettività sia abbastanza elevata, con un numero stimato di circa 2,5 soggetti infettati per ogni soggetto infetto.
Come si vede dal grafico, non si potrà definire con precisione la posizione del Coronavirus nel grafico fino alla conclusione dell’epidemia. Di sicuro man mano che scorre il tempo sarà possibile circoscrivere ulteriormente il range attualmente evidenziato in arancione nel grafico, ottenendo man mano dati più precisi.
La difficoltà nel determinare la reale mortalità del Coronavirus dipende dal fatto che è difficile identificare tutti i soggetti infetti, che stanno alla base del rapporto di letalità. E’ molto probabile che il numero di soggetti infetti sia notevolmente più alto rispetto alle attuali stime, dato che non è di facile reperimento il kit di analisi in ospedali sovraffollati e con risorse in esaurimento
Allo stesso modo, è possibile che anche il numero dei soggetti deceduti sia sottostimato, dal momento che la infezione è in espansione e che occorre un certo tempo per un soggetto per passare dallo stato di infetto alla morte, quindi il picco dei decessi segue sempre il picco dell’infezione.
Un ulteriore pericolo consiste nel fatto che il virus potrebbe essere in grado di aumentare la sua letalità. Questa possibilità risiede nella alta capacità mutagena del virus. Se, come risulta, il virus è riuscito a compiere già delle mutazioni importanti, portando con sè delle caratteristiche tipiche dei virus dei pipistrelli e altre tipiche dei virus dei serpenti, significa che durante la sua permanenza nella specie umana potrebbe ulteriormente modificarsi. Per esempio potrebbe cambiare i propri recettori, riuscendo a colpire altri organi oltre ai polmoni e dare altre malattie oltre alla polmonite, colpendo le cellule del sangue, del sistema immunitario o altri organi vitali.
E’ per questo motivo che si cerca di contenere al massimo la diffusione del virus, per limitare il numero massimo di soggetti che è in grado di colpire e di conseguenza il numero di soggetti nei quali può replicarsi e potenzialmente mutare.
Il grande sforzo in atto consiste nell’evitare che il virus possa diventare diffuso come l’influenza, perchè la sua alta mutagenicità potrebbe trasformarlo da un virus di gravità media, come pare essere ora, in un virus letale.
Dott. Marco De Nardin