Covid-19: la prima richiesta di tampone faringeo
Sabato 22 febbraio 2020.
Il paziente proviene da un altro ospedale della zona rossa. E’ stato portato qui per mancanza di posti. Nel sospetto, chiediamo di eseguire un tampone faringeo. Ma… come si fa?
Alla scoperta del tampone
I campioni come si prelevano? Dove si mantengono? E chi li deve portare al laboratorio di riferimento? Non abbiamo nessuna di queste risposte. Una linea guida a cui attenderci, in terapia intensiva, non ci è mai arrivata. Sappiamo che è prevista tra una settimana una riunione per il Coronavirus in cui ci dovrebbero dare delle indicazioni. Tempestiva! E ci sentiamo improvvisamente smarriti.
Sappiamo che il laboratorio di riferimento per l’esecuzione di questo tipo di esami è quello della microbiologia di Padova. Così prendo il telefono e chiamo il centralino che mi passa il numero della microbiologia. Squilla a vuoto, inesorabilmente.
Provo con le malattie infettive di Padova. L’infermiera mi passa lo specializzando: il laboratorio di microbiologia è intasato perchè ha ricevuto già centinaia di tamponi provenienti dagli ospedali di Schiavonia e Dolo e dal paese di Vo’ Euganeo, per cui non rispondono più al telefono per potersi dedicare ai tamponi.
Proviamo col laboratorio del nostro ospedale. Ci risponde la dottoressa che è informata. Almeno lei. Ci dice che è al corrente di una procedura e che ci sono anche dei kit per svolgere i tamponi, ma sono soltanto due, quindi dobbiamo stare molto attenti nell’utilizzo ed osservare scrupolosamente la procedura, per evitare di sprecarli.
Il prelievo
L’ Operatore Socio Sanitario sale su dal laboratorio alla rianimazione portando due tamponi tra le mani. Il primo è quello da utilizzare. L’altro, l’unico rimasto. Ci sono due tamponi totali per tutto l’ospedale. La staffetta che andrà a portare il campione a Padova dovrà tornare con degli altri tamponi per ripristinare l’esigua scorta.
Li apriamo guardandoli tutti insieme: tre infermieri, un OSS e due medici ad osservare finalmente come è fatto il famoso tampone. Di lì a qualche settimana quella che era una novità diventerà routine.
L’infermiera entra nella stanza con la tuta e tutte le precauzioni. Ed esegue il tampone. Lo mette nel contenitore e lo richiude. Ora è tempo di inviarlo!
Il trasporto
Chiamiamo il pronto soccorso per organizzare la staffetta che deve portare a Padova il campione. Non è previsto nessuno che possa fare questo servizio, perchè è sabato. Non esistono procedure riguardanti tamponi urgenti da fare durante il weekend. Occorre contattare appositamente una persona che venga su apposta da casa per la circostanza. E finalmente viene portato.
L’attesa
Inizia l’attesa dell’esito del tampone. Verso ora di pranzo riusciamo finalmente a contattare il laboratorio di Padova: ci comunica che l’esito sarebbe arrivato in due ore circa. Nel frattempo piovono le telefonate dei colleghi che avevano gestito il paziente senza protezioni, preoccupati, nel caso fosse positivo, di essersi infettati.
L’esito
Tutto il pomeriggio in attesa dell’esito. Che arriva finalmente in tarda serata, negativo. L’apprensione scema. Così si concluse la mia prima richiesta di tampone faringeo per sospetto Covid-19. Ne seguirono molte altre. La prima volta che fai qualcosa di nuovo, c’è sempre tensione, poi ci si abitua e diventa routine.
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