L’articolo scientifico-divulgativo è destinato ai colleghi NON SPECIALISTI DELLA MATERIA, cioè coloro che non sono dello stesso tuo settore.
Parliamo di professionisti medici, infermieri e tecnici sanitari che desiderano essere aggiornati sui progressi della tua materia.
A titolo di esempio vediamo l’articolo scientifico-divulgativo:
Ecco la linea guida per realizzare passo passo un articolo scientifico di natura divulgativa adatto alla pubblicazione sul portale:
Un articolo “scientifico-divulgativo” vuole porsi a metà strada tra:
In genere, dunque, l’articolo in stile “medico-divulgativo” rifugge l’abbondanza di dettagli e tecnicismi in genere forniti da un articolo scientifico-sperimentale, preferendo una narrazione più divulgativa e meno iper-specialistica, in maniera che venga compresa facilmente da un medico non appartenente allo specifico settore.
Il TARGET è quindi identificato nei MEDICI GENERICI, ovvero nei medici non professionisti della materia. Ad esempio un articolo di neurochirurgia avrà per pubblico target degli anestesisti, o dei fisiatri, o degli internisti, o medici di medicina generale, che non sono specialisti di neurochirurgia. Viceversa i neurochirurghi saranno considerati il target di articoli scientifico-divulgativi scritti da un anestesista o da un fisiatra.
E’ evidente che il linguaggio usato non sarà particolarmente tecnico, ma dovrà adattarsi al lessico comune del medico generico perché nulla di ciò che viene descritto risulti di difficile comprensione, pena la perdita di significato dell’articolo stesso.
Vi è la tendenza, in letteratura, a pubblicare solo quegli studi che danno un esito “positivo”, ovvero che offrono delle informazioni aggiuntive rispetto alle conoscenze attuali. Tuttavia la scienza non progredisce soltanto per nuove affascinanti scoperte. Anche uno studio che non dimostri alcunché è utile per il progresso scientifico e merita di essere trascritto, perché gli altri studiosi non incorrano nella stessa ricerca.
Il titolo rappresenta, d’impatto, il modo con cui l’articolo si presenta al lettore.
È necessario, dunque, che sia chiaro, sintetico e preciso, mai generico, altrimenti l’utente potrebbe rimanere scoraggiato da ciò che sta per leggere.
Dopo aver circoscritto l’ambito di cui si deve discorrere, il titolo deve rispettare la coerenza con quanto viene poi specificato nel corpo del testo, contenendo, preferibilmente, delle parole chiave connesse all’argomento trattato
Quanto deve essere lungo il titolo? Occorre il giusto bilanciamento tra necessità di informare in modo molto specifico e la leggerezza del testo. Potremo aiutarti noi le prime volte a cercare il miglior compromesso possibile!
Nell’introduzione si deve presentare l’oggetto dello studio effettuato, esponendo, in breve, il contesto e l’ambito nel quale si spazia.
È fondamentale, per questa sezione, ricordare che i lettori non sono specialisti della materia. Qui bisogna immaginare di spiegare l’introduzione a dei medici generici e metterli a proprio agio nell’argomento, introducendo eventuali termini o situazioni peculiari a cui si fa riferimento nel prosieguo dell’articolo.
Il primo paragrafo introduttivo deve mettere in condizione il medico non specialista di comprendere il tema. Perciò occorrerà qui introdurre quei concetti eventualmente specifici della materia, per mettere a proprio agio il fruitore dei contenuti e spiegare tutto ciò che non è scontato e non è tipico o noto ai più.
Nell’esempio che abbiamo citato sopra si intende redigere un articolo che ha come oggetto l’“Ottimizzazione della gestione del dolore perioperatorio in chirurgia vertebrale con utilizzo del NOL: studio osservazionale”.
In questo caso è opportuno fornire nell’introduzione dei brevi cenni al trattamento generale del dolore perioperatorio in chirurgia vertebrale.
Una volta introdotto il tema si sviluppa brevemente lo stato dell’arte della materia, spiegando quali sono attualmente le conoscenze sul tema e facendo comprendere qual è la situazione attuale.
Può essere utile, in questo punto, inserire qualche informazione sull’esperienza clinica personale o della struttura, sulle proprie attuali scelte e procedure messe in atto tra le varie attualmente disponibili.
Una volta effettuata questa panoramica generale, è bene specificare lo scopo del lavoro svolto, indicando le motivazioni che hanno spinto i ricercatori a indagare su questo specifico ambito. Nel nostro esempio si tratta di un’osservazione sperimentale nella pratica clinica quotidiana che ha suggerito di approfondire con un nuovo strumento disponibile la possibilità di misurare efficacemente la nocicezione intraoperatoria per modificare la somministrazione degli analgesici.
Nell’introduzione infine non è il caso di anticipare – ancora – dati e conclusioni né disaminare l’argomento per esteso, in quanto rischierebbe di impedire una comprensione lineare dell’articolo da parte dell’interlocutore.
