Gli studi retrospettivi caso-controllo
In questo articolo ci occupiamo degli studi retrospettivi caso-controllo, che non sono da confondere con gli studi controllati randomizzati, approfonditi nel dettaglio in questo articolo.
Tra i vari tipi di studi che si possono fare per comprendere meglio le malattie, una categoria prende il nome di “Studi osservazionali”. Si chiamano così perché i ricercatori non agiscono sui pazienti in alcun modo, ma si limitano ad osservarli ed analizzare determinati parametri.
Tra gli studi osservazionali ci sono gli studi caso-controllo, che prendono in considerazione due gruppi di individui confrontandoli tra loro. Questi studi si definiscono retrospettivi perché cercano di capire cosa può aver contribuito, nel passato, a far insorgere la malattia.
Perché si chiamano così?
Perché vengono analizzati due gruppi di persone:
- Caso: è il gruppo di individui che ha contratto la malattia che si sta studiando;
- Controllo: sono persone che non hanno avuto quella malattia durante il periodo di studio.
Come vengono scelti i soggetti di studio?
Il gruppo di controllo viene scelto sulla base di affinità con il gruppo di casi: vengono selezionate persone che hanno caratteristiche simili tra loro, come sesso, età, situazione socio-economica e stile di vita ad esempio. Idealmente, i due gruppi differiscono tra loro solo per la presenza o meno della malattia, così è più facile paragonarli.
L’attendibilità e l’affidabilità dello studio dipendono evidentemente dalla scelta corretta dei casi e dei controlli. Nello scegliere i casi non è necessario mettere in atto una selezione particolare, mentre il discorso cambia per i controlli. Infatti, questi ultimi devono avere le stesse caratteristiche individuali dei casi tranne la malattia. Di norma si seleziona un controllo per ogni caso preso in considerazione, ma a volte possono essere selezionati anche due o tre controlli per ogni caso.
A quale scopo si fanno gli studi retrospettivi caso-controllo?
L’obiettivo dei ricercatori è quello di capire quali fattori di rischio possono aumentare le probabilità di far insorgere una malattia.
Tramite questionari, interviste e analisi, è possibile farsi un’idea di quali situazioni, abitudini o esposizione a sostanze nel passato possono aver contribuito alla situazione nel presente.
Per fare un esempio banale, studiando il tumore polmonare si può osservare che nel gruppo di controllo ci sono pochi fumatori, mentre tra i membri del gruppo di pazienti malati ci saranno molti individui che riferiscono questo vizio. Si può quindi dedurre che il fumo sia un fattore di rischio.
Questo tipo di studio si presta particolarmente bene ad analizzare malattie croniche o rare, in particolare quando l’esposizione ad un certo fattore è facilmente individuabile e misurabile.
Come viene condotto l’esperimento
Le analisi statistiche vanno a ricercare se, in passato, i casi sono stati esposti ad uno o più fattori di rischio in modo differente rispetto ai controlli.
Il ricercatore quindi esamina fattori storici con cui sono entrati in contatto i soggetti, per identificare se alcune esposizioni sono più comuni nei casi rispetto ai controlli.
Negli studi retrospettivi viene spesso utilizzato l’odds ratio come misura dell’associazione tra la malattia e l’esposizione a determinati fattori di rischio.
Il confronto può essere quantitativo, come il numero di sigarette fumate ogni giorno, o qualitativo, e cioè la presenza o meno di un qualsiasi potenziale fattore di rischio.
Si può dire che una malattia sia associata effettivamente ad un potenziale fattore di rischio quando una percentuale degli esposti tra i casi è significativamente maggiore di quella degli esposti nel gruppo di controllo.
Vantaggi del metodo
- Organizzazione semplice, poco costosa e rapida;
- Raccomandato nel caso di malattie croniche e malattie rare/molto rare;
- Possibilità di indagare contemporaneamente più fattori di rischio per una singola malattia.
Svantaggi del metodo
- Non permette di calcolare l’incidenza dei fattori di rischio considerati, ma solo la stima del rischio della malattia;
- La selezione del gruppo di controllo è complicata;
- Non è adatto quando si vogliono considerare fattori di rischio molto rari;
- Spesso mancano dati oggettivi sull’entità dell’esposizione ai fattori di rischio, in quanto avvenuti nel passato.
Fonti:
- Grimes DA, Schulz KF. An overview of clinical research: the lay of the land. Lancet 2002;359:57-61.
- Sackett DL, Wennberg JE.Choosing the best research design for each question. BMJ 1997;315:1636.