La Leucemia Mieloide Cronica (LMC): classificazione, sintomi e trattamenti
La leucemia mieloide cronica (LMC) è una neoplasia mieloproliferativa dovuta all’incontrollata crescita di cellule staminali ematopoietiche che danno vita alla linea mieloide da cui derivano i globuli bianchi.
I globuli bianchi a crescita incontrollata (chiamati blasti o blasti leucemici) non sono completamente maturi per cui non sono in grado di svolgere la loro funzione e inoltre invadono il midollo osseo causando un blocco nella formazione delle altre cellule del sangue, come i globuli rossi.
La LMC è una malattia prevalentemente dell’età adulta poiché il 60% dei casi insorge in individui con età maggiore di 60 anni ed è inoltre una patologia a bassa prevalenza nella popolazione italiana con circa 1-2 casi su 100.000 persone, prevalentemente uomini.
Classificazione
La leucemia mieloide cronica si può classificare in base alle fasi di malattia in:
- cronica
- accelerata
- blastica.
La fase cronica è la più sviluppata. Il 90% delle leucemie mieloidi diagnosticate sono infatti in fase cronica, che risulta nella maggioranza dei casi asintomatica.
Le fasi accelerata e blastica sono invece delle fasi più aggressive di malattia. Nella fase accelerata si osserva la progressiva perdita delle capacità di maturazione delle cellule midollari; in fase acuta, chiamata anche di crisi blastica, vi è il totale blocco maturativo delle cellule leucemiche con conseguente totale afunzionalità.
Nonostante la fase cronica di malattia sia solitamente abbastanza stabile, se la patologia non è valutata e trattata adeguatamente si può avere il passaggio alle fasi acute successive.
Cause e fattori di rischio: eziologia
Alla base della patogenesi della LMC vi è solitamente una mutazione genica (chiamata traslocazione), presente nel 90% del casi, che porta alla formazione del cromosoma Philadelphia (Ph) che si origina a partire da due cromosomi normali. Il cromosoma 9 e il cromosoma 22 infatti si ‘scambiano’ (traslocano) e danno vita all’oncoproteina BCR-ABL1 che causa, mediante segnali molecolari specifici, la crescita incontrollata dei linfociti B che, non riuscendo più a bloccare la loro crescita, si trasformano in cellule leucemiche o blasti.
In realtà purtroppo non è nota una causa specifica che porta alla mutazione genica ma vi sono sicuramente dei fattori ambientali che influenzano l’insorgenza della malattia. Tra i fattori di rischio più noti vi è l’esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti e a sostanze cancerogene come il benzene.
Sintomi della leucemia mieloide cronica
Spesso la LMC risulta asintomatica per cui l’apparire dei sintomi può corrispondere con un aggravamento della patologia.
Tra i sintomi tipici della LMC vi sono:
- affaticamento
- perdita di peso
- sensazione di malessere
- dolori diffusi
- mal di testa
- febbre
che sono spesso associati ad anemia e ingrossamento della milza (splenomegalia), presente nel 40% dei casi di LMC.
Tra le manifestazioni rare vi sono:
- sanguinamento
- trombosi
- emorragia retinica o intestinale.
Sintomi leucostatici (come dispnea, confusione e perdita di coordinazione) sono presenti solo in caso di grave forma di LMC e sono legati all’accumulo di cellule leucemiche a livello polmonare o celebrale.
Diagnosi della leucemia mieloide cronica
La patologia nella maggioranza dei casi è asintomatica. Per questo motivo la diagnosi spesso si sospetta mediante analisi del sangue di routine nella quale sarà evidente una eccessiva leucocitosi (aumento del numero dei globuli bianchi), spesso accompagnato da un elevato numero di piastrine.
Per ottenere una conferma della diagnosi vengono valutate le modificazioni geniche, come la presenza del cromosoma Philadelphia, mediante analisi citogenetiche, analisi di PCR o di “ibridazione in situ” su campioni di sangue. Le analisi citogenetiche di routine aiutano anche nello studio di altre modificazioni geniche che possono dare maggiori indicazioni sulla prognosi della malattia.
Per valutare la stadiazione della malattia, la morfologia dei blasti e la percentuale dei basofili è spesso consigliata l’aspirazione del midollo osseo, che quindi permette un’analisi più approfondita della malattia stessa oltre alla conferma della diagnosi.
Trattamento terapeutico
Fino alla fine del secolo scorso la terapia farmacologica per la LMC era limitata ad agenti non specifici come busulfano, idrossiurea e interferone-alfa (INF-a); queste terapie, nonostante fossero in grado di causare una regressione della malattia, risultavano avere una spiccata tossicità.
La scoperta degli inibitori delle tirosin-chinasi (i-TKI) ha però completamente cambiato l’approccio terapeutico alla malattia in quanto questi inibitori sono in grado di bloccare molto efficacemente la proliferazione cellulare delle cellule leucemiche interferendo molecolarmente con i segnali di crescita incontrollati controllati dalla presenza dell’oncoproteina BCR-ABL1. Questo approccio “mirato” ha migliorato fortemente i tassi di sopravvivenza alla malattia.
Al momento gli i-ITK utilizzati in clinica sono quattro e vengono solitamente utilizzati nel trattamento della LMC in fase cronica. Questi sono imatinib, dasatinib, nilotinib e bosutinib e vengono utilizzati da soli o in combinazione in base alla variabilità della LMC del singolo paziente. Nonostante gli i-TKI abbiano fortemente aiutato il trattamento di questa patologia, in casi particolari tali farmaci, in soggetti con particolari comorbidità o geneticamente predisposti, potrebbero avere un elevata citotossicità per cui potrebbe essere necessario valutare delle terapie alternative.
In caso di avanzato stato di malattia per esempio, o in caso di fallimento della terapia con i-TKI, anche il trapianto allogenico di cellule staminali (allo-SCT) risulta essere efficace, ma è consigliato soprattutto in pazienti giovani che hanno un’altissima compatibilità con il donatore, visto gli elevati rischi di rigetto.
Prevenzione per la leucemia mieloide cronica
Come per le altre leucemie esistenti, non essendo chiara una causa scatenante, non è possibile prevenire lo sviluppo di LMC.
Certamente uno stile di vita sano e una maggiore attenzione nell’evitare i fattori di rischio può aiutare nella prevenzione della patologia, così come un monitoraggio costante del proprio stato di salute può aiutare ad una diagnosi estremamente precoce che aumenta fortemente la probabilità di guarigione da tale patologia.
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Referenze
- Jabbour E and Kantarjian H. Chronic myeloid leukemia: 2020 update on diagnosis, therapy and monitoring. Annual Clinical Updates in Hematological Malignancies. March 2020. DOI: 10.1002/ajh.25792
- Chronic Myeloid Leukemia (CML). American Cancer Society.