Tamponi Coronavirus prioritari?
I laboratori che elaborano i famosi tamponi per la diagnosi di Coronavirus stanno lavorando a pieno ritmo, continuativamente, per eseguire dei test diagnostici utili a discriminare tra chi è positivo o negativo al Coronavirus.
I laboratori ricevono man mano i campioni e poi elaborano la risposta: POSITIVO o NEGATIVO.
I tempi per la risposta
All’inizio dell’epidemia i primi test i tempi di risposta erano molto rapidi perché i primi pazienti erano sporadici, almeno nei primi 2-3 giorni. Mi ricordo quando ho inviato il primo tampone: il risultato ci è stato comunicato in poche ore.
Poi il contagio si è diffuso, sono partiti i primi cluster, quello di Vo’ Euganeo e quelli lombardi di Bergamo etc, e così si è deciso di fare i tamponi di screening, a tappeto. Nei laboratori regionali hanno cominciato a piovere richieste di tamponi a centinaia, poi a migliaia al giorno, saturando i meccanismi oliati di un sistema pensato per lavorare in regime di normalità.
La reazione è stata pronta: il personale è stato aumentato, i turni raddoppiati, i tamponi processati a ciclo continuo.
Ma il sistema ha comunque dei limiti. Come per le terapie intensive, come per il personale, anche i laboratori. Così i tempi per la risposta ad un tampone si sono dilatatati, arrivando anche a più di 24 ore dal momento dell’invio del campione alla risposta ufficiale del test.
Da allora in Italia sono stati realizzati decine di migliaia di tamponi per comprendere meglio chi tra i contatti dei pazienti positivi è asintomatico, chi è da isolare per ridurre il contagio, eccetera.
Diversi tipi di tamponi
I tamponi vengono eseguiti essenzialmente per due motivi: diagnostico clinico e diagnostico-epidemiologico.
Quest’ultimo tipo di tamponi, quelli per capire chi sono i contagiati asintomatici ed isolarli, non sono eseguiti per motivo diagnostico-clinico, cioè per sapere se un paziente che sta male ha o meno il Coronavirus, ma sono eseguiti per motivo diagnostico-epidemiologico, cioè per capire com’è l’andamento dell’infezione tra i non sintomatici e per poterli isolare, in genere in quarantena a domicilio.
Come si può intuire i due tipi di tamponi, quello per sapere se un paziente critico ha il Coronavirus e quello di screening, hanno una ricaduta di informazione molto diversa: nel primo caso servono per prendere decisioni immediate sul paziente, nel secondo caso servono per prendere decisioni non emergenti, che possono essere leggermente procrastinate nel tempo.
I tamponi clinici sono più urgenti: per esempio sono utili a capire se un paziente grave è infetto e quindi a trasferirlo nell’ospedale più adatto alle sue condizioni. Spesso guadagnare qualche ora può fare la differenza, in termini di gestione, di trattamento, di maschere consumate da parte del personale di assistenza, di necessità o meno di pulizia di fondo degli ambienti. In un momento così critico come l’attuale anche il minimo risparmio può essere davvero utile.
A nostro parere si potrebbe ipotizzare un percorso differenziato tra i tamponi clinici urgenti e quelli epidemiologi differibili. Una sorta di PRIORITY PASS come negli aeroporti, in modo che la risposta per i tamponi clinici possa comunque arrivare nel giro di poche ore e si preservi l’efficienza e l’efficacia dei laboratori.
Dott. Marco De Nardin