Questo recente studio avrebbe cercato di scoprire se la terapia elettroconvulsivante nel trattamento della depressione fosse efficace anche sulla neuroplasticità.
Terapia elettroconvulsivante e depressione: potenziali effetti sulla neuroplasticità
L’elettroshock, o terapia elettroconvulsivante (ECT), è una modalità efficace di trattamento in psichiatria, particolarmente indicata per pazienti affetti da depressione maggiore resistente ad altri trattamenti, con tassi di risposta fino al 85%.
Nonostante l’efficacia, i meccanismi esatti di azione e gli effetti cellulari rimangono poco chiari. Studi su umani e animali suggeriscono un possibile ruolo nelle modifiche della neuroplasticità, come la neurogenesi o la gliogenesi.
Sebbene l’ECT sia un approccio generalmente considerato sicuro, alcuni clinici e pazienti possono esitare a intraprendere questo trattamento a causa di timori di lesioni, possibili deficit cognitivi o infiammazione cerebrale, dato che non è noto se l’ECT possa provocare infiammazione, danni o cambiamenti neuropatologici.
Molte ricerche sui possibili meccanismi dell’ECT si sono concentrate sull’ippocampo, poiché studi di imaging a risonanza magnetica (MRI) hanno evidenziato riduzioni del volume di quest’area cerebrale nei pazienti depressi. La neurogenesi nell’ippocampo umano è stata oggetto di dibattito, ma ricerche recenti supportano la sua potenzialità. Studi MRI su pazienti psichiatrici hanno mostrato aumenti del volume dell’ippocampo dopo l’ECT, con un aumento selettivo nel volume del giro dentato correlato a miglioramenti nei punteggi di depressione.
Queste osservazioni sono state supportate da dati su animali, in cui la stimolazione elettroconvulsiva ha promosso la plasticità dell’ippocampo, inducendo la crescita di fibre muscoidi nella zona subgranulare del giro dentato e aumentandone la neurogenesi. Tuttavia rimaneva incerto se l’ECT causasse cambiamenti nella plasticità cellulare nell’ippocampo umano.
Caratteristiche dello studio
- Tipo di studio: Ricerca esplorativa.
- Luogo: Paesi Bassi.
- Tipo di pazienti: Soggetti adulti affetti da depressione unipolare, bipolare e soggetti sani.
Scopo dello studio: la terapia elettroconvulsivante per la depressione è efficace anche sulla neuroplasticità?
Il fine è stato quello di:
- Indagare se l’elettroshock (ECT), noto come elettroconvulsivo-terapia, influenzi la plasticità cellulare nell’ippocampo umano.
- Esaminare la presenza di cambiamenti nella proliferazione cellulare a livello del giro dentato in pazienti depressi trattati con ECT, confrontandoli con pazienti depressi non trattati con ECT e controlli sani dal punto di vista neurologico.
- Valutare eventuali relazioni tra tali cambiamenti e il numero di sessioni di ECT e l’intervallo di tempo dall’ultima sessione.
- Esplorare possibili cambiamenti neuropatologici e gliali nell’ippocampo di questi gruppi di pazienti.
- Contribuire a comprendere meglio i meccanismi cellulari sottostanti all’efficacia dell’ECT nel trattamento della depressione maggiore resistente.
Progettazione dello studio
I partecipanti sono stati divisi in 3 gruppi:
- Gruppo ECT (elettroconvulsivo-terapia): 12 pazienti depressi di età media 54,25 anni che avevano ricevuto ECT nei 5 anni precedenti alla loro morte, in cui la durata trascorsa dall’ultima seduta di ECT fino alla morte variava da 45 mesi a meno di un mese.
- Gruppo DC (controllo depressi): 10 pazienti depressi con età media di 66,90 anni, che non avevano ricevuto ECT e che avevano sperimentato almeno un episodio depressivo nei 5 anni precedenti alla loro morte.
