La rizoartrosi: cos’è l’artrosi del pollice e quando è necessario l’intervento chirurgico
Si potrebbe dire che il pollice è il dito più importante di tutta la mano perché con la sua particolare posizione rispetto alle altre quattro dita è l’unico che consente l’opponibilità e quindi la capacità di afferrare gli oggetti, opponendosi con i polpastrelli delle altre dita.
I movimenti del pollice, inoltre, sono governati da più tipologie di tendini e muscoli, che consentono a questo dito in particolare di associare forza e agilità dei movimenti, su tutti i piani dello spazio.
La rizoatrosi è in aumento anche tra i giovani! Epidemiologia della artrosi del pollice
Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad un nuovo fenomeno di sovraccarico anomalo di questo dito. Proviamo infatti a pensare alle nuove tecnologie touch screen che prevedono l’utilizzo di movimenti innaturali del pollice, sia per digitare ma anche per ingrandire e spostare le immagini, e proviamo a immaginare il numero di sollecitazioni giornaliere che esso subisce, specialmente nei giovani (oltre al lavoro d’ufficio con tastiere e mouse).
Per questi motivi gli ambulatori medici sempre più spesso ricevono persone in età scolare e lavorativa, affette da importanti dolori al pollice, spesso proiettati lungo il polso, avambraccio e gomito.
Sarà compito dell’ortopedico distinguere se tale infiammazione abbia un’origine puramente tendinea oppure articolare, procedendo alle diverse opzioni terapeutiche. Ciò che stupisce è che in molti casi, facendo fare una radiografia, si possono già notare iniziali fenomeni degenerativi artrosici in giovani adulti (30-40anni).
Artrosi del pollice: cosa fare?
Parlare di artrosi del pollice è piuttosto generico poiché, anatomicamente, questo dito è formato da due sole articolazioni: l’articolazione metacarpo falangea e l’interfalangea, che compiono solo movimenti in un unico asse di flesso estensione; a questi livelli infatti, i fenomeni artrosici sono meno frequenti.
L’articolazione trapezio-metacarpale alla base delle alterazioni artrosiche del pollice
Il lavoro articolare per la maggior parte è sostenuto da un’altra articolazione “nascosta”, che si trova alla base del pollice, dentro il polso: la articolazione trapezio-metacarpale.
La conformazione di quest’articolazione consente al pollice di muoversi su tutti i piani dello spazio. Inoltre, dal punto di vista biomeccanico, la forza di presa a pinza di un oggetto fra pollice ed altro dito si moltiplica di decine di volte fino a scaricarsi tutta su questo punto. Perciò è naturale il riscontro di una maggiore formazione di infiammazioni e degenerazione artrosica a carico di quest’articolazione.
Bisogna infine considerare un ultimo aspetto: non tutte le rizoartrosi sono dolorose e invalidanti. Mi è capitato infatti di imbattermi in radiografie eseguite per altri motivi, che hanno mostrato artrosi, anche in fase avanzata, per cui i pazienti (spesso donne) non avevano alcun sintomo.
Non tutte le rizoartrosi sono sintomatiche
Questo è possibile perché molte artrosi evolvono in maniera silente, con minima sintomatologia algica, andando però a limitare progressivamente la funzione e l’articolarità del pollice, con la formazione talora di vistose deformità (pollice a Z).
Il motivo per cui alcune artrosi siano molto dolorose ed altre quasi asintomatiche, oppure si formino in un lato piuttosto che nell’altro sono tuttora motivo di ampio dibattito.
Il trattamento non invasivo della rizartrosi
Il trattamento della rizartrosi è necessario solo nei casi di artrosi della trapezio metacarpale sintomatica, quando cioè il paziente è sofferente ed evidenzia impotenza funzionale e lavorativa.
I trattamenti iniziali, in termini di “aggressività” terapeutica crescente, consistono in:
- l’immobilizzazione temporanea settoriale dell’articolazione trapezio metacarpale, con tutori, stecche o gessi
- Assunzione di antinfiammatori e analgesici (antidolorifici)
- Cicli di fisioterapia
- Infiltrazioni cortisoniche, in fase acuta infiammatoria
- Infiltrazioni con acido jaluronico, per il mantenimento a lungo termine di una buona articolarità
Il trattamento chirurgico della rizartrosi: quando è necessario il chirurgo?
L’intervento chirurgico è previsto solo in caso di rizoartrosi sintomatica, con dolori resistenti ai trattamenti, oppure quando il paziente lamenta una riduzione dell’articolarità che diventa intollerabile. A seconda dell’età del paziente e delle richieste funzionali eseguo varie tipologie di intervento.
Trapeziectomia e Tenoartroplastica di sospensione per la rizartrosi
Si tratta dell’asportazione completa dell’osso trapezio (completamente degenerato) e la sua mancanza viene colmata con un artifizio tendineo. È l’intervento più eseguito e più collaudato al mondo, ideale per persone con gravi artrosi, che necessitino di un completo ripristino articolare, seppure con una parziale perdita di forza di presa (fino al 20-30% rispetto alla mano sana), come sarte, impiegati d’ufficio ecc.
Artrodesi trapezio metacarpale per la rizartrosi
Viene eseguita la fusione completa delle due ossa artrosiche (trapezio e 1° metacarpale) unendole insieme e fissandole con vari metodi (placca, viti, fili di Kirshner ecc), in modo da annullare di fatto l’articolazione. Anche questo intervento è uno dei più collaudati in letteratura e garantisce il recupero completo della forza di presa, a discapito però dell’articolarità che rimane parzialmente limitata. È ideale per le gravi artrosi di chi svolge attività molto pesanti con le mani come muratori, fabbri, metalmeccanici, agricoltori ecc.
Pseudoartrodesi per la rizartrosi
Questo intervento nasce dalla mancata fusione di un tentativo di artrodesi; si notò che quando falliva l’artrodesi e le due superfici del trapezio rimanevano comunque contigue, anche se non fuse tra di loro, ciò garantiva nel tempo una scomparsa del dolore, il mantenimento di un buon livello di forza di presa (superiore alla trapeziectomia) e una buona articolarità del pollice (superiore all’artrodesi). Questo intervento rappresenta a mio parere un buon compromesso fra i due sopracitati ed è ideale per quelle forme di rizoartrosi di medio grado in soggetti giovani che non rispondono ai trattamenti non chirurgici sopramenzionati.
Intervento a cielo aperto o in artroscopia?
Questi interventi possono essere eseguiti “a cielo aperto”, cioè con una incisione lineare della cute ed esposizione dei tessuti e delle articolazioni, oppure con la tecnica artroscopica (piccole incisioni ed utilizzo di fibre ottiche), garantendo una minor invasività nei tessuti ed un recupero fisioterapico migliore.
Altre tecniche chirurgiche per la rizartrosi
Le tre tecniche segnalate sono, oltre che le più comuni, le più sicure e affidabili sia come risultato clinico finale, sia dal punto di vista delle complicanze a medio e lungo termine. Esistono altre tecniche che prevedono l’utilizzo di protesi o spaziatori artificiali, utilizzate con successo da autorevoli colleghi. Per spiegazioni più dettagliate sui dettagli chirurgici si rimanda ad una visita ambulatoriale accurata con valutazione di esami strumentali.