Personalità, cervello e malattie cerebrali
Che cos’è la personalità? La domanda potrebbe sembrare banale, ma la risposta è tutt’altro che semplice. La maggior parte di voi penserà a qualcosa di astratto, un insieme di caratteristiche non fisiche che contraddistinguono il modo di essere di ciascuno di noi, dal punto di vista comportamentale e psicologico. Quali sono, però, i fattori che determinano la personalità di un individuo? Possono essere definiti o misurati?
Esiste una branca della psicologia specializzata in questo, chiamata appunto psicologia della personalità, che si occupa proprio di comprendere e definire in modo sistematico “l’inventario” degli attributi comportamentali di ciascuno di noi.
In questo campo, una delle teorie più accreditate per la definizione e la valutazione della personalità è quella dei “Big Five” – I grandi 5 – di R. McCrae e P. Costa, pubblicata per la prima volta in un articolo scientifico nel 1989. Questa teoria ha il pregio di riassumere al suo interno molte delle strutture tradizionali e dei test elaborati precedentemente da altri studiosi. Il suo nome deriva dal fatto che questa teoria identifica 5 tratti principali del carattere, emersi dall’analisi approfondita del linguaggio usato in diverse culture per descrivere la diversità inter-individuale. Ognuna delle macroaree contiene i due estremi di un tratto caratteriale, e la persona intervistata deve collocarsi all’interno di ciascuna di essa attribuendosi un punteggio durante un questionario apposito.
Le categorie della personalità sono:
- Estroversione – introversione
- Gradevolezza – sgradevolezza
- Coscienziosità – negligenza
- Nevroticismo – stabilità emotiva
- Apertura mentale – chiusura mentale
Questa suddivisione è stata utilizzata per condurre numerosi studi di valutazione della personalità nei campioni interessati.
Negli ultimi 10 anni però, la teoria dei Big Five si è spostata dalla psicologia alle neuroscienze. Numerosi studi hanno dimostrato come la personalità non sia per niente un’entità astratta, ma sia piuttosto collegata alle caratteristiche fisiche del nostro cervello. Studiando le variazioni di alcuni aspetti anatomici cerebrali quali lo spessore, la dimensione o il ripiegamento di certe aree, i ricercatori hanno infatti potuto correlare alcune di queste caratteristiche con dei tratti della personalità.
Dagli studi di personalità potremmo quindi acquisire informazioni con un valore predittivo: alcuni tratti del nostro carattere potrebbero suggerire indizi ai neuroscienziati riguardanti la struttura e lo sviluppo del nostro cervello. Possiamo quindi dire che la teoria dei “Big Five” si sta traducendo in un modello biologico: per esempio il tratto dell’estroversione è stato associato a variazioni in aree cerebrali responsabili per la sensibilità a ricevere una ricompensa, oppure il nevroticismo è stato associato a variazioni nei sistemi cerebrali associati alla sensibilità alle minacce e alle punizioni.
Secondo il collegamento tra la personalità e le funzionalità del cervello, i tratti del nostro carattere potrebbero custodire informazioni preziose anche per salute del nostro cervello. Per esempio, determinati tratti della personalità potrebbero suggerire che alcune persone sono più a rischio di sviluppare patologie cerebrali rispetto ad altre.
A questo concetto è stato ispirato un ampio studio condotto negli Stati Uniti, riguardante lo sviluppo della demenza senile. La demenza, come altre malattie, è un deterioramento cognitivo causato da cambiamenti strutturali nel cervello. Per questo motivo i ricercatori hanno pensato che potesse sussistere un collegamento predittivo tra i tratti di personalità di un individuo in età giovanile e lo sviluppo di demenza in età avanzata. Uno studio condotto nel 2013 ha testato questa ambiziosa ipotesi.
Un programma di monitoraggio della personalità condotto in alcune scuole americane, nel 1960, considerò un campione di ben 82.232 giovani di età media di 16 anni. Dopo 54 anni, i dati acquisiti sono stati raccolti e reinterpretati secondo i moderni canoni della teoria dei Big Five. Una volta determinati i tratti principali per ciascun individuo, i ricercatori hanno controllato quali persone avessero sviluppato qualche tipologia di demenza una volta raggiunti i 70 anni.
I risultati dello studio riportano che, nonostante i tratti di personalità del campione di partenza fossero equilibrati, esistono caratteristiche ricorrenti che sembrano proteggere dalla demenza. Gli studiosi hanno infatti osservato che gli adolescenti con alti livelli di vigore, un tratto dello spettro dell’estroversione legato a vitalità, entusiasmo e impegno sociale, sono meno inclini a sviluppare demenza in tarda età.
Altri fattori individuati come “protettivi” verso la demenza sono la calma e la maturità. La calma è una caratteristica legata alla stabilità emotiva (spettro del nevroticismo), mentre la maturità è legata allo spettro della coscienziosità e indica affidabilità e responsabilizzazione. Tuttavia, mentre nel caso precedente il vigore era una caratteristica protettiva indipendentemente dallo status economico dell’individuo, la calma e la maturità risultano protettive solo in condizioni economiche più favorevoli. Gli studiosi pensano che questa differenza sia dovuta alla gestione dello stress persistente. Le persone calme e mature reagiscono in maniera migliore alle situazioni di tensione, ma coloro che sono in difficoltà economica sono probabilmente esposti a più situazioni stressanti. Nonostante questi studi presentino alcune limitazioni interpretative, evidenziano l’importante impatto delle circostanze sociali ed economiche in cui crescono gli adolescenti.
In conclusione, questo studio ci ricorda che le caratteristiche della personalità sono il prodotto della struttura e della funzionalità del nostro cervello, e costituiscono preziose informazioni per la predisposizione ad alcune malattie.
Fonti:
- DeYoung CG, Hirsh JB, Shane MS, et al (2010) Testing predictions from personality neuroscience. Brain structure and the big five. Psychol Sci a J Am Psychol Soc / APS. https://doi.org/10.1177/0956797610370159
- Low LF, Harrison F, Lackersteen SM (2013) Does personality affect risk for dementia? a systematic review and meta-analysis. Am J Geriatr Psychiatry. https://doi.org/10.1016/j.jagp.2012.08.004
- McCrae RR, Costa PT (1989) The Structure of Interpersonal Traits: Wiggins’s Circumplex and the Five-Factor Model. J Pers Soc Psychol. https://doi.org/10.1037/0022-3514.56.4.586