La variante B.1.525 del Sars-CoV-2: caratteristiche
La scoperta della variante B.1.525
La variante B.1.525 è stata individuata nel Regno Unito intorno alla metà di dicembre 2020, ed è stata poi rintracciata in altri paesi, come Nigeria, Danimarca, Stati Uniti, Canada e Francia e conta al momento un centinaio di casi in tutto il mondo (1).
Il 17 febbraio 2021 la variante B.1.525 è stata individuata anche in Italia, più precisamente a Napoli, dall’Istituto Pascale e dall’università Federico II, in un paziente tornato dall’Africa per motivi di lavoro.
Le mutazioni presenti nella variante B.1.525
Come ogni variante, la B.1.525 contiene varie mutazioni, alcune specifiche, altre presenti anche in altre varianti di Covid-19.
La mutazione specifica della variante B.1.525
La mutazione specifica della variante B.1.525, che la contraddistingue, è situata nella proteina Spike, nella posizione 677, più precisamente Q677H.
Le mutazioni in comune con la variante inglese
Altre mutazioni presenti nella variante B.1.525 sono in comune con la variante inglese B.1.1.7 (2):
- 501Y
- del 69-70
- del 144
Le mutazioni in comune con le varianti sudafricana e brasiliana
Un’ulteriore mutazione, la E484K (2), è in comune con la variante sudafricana e variante brasiliana del Covid-19.
Significato e pericoli delle mutazioni presenti nella variante B.1.525
Trasmissibilità e virulenza della variante: la mutazione in 501.
Il Coronavirus entra nelle cellule umane con un sistema di attracco, un po’ come accade sulle astronavi che hanno dei portelli appositi che combaciano e si incastrano perfettamente prima di poter completare l’aggancio. Nella fattispecie, nel caso del Coronavirus SARS CoV-2 il sistema di attacco avviene tra la proteina Spike del Coronavirus e un recettore che si trova sulle cellule umane, il recettore dell’angiotensina 2 (ACE-2) (vedi figura).
I ricercatori hanno studiato le strutture della proteina Spike mutate e fatto delle elaborazioni al calcolatore per comprendere se il cambio di forma della proteina Spike prodotto da queste mutazioni potesse rendere la proteina Spike più efficace nel legare il proprio bersaglio (3, 4).
Ebbene, dalle simulazioni condotte al pc, la mutazione N501Y presente nella variante B.1.525 del Covid-19, presente anche nella variante sudafricana 501Y.V2 e in quella inglese, conferisce una maggiore affinità alla proteina Spike per il recettore dell’angiotensina 2 (ACE-2), riducendo l’energia che il legame richiede. In altre parole, la mutazione consente al virus di “arpionare” le cellule umane con maggiore facilità e di rimanerci legato in modo più saldo e quindi di attaccarle in modo più efficace. Di qui la sua probabile elevata virulenza.
Resistenza a vaccini ed anticorpi della variante B.1.525
La presenza della mutazione E484K può essere una minaccia per le terapie che si basano sugli anticorpi. È altamente probabile che questa mutazione, come accade per le varianti brasiliana e sudafricana, conferisca una elevata resistenza a plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccini.
Riguardo i vaccini, già uno studio indica un’aumentata resistenza indotta da E484K al vaccino Pfizer BNT162b2 (3).
Conclusioni: quanto è temibile la variante B.1.525 del Covid-19?
Non ci sono ancora studi specifici sulla variante B.1.525. Tuttavia, dato che è un mix di mutazioni già note, che conferiscono determinate caratteristiche, è verosimile immaginare che:
- per via della mutazione in sede Spike 501, oltre alle due delezioni, abbia una maggiore capacità infettiva, come per la variante inglese
- per via della mutazione in sede Spike 484 possa risultare, come per le varianti brasiliana e sudafricana, in un’elevata resistenza a:
Occorre attendere qualche settimana per conoscere meglio il comportamento di questa variante e comprendere se risulta particolarmente temibile come le prime rilevazioni farebbero supporre.
Fonti e note:
(1) https://cov-lineages.org/global_report_B.1.525.html