Rischio di cadute per pazienti con protesi agli arti inferiori

Previsione del rischio di cadute in pazienti portatori di protesi agli arti inferiori

Indice

In questo studio gli autori hanno cercato di creare un modello predittivo in grado di prevedere il rischio di cadute entro 6 mesi di un paziente con protesi agli arti inferiori.

Pazienti con protesi e rischio di cadute

L’artroplastica è una tipologia di intervento chirurgico in cui il paziente riceve l’innesto di protesi biocompatibili, le quali vanno a sostituire in parte o del tutto le componenti lesionate dell’articolazione.

Con fini diversi, l’evoluzione delle conoscenze tecnologiche e bioingegneristiche nella medicina ha permesso anche lo sviluppo di protesi d’arto, altrettanto biocompatibili, e utili a vicariare la porzione di un arto amputata a seguito di traumi, malattie vascolari, ecc.

Più della metà dei pazienti portatori di protesi (monolaterali) agli arti inferiori riferisce di cadere almeno una volta all’anno, esponendoli a rischio di ridotta mobilità e peggioramento globale della qualità di vita.

A questo scopo, il fine ultimo degli interventi di protesizzazione non è unicamente quello di restituire al paziente un arto funzionale sul piano biomeccanico ma, nel complesso, di assicurargli un pieno inserimento nella sua vita socio-lavorativa e dunque una migliore qualità di vita.

Per questa ragione, poiché le cadute al suolo possono peggiorare di molto la qualità di vita del paziente protesizzato, ci si chiede se l’elaborazione di appositi modelli predittivi possa aiutare i pazienti a prevenirne il rischio e i medici a comprendere il potenziale di morbilità e gli interventi necessari da attuare.

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Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Indagine osservazionale.
  • Luogo: Stati Uniti.
  • Tipo di pazienti: Soggetti sottoposti a protesizzazione, in seguito ad amputazione transtibiale o transfemorale.

Scopo dello studio: è possibile ridurre il rischio di cadute in pazienti con protesi agli arti inferiori sviluppando un modello predittivo?

Gli autori dello studio si sono concentrati nell’elaborazione di un modello predittivo capace di pronosticare, nell’arco dei 6 mesi successivi, il rischio di cadute nei pazienti portatori di protesi agli arti inferiori, cercando di attenuarne l’entità.

Progettazione

Questa indagine, che è gemmata da uno studio osservazionale più grande, ha reclutato nella propria analisi 60 pazienti portatori di protesi agli arti inferiori, a seguito di amputazione a livello transfemorale o a livello transtibiale.

Nell’arco di 6 mesi di follow-up dall’intervento, i pazienti sono stati contattati telefonicamente con costanza dall’équipe di ricerca, con lo scopo di conoscere il numero di eventuali cadute, individuando anche le più dannose.

Considerazioni emerse

Grazie all’acquisizione di questi dati, i ricercatori hanno dunque inserito le informazioni in un software di calcolo. Questo software doveva prevedere il rischio di caduta nei successivi 6 mesi grazie a due parametri fondamentali:

  • Il numero di cadute ricordate a mente nell’anno precedente.
  • Il grado di equilibrio statico e dinamico.

Implementando questi dati, i ricercatori hanno dunque scoperto che i fattori che intervengono nel determinare se una caduta sarà pericolosa sono:

  • Il grado e la misura di affaticamento precedente alla caduta.
  • La stanchezza dovuta alla mancanza di sonno.

Conclusioni

Gli autori di questo studio hanno ideato un modello predittivo di calcolo, capace di prevedere il grado di lesività di una caduta entro 6 mesi di un paziente protesizzato agli arti inferiori. La misura di questo parametro viene a dipendere dalla stanchezza preliminare all’atto della caduta e al riposo non ottimale/deprivazione di sonno.

Si deve dunque testare tale modello per verificare se è effettivamente in grado, dopo averne individuate le cause, di predire il numero di cadute entro 6 mesi in un paziente protesizzato agli arti inferiori.