FA e ictus ischemico terapia anticoagulante, fibrillazione atriale, ictus

Efficacia della terapia anticoagulante in pazienti con fibrillazione atriale e ictus ischemico

Indice

Una terapia anticoagulante precoce sembrerebbe essere più efficace nell’evitare gli eventi clinicamente gravi conseguenti a un ictus ischemico in un paziente già affetto da fibrillazione atriale (FA). Vediamolo insieme in questo studio.

Fibrillazione atriale (FA), ictus ischemico e terapia anticoagulante

La fibrillazione atriale rappresenta la forma più grave di aritmia presente nel mondo occidentale. Questo disturbo del ritmo cardiaco si origina in seguito alla genesi di contrazioni irregolari, rapide e anomale nelle camere superiori del cuore, che prevalgono sulla consueta attività delle cellule pacemaker¹.

Approfondimento: Fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale – spesso abbreviata con la sigla FA – è una aritmia cardiaca caratterizzata da un’attività elettrica disorganizzata dell’atrio, la camera superiore del cuore. In condizioni normali il cuore batte in modo regolare e coordinato, ma in caso di fibrillazione atriale gli impulsi elettrici che controllano il battito diventano disorganizzati, causando l’irregolarità del ritmo, responsabile di alterazione del quadro elettrico e dei sintomi del paziente.

In questo articolo ne analizzeremo le cause principali e i sintomi più comuni, vedendo infine quali terapie sono previste per il trattamento di questo disturbo cardiaco.

La fibrillazione atriale si può manifestare in seguito all’intersezione di fattori sia genetici che ambientali, tenendo conto anche di alcuni fattori di rischio accertati, come lo stress, il diabete mellito e le malattie renali croniche.

Questa condizione, potenzialmente grave, può presentarsi senza sintomi, oppure accompagnarsi a palpitazioni, dolore toracico e dispnea. Una delle complicanze più temute della fibrillazione atriale, che rende la patologia a volte fatale, è rappresentata dall’ictus ischemico.

banner acqua idrogenata desktop

I pazienti affetti da fibrillazione atriale hanno probabilità più elevate di sviluppare un ictus ischemico a causa del fatto che il sangue non viene espulso in maniera ottimale a ogni ciclo cardiaco, a causa delle contrazioni atriali irregolari. Eventuali emboli possono dunque originarsi nel cuore e migrare fino ai vasi cerebrali, dove possono produrre un episodio di stroke con ischemia.

Attualmente le linee guida internazionali non sono del tutto concordi sulla giusta strategia temporale terapeutica da eseguire nei pazienti con fibrillazione atriale che hanno subito un ictus ischemico minore, al fine di prevenirne eventuali recidive.

Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Trial clinico multicentrico randomizzato.
  • Luogo: Svizzera e altri 14 Paesi (Europa, Medio Oriente e Asia).
  • Tipo di pazienti: Soggetti affetti da fibrillazione atriale che hanno subito un ictus ischemico, con ricovero ospedaliero.

Scopo dello studio: nei pazienti con FA dopo ictus ischemico è più efficace la terapia anticoagulante somministrata precocemente o tardivamente?

Gli autori di questo importante studio multicentrico hanno valutato l’efficacia della terapia anticoagulante con DOAC², somministrata precocemente o tardivamente in pazienti che hanno subito uno stroke ischemico e già affetti da fibrillazione atriale.

Progettazione

Il presente trial, realizzato in 15 stroke center del mondo, ha selezionato 2013 partecipanti, tutti accomunati dall’aver ricevuto un ictus ischemico ed essere in concomitanza affetti da fibrillazione atriale, accertata durante il ricovero per l’ictus.

Tutti i soggetti partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi di uguale numerosità, in maniera randomizzata:

  • Il primo gruppo ha ottenuto la somministrazione precoce della terapia anticoagulante con DOAC, ossia entro 2 giorni in caso di ictus minore ed entro una settimana in caso di ictus maggiore.
  • Il secondo gruppo ha invece ricevuto la somministrazione tardiva della terapia anticoagulante con DOAC, ovvero entro 4 giorni in caso di ictus minore ed entro due settimane in caso di ictus maggiore.

Risultati

Dopo un riscontro accurato dei dati clinici compiuto dopo un mese e dopo tre mesi dalla data di inizio del trial, sono emerse le seguenti considerazioni:

  • un evento clinicamente grave, come l’embolia, l’emorragia intracranica o la morte vascolare, si è verificata con una frequenza maggiore del 30% nel gruppo con somministrazione tardiva.
  • La recidiva di ictus ischemico si è manifestata con frequenza doppia entro 30 giorni nel gruppo con somministrazione tardiva della terapia anticoagulante.

Conclusioni

Il presente studio ha messo in luce come gli eventi clinicamente gravi conseguenti a un ictus ischemico in un paziente già affetto da fibrillazione atriale, siano meno frequenti quando la terapia anticoagulante è somministrata in maniera precoce, ossia entro due giorni in caso di ictus minore.

Bibliografia: fonti e note

ARTICOLO ORIGINALE: Fischer U, Koga M, Strbian D et al. Early versus later anticoagulation for stroke with atrial fibrillation. New England Journal of Medicine. 2023;388(26):2411–21.

[1] Stroke.org. Atrial fibrillation. 2023

[2] Brundel BJJM, Ai X, Hills MT et al. Atrial fibrillation. Nat Rev Dis Primers 8;21. 2022.

Nota 1. Le cellule pacemaker del cuore, conosciute anche come cellule del nodo del seno, sono un gruppo di cellule specializzate che svolgono un ruolo cruciale nella genesi e nella regolazione del ritmo cardiaco. Queste cellule si trovano principalmente nel nodo del seno (nodo senoatriale) situato nell’atrio destro del cuore.

Nota 2. DOAC è l’acronimo di Direct Oral AntiCoagulants. Si tratta di una classe di farmaci utilizzati per prevenire la formazione di coaguli di sangue all’interno dei vasi sanguigni, riducendo così il rischio di eventi tromboembolici come ictus, embolia polmonare e trombosi venosa profonda.