Il patch test è un esame diagnostico, utilizzato per l’identificazione dell’agente o degli agenti eziologici della dermatite allergica da contatto (DAC).
La dermatite allergica da contatto è una reazione infiammatoria della pelle (derma), che si verifica quando la stessa entra in contatto con sostanze allergizzanti (allergeni).
Storia dei patch test e della dermatite allergica da contatto
La dermatite allergica da contatto è conosciuta fin dall’antichità ed è presente praticamente da sempre, nella storia dell’umanità. Si hanno segnalazioni di intenso prurito dopo il contatto con alberi (pini) risalenti addirittura al I secolo dC.
Nel diciassettesimo, diciottesimo e diciannovesimo secolo, alcuni ricercatori usarono empiricamente agenti che innescavano la dermatosi nei loro pazienti, con l’intento di provocare una reazione cutanea e quindi correlarla con l’agente causale. Sempre nel XIX secolo, il medico tedesco Joseph Jadassohn creò il patch test, utilizzandolo per la prima volta come strumento diagnostico. Fu migliorato e perfezionato poi negli anni a venire da altri ricercatori, fino al 1967, quando venne definitivamente standardizzato.
Assieme al Prick test, il patch test rientra nel novero dei test allergologici, divisi tra cutanei e analisi del sangue (RAST test).
Durante il test cutaneo, la pelle viene esposta a sostanze sospette come causa di allergia (allergeni) e quindi osservata per verificare i segni di una reazione allergica.
A cosa serve il patch test
Il patch test è un metodo diagnostico utilizzato per determinare quali sostanze specifiche causano l’infiammazione allergica della pelle di un paziente.
Viene prescritto ed eseguito dallo specialista allergologo, in seguito ad una approfondita visita allergologica.
Il patch test aiuta a identificare quali sostanze possono causare una reazione allergica di tipo ritardato in un paziente e può identificare allergeni non rilevati da analisi del sangue o test cutanei. Ha lo scopo di produrre una reazione allergica locale su una piccola area della cute del paziente, dove sono state applicate le sostanze chimiche diluite.
I patch test sono indicati per:
- Pazienti con un’ipotesi diagnostica di eczema da contatto
- Altre condizioni cutanee che possono essere aggravate dall’eczema (dermatite atopica, dermatite seborroica e stasi, eczema nummulare, psoriasi e disidrosi)
- pazienti con eczema cronico senza un’eziologia accertata
- Casi sospetti di dermatite da contatto professionale.
Il patch test può essere utilizzato anche per indagare le reazioni ai farmaci che si manifestano con lesioni cutanee derivanti da un meccanismo di ipersensibilità tardiva, come rash maculopapulare, DRESS (farmaco, rush, eosinofilia, sintomi sistemici), eruzione da farmaci.
Normalmente si utilizza un kit denominato “serie SIDAPA”, che contiene 40 sostanze (gli apteni), le più comuni come causa di allergie.
Le sostanze chimiche incluse nel kit del patch test sono responsabili in circa l’85-90% degli eczemi allergici da contatto. Ne citiamo alcune:
- nichel
- gomma
- pelle
- formaldeide
- lanolina
- profumi
- articoli da toeletta
- tinture per capelli
- medicinali
- articoli farmaceutici
- cibi
- bevande
- conservanti e altri additivi
Analizzando la storia clinica del paziente (anamnesi), il medico può indicare altre sostanze sospette, ad esempio utilizzate nell’attività professionale.
Come si esegue l’esame
Normalmente il patch test si esegue sulla parte superiore della schiena, e consiste nell’applicazione di una serie di “cellette” contenenti gli apteni e posizionate sulla cute con dei cerotti in materiale anallergico.
Come prima cosa il medico deterge l’area da testare con disinfettante, in seguito procede all’applicazione delle patch, che il paziente dovrà tenere per 48-72 ore.
Dopo l’applicazione, non bisogna bagnare l’area, né esporsi al sole, per tutta la durata del test.
Terminato il tempo di esposizione, i cerotti verranno rimossi e il medico valuterà eventuali reazioni allergiche.
L’esame richiede almeno due incontri con il medico allergologo: il primo per l’applicazione delle patch, il secondo per la rimozione e il controllo dei risultati. In alcuni casi lo specialista richiede un terzo incontro, per verificare eventuali reazioni allergiche ritardate.
Interpretazione dei risultati
Il dermatologo o l’allergologo compileranno un modulo, nel quale verranno registrati i risultati del patch test.
Un sistema che può essere utilizzato è il seguente:
- Negativo (-)
- Reazione irritativa (IR)
- Equivoco / incerto (+/-)
- Positivo debole (+)
- Fortemente positivo (++)
- Reazione estrema (+++)
- Le reazioni irritative includono miliaria ( eruzione cutanea di sudore ), pustole follicolari e reazioni simili a ustioni.
- Le reazioni incerte si riferiscono a un’area rosa sotto la camera di prova.
- I positivi deboli sono placche rosa o rosse leggermente elevate , di solito con lieve vescicolazione.
- I forti positivi sono i “papulovescicoli” e
- le reazioni estreme hanno arrossamento diffuso, forte prurito e vesciche o ulcere.
Come prepararsi al patch test
Il patch test non richiede una particolare preparazione, ma è necessario interrompere eventuali terapie con antistaminici almeno una settimana prima del test e 20 giorni prima per i cortisonici.
Comunicare al medico se si assumono altri tipi di farmaci ed eventuali episodi precedenti di reazione allergica grave, come lo shock anafilattico.
Rischi della procedura
Sebbene non vi sia una controindicazione formale, i patch test dovrebbero essere evitati nelle donne in gravidanza. Sebbene l’assorbimento delle sostanze sia minimo e non comprometta il feto, le alterazioni immunologiche tipiche della gravidanza possono interferire con la risposta al patch test.
Il patch test è un esame sicuro e generalmente ben tollerato.
Fonti e note:
- Rosana Lazzarini, Ida Duarte, Alessandra Lindmayer Ferreira – Patch Test