Indice
Le statine hanno un buon effetto sulla malattia di Parkinson?
I risultati di alcuni studi sembravano suggerire questa idea. Tuttavia oggi altre evidenze sembrano contrastare questa ipotesi.
Vediamo in questo studio una ulteriore verifica dell’ipotesi.
La malattia di Parkinson e le statine
Il Morbo di Parkinson – malattia degenerativa caratterizzata da tremore a riposo, bradicinesia, rigidità e instabilità nell’andatura – rappresenta la patologia neurologica a più rapida espansione a livello mondiale.
Tuttavia, tuttora mancano cure davvero efficaci nel bloccarne la progressione.
Negli ultimi anni alcuni studi epidemiologici hanno rilevato che farmaci normalmente utilizzati su pazienti con ipercolesterolemia, le statine, sembrano mostrare un risvolto promettente nella riduzione dell’incidenza del disturbo di Parkinson, con effetti clinicamente significativi sugli sviluppi patogenetici dello stesso.
Nello specifico, gli autori di questo recente studio hanno studiato l’efficacia della somministrazione di Simvastatina, un derivato sintetico di un prodotto di fermentazione del fungo Aspergillus terreus.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Studio clinico controllato randomizzato in doppio cieco;
- Luogo: Regno Unito;
- Tipo di pazienti: Soggetti adulti afferenti ai servizi di sanità pubblica (National Health Service Trusts) con malattia di Parkinson idiopatica da lieve a moderata, in terapia dopaminergica.
Scopo dello studio: i farmaci delle statine hanno effetti benefici sulla prognosi della malattia di Parkinson?
Lo scopo dello studio è stato quello di testare l’ipotesi secondo cui la Simvastatina, composto appartenente alla categoria di farmaci delle statine, selezionata per le sue proprietà lipofile che le consentono di oltrepassare la barriera emato-encefalica, possa sortire effetti benefici sulla prognosi della malattia di Parkinson.
Il fine è stato quello di:
- Osservare i potenziali effetti terapeutici dell’assunzione quotidiana di Simvastatina per via orale nei seguenti dosaggi: 40 mg il primo mese, 80 mg nei 23 mesi successivi e a seguire sospensione del farmaco per un periodo di 2 mesi;
- Comparare i risultati della strategia terapeutica di cui sopra con quelli di uno stesso numero di pazienti a cui è stato somministrato un placebo.
Progettazione dello studio
Nello studio in oggetto sono stati coinvolti 235 soggetti con Parkinson.
All’osservazione clinica sono stati integrati i punteggi della Parte III (1) del test Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) relativo alla valutazione delle abilità motorie.
Risultati: non ci sono differenze significative nell'utilizzo delle statine per i pazienti con morbo di Parkinson
Grazie alla somministrazione controllata di Simvastatina e all’analisi del questionario, i risultati che sono emersi hanno indicato:
- Un effetto non significativo tra assunzione di Simvastatina per 24 mesi sulle capacità motorie in pazienti affetti da morbo di Parkison moderatamente severo;
- Una differenza non significativa rispetto al gruppo di pazienti associati al placebo relativamente a compiti motori, non motori e qualità di vita.
Conclusioni
Lo studio indica l’inefficacia della somministrazione del farmaco Simvastatina sul rallentamento del decorso della malattia di Parkinson di entità clinica moderata.
Ulteriori studi saranno necessari al fine di chiarire l’effetto positivo precedentemente emerso in letteratura in merito all’uso delle statine per trattare il Parkinson e informare anche sui potenziali benefici della terapia sulla salute cardio-metabolica, tra cui i livelli ematici di colesterolo di questi pazienti.
Bibliografia: fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Stevens, K.N., Creanor, S., Jeffery, A., et al. Evaluation of Simvastatin as a Disease-Modifying Treatment for Patients With Parkinson Disease: A Randomized Clinical Trial. JAMA Neurol. 2022 Oct 31. doi: 10.1001/jamaneurol.2022.3718.
Nota 1. Il test a cui si fa riferimento è il UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale), una scala di valutazione della prognosi della malattia di Parkinson relativamente alla valutazione clinica delle seguenti capacità motorie (Parte III):
- capacità di parlare
- espressività/mimica facciale
- tremore a riposo
- tremore posturale della mano
- rigidità
- la sensibilità delle dita (il paziente tocca il pollice con l’indice e in successione rapida con le altre dita)
- mobilità della mano (il paziente apre e chiude la mano velocemente e con costanza)
- movimenti rapidi e alterni della mano (pronazione-supinazione, verticale-orizzontale)
- agilità delle gambe
- abilità nell’alzarsi da una sedia
- postura
- tipologia di cammino
- stabilità posturale
- bradicinesia e ipocinesia.