- Gruppo HC (controllo sano):15 pazienti sani di età media 68,87 anni senza precedenti episodi neurologici o psichiatrici.
Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame neuropatologico [1].
Risultati
Gli autori hanno riscontato che:
- Non è avvenuta nessuna indicazione di perdita cellulare o malformazioni citoarchitettoniche rilevanti nelle regioni principali dell’ippocampo.
- Le cellule DCX positive sono significativamente più numerose nei donatori ECT rispetto ai controlli sani e depressi.
- La percentuale di area occupata da cellule DCX è significativamente maggiore nei donatori ECT rispetto ai controlli sani.
- La percentuale di cellule positive per STMN1 è significativamente più elevata nei donatori ECT rispetto ai controlli sani e depressi.
- C’è stata un’assenza di danni neuropatologici evidenti, neuroinfiammazione o alterazioni citoarchitettoniche nell’ippocampo nei pazienti trattati con ECT.
- I cambiamenti patologici legati all’età sono risultati simili tra i gruppi, inclusi i depositi di tau e amiloide.
- L’aumento del volume dell’ippocampo dopo ECT è probabilmente legato agli effetti sulla neuroplasticità, piuttosto che all’infiammazione.
- L’assenza di neuroinfiammazione supporta l’ipotesi che l’aumento del volume dell’ippocampo dopo ECT sia legato alla neuroplasticità.
- L’uso di antidepressivi può influenzare l’espressione di DCX, ma l’effetto dell’ECT è evidente, specialmente nel SGZ.
Conclusioni
La ricerca presenta alcune limitazioni che vanno considerate nell’interpretazione dei risultati [2]. Nonostante ciò questo studio riporta per la prima volta un aumento nell’espressione di STMN1 e DCX nella regione dentata dell’ippocampo nei pazienti che hanno ricevuto ECT durante la loro vita, senza evidenza di danni significativi o infiammazione. Questi risultati suggeriscono un coinvolgimento della neuroplasticità negli effetti antidepressivi dell’ECT, fornendo nuovi dettagli sulla plasticità cerebrale nella depressione e nell’azione antidepressiva dell’ECT.
La scoperta di un’aumentata espressione di marcatori di neuroplasticità in assenza di indicazioni di danni ippocampali sostiene ulteriormente la comprensione dei meccanismi biologici alla base dell’efficacia dell’ECT nel trattamento della depressione.
Fonti e note
ARTICOLO ORIGINALE: Loef D, Tendolkar I, van Eijndhoven PFP, Hoozemans JJM, Oudega ML, Rozemuller AJM, Lucassen PJ, Dols A, Dijkstra AA. Electroconvulsive therapy is associated with increased immunoreactivity of neuroplasticity markers in the hippocampus of depressed patients. Transl Psychiatry. 2023 Nov 20;13(1):355.
[1] Sono stati esaminati dettagliatamente i cambiamenti citoarchitettonici e neuropatologici nelle sezioni cerebrali, le tecniche di colorazione convenzionali per la morfologia grossolana, la presenza di depositi di amiloide e i cambiamenti neurodegenerativi. Infine le sezioni sono state esaminate da un neuropatologo esperto secondo il protocollo standard del Netherlands Brain Bank.
[2] Il 21,6% dei casi ha mostrato indisponibilità della regione di mezzo dell’ippocampo, utilizzata anche da altri gruppi di ricerca. Tuttavia il tessuto utilizzato al suo posto era adiacente alla regione di mezzo, risultando comparabile. Si ritiene che le differenze anatomiche non abbiano contribuito significativamente ai risultati complessivi. Inoltre esiste una leggera differenza nei tipi di antidepressivi assunti dai pazienti nei gruppi DC ed ECT, e nonostante alcune eccezioni gli studi su roditori hanno mostrato effetti comparabili di diversi antidepressivi sulla neurogenesi. Altri fattori, come la gravità della depressione durante un episodio, potrebbero rappresentare una limitazione difficile da confrontare con i dati disponibili.