Questa parte è una delle più cruciali nella redazione di un buon articolo “scientifico-divulgativo”, in quanto occorre un ottimo bilanciamento tra i dettagli, più tipici dei paper scientifici, necessari alla comprensione completa e alla riproducibilità dell’esperimento scientifico, e la fluidità della narrativa divulgativa, che può in definitiva risultare costretta e annientata proprio dai dettagli stessi, rischiando di compromettere l’efficacia bivalente scientifica e divulgativa dell’articolo.
Operativamente, non occorre soffermarsi sui dettagli, che interessano maggiormente gli specialisti, quanto piuttosto dare l’idea di massima di come è stato realizzato lo studio.
La parte di articolo dedicata ai risultati deve essere chiara e sintetica, esponendo i risultati ottenuti in sequenza logico-temporale, ponendo in rilievo gli aspetti più significativi.
Nella fase di discussione si commentano i risultati, si connettono conclusioni emergenti dallo studio con quelle di altri studi simili, cercando di fare il punto della situazione; è altresì importante rimarcare solo gli elementi davvero innovativi e importanti dello studio, evitando, al contempo, di ripetere informazioni già fornite nella sezione “Materiali e Metodi”.
Quando dallo studio non è possibile evincere delle conclusioni degne di nota, è comunque un risultato. Purtroppo nei journals questo tipo di indicazioni non vengono pubblicate ma noi riteniamo che questo tipo di rilievi, che sono fondamentali per il progresso scientifico, debbano essere pubblicati proprio per far conoscere agli altri studiosi i binari morti ed evitare di incorrere nella stessa ricerca.
Nelle note relative a questa sezione è possibile indicare eventuali avversità e punti critici emersi durante l’esecuzione dello studio, come la rottura accidentale di uno strumento tecnologico, errori sistematici, errori osservazionali etc.
Nella parte delle conclusioni si fa il punto della situazione, sulla scorta dei risultati ottenuti e dell’iter seguito per l’esecuzione dello studio.
È anche possibile ipotizzare delle prospettive future verso cui i risultati ottenuti dallo studio possono protendere, gettando dunque le fondamenta per la costruzione di nuovi articoli, basati sullo stesso argomento.
Nella parte finale dell’articolo, a piè di pagina, è d’obbligo riportare, in maniera opportuna, tutte le fonti consultate, sotto forma di citazione bibliografica, o reference.
La citazione bibliografica consente al lettore di individuare facilmente le fonti utilizzate da un autore per la stesura del suo articolo.
Ogni citazione è costituita da una serie di elementi presenti in ordine fisso, ognuno dei quali preceduto e seguito da segni di punteggiatura convenzionale.
Ad esempio: Titolo, Nome e Cognome Autore, Casa Editrice, Anno di Pubblicazione.
All’interno di uno stesso documento, ogni citazione segue uno schema standard e va riportata in maniera omogenea.
Lo stile citazionale Vancouver è uno dei più utilizzati nel settore medico-sanitario e prevede questo standard di elementi:
[Numero], Autore (Cognome e Nome puntato), Titolo, Luogo di Pubblicazione, Casa Editrice, Anno di Pubblicazione, Pagine consultate
Es. di citazione in Stile Vancouver di un manuale/libro
[1] Fradà G, Fradà G. Semeiotica medica nell’adulto e nell’anziano. Padova: Piccin; 2018. 675-718.
Es. di citazione in Stile Vancouver di un articolo di Journal/Rivista specializzata
[1] Yang DY, Lee WK. A current perspective on post-micturition dribble in males. Investig Clin Urol. 2019. 142-147.
Se ci sono più di tre autori, dopo il terzo aggiungere “et al.”, non includendo i successivi.
N.B. Il numero posto tra parentesi quadre va riportato alla fine del paragrafo (o alla fine della frase) per la stesura del quale si è consultata quella fonte. Il lettore, scorrendo verso la sezione “Riferimenti bibliografici”, e cercando il numero tra parentesi quadre corrispondente, viene informato del manuale o paper adottato per la consultazione.
Le tabelle devono essere considerate come complemento alla lettura dell’articolo, e pertanto vanno progettate in maniera chiara e sintetica, evitando di destare confusione nel lettore.
Qualora, nella tabella, siano effettuate delle abbreviazioni o sono da aggiungere didascalie importanti per la comprensione di quanto riportato, tali considerazioni possono essere riportate a piè di pagina, in maniera esauriente.
Mentre la tabella serve più a comparare dei dati o a presentarli, la figura ha la funzione di trasmettere un messaggio, presentato in maniera chiara e nel modo opportuno.
Per tale motivo, una figura dovrebbe essere semplice, libera da “barocchismi” ed essere corredata da colori chiari come l’arancione chiaro, il celeste o il verde lime.
È consigliabile creare la tabella come Immagine .jpg in modo che sia sempre consultabile da qualunque device e non modificata in base alla visione dello stesso. Se necessario siamo disponibili a creare una tabella-immagine come servizio extra
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