toxoplasmosi

Toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una malattia causata dal parassita Toxoplasma gondii, un protozoo intracellulare obbligato. Questo parassita può infettare una vasta gamma di animali a sangue caldo, inclusi gli esseri umani.

Il ciclo di vita del parassita coinvolge due ospiti principali:

  • i felini (in particolare i gatti)
  • altri mammiferi e uccelli.

I gatti sono gli unici ospiti definitivi del parassita, il che significa che solo all’interno del tratto intestinale dei gatti il T. gondii può completare il suo ciclo di riproduzione sessuale.

Scopriamo di più in questo articolo.

 

Quanto è frequente la toxoplasmosi? Epidemiologia

La frequenza varia a livello globale e dipende da diversi fattori, tra cui:

  • le abitudini alimentari che favoriscono la trasmissione del parassita, come il consumo di carne cruda o poco cotta;
  • il contatto con gatti infetti;
  • le pratiche di igiene.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che circa un terzo della popolazione mondiale sia stato infettato da Toxoplasma gondii. Tuttavia l‘incidenza effettiva della malattia varia da regione a regione: in alcune, come l’America Latina e alcune parti dell’Africa, può essere più elevata rispetto ad altre aree.

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Nei paesi industrializzati la prevalenza degli anticorpi contro il parassita (indicativa di un’infezione passata) può variare dal 30% al 60% nella popolazione generale.

I soggetti più a rischio di contrarre un’infezione da toxoplasma sono persone con basse difese immunitarie. Questi possono essere:

  • i malati di AIDS
  • pazienti anziani che sono sotto regime chemioterapico
  • donne in gravidanza.

In persone con un sano sistema immunitario l’infezione è più difficile e ha spesso un andamento silente, asintomatico.

 

Quali sono le principali vie di trasmissione della toxoplasmosi? Eziologia

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Le principali vie di trasmissione del parassita includono:

  • Ingestione di cibi contaminati: il T. gondii può essere presente in carne cruda o poco cotta di animali infetti, come suini, bovini e ovini. Inoltre il consumo di frutta e verdura non lavate o contaminata da feci di gatto infette può essere una via di trasmissione, così come il consumo di latte non pastorizzato.
  • Trasmissione congenita: se una donna incinta si infetta durante la gravidanza, il parassita può attraversare la placenta e infettare il feto. Questa è una delle vie più gravi di trasmissione, poiché può causare danni e complicanze per il bambino.
  • Trasmissione attraverso il contatto diretto con feci di gatto infette: i gatti sono gli ospiti definitivi e possono eliminare le forme infettive del parassita chiamate oocisti nelle loro feci. Si può contrarre l’infezione toccando le feci di gatto infette e poi portando le mani sporche alla bocca.
  • Trapianti e trasfusioni: altre vie di trasmissione meno comuni includono il trapianto di organi, trasfusioni di sangue o trapianti di tessuti da donatori infetti.

 

Quali sono i sintomi della toxoplasmosi?

La toxoplasmosi può manifestarsi con una vasta gamma di sintomi, che variano da lievi a gravi, a seconda dello stato immunitario della persona infettata e dell’età.

Tra i sintomi più comuni associati alla toxoplasmosi abbiamo:

  • Sintomi influenzali: molte persone non presentano sintomi o manifestano solo sintomi lievi simili a quelli dell’influenza, come febbre, affaticamento, mal di testa e ingrossamento dei linfonodi.
  • Sintomi oculari: la toxoplasmosi può colpire gli occhi, causando una condizione chiamata toxoplasmosi oculare. Questa condizione può provocare dolore o arrossamento degli occhi, visione offuscata, sensibilità alla luce e lacrimazione eccessiva.
  • Sintomi neurologici: nei casi più gravi, soprattutto in individui con un sistema immunitario compromesso, il parassita può infettare il sistema nervoso centrale. Ciò può portare a sintomi neurologici come mal di testa intenso, confusione, convulsioni, difficoltà di coordinazione e problemi di equilibrio.
  • Sintomi muscolari e articolari: in alcuni casi può causare dolori muscolari e articolari, che possono essere accompagnati da gonfiore e rigidità.
  • Sintomi gastrointestinali: se l’infezione si verifica attraverso l’ingestione di cibi contaminati, possono verificarsi sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, dolori addominali e diarrea.

Nelle persone con un sistema immunitario indebolito, come i pazienti sottoposti a trapianto di organi o le persone con l’HIV/AIDS, può causare gravi problemi di salute, compresi:

  • danni agli organi interni
  • encefaliti
  • crisi epilettiche.

 

Toxoplasmosi e gravidanza

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Nelle donne incinte sfortunatamente non è molto frequente riscontrare sintomi e quindi la malattia può passare inosservata: per questo è raccomandato lo screening per toxoplasmosi alla prima visita prenatale, intorno alla tredicesima settimana.

Se la madre viene infettata per la prima volta durante la gravidanza, il parassita può attraversare la placenta e raggiungere il feto causando diverse complicazioni tra cui:

  • Aborto spontaneo o morte fetale.
  • Anomalie congenite: il parassita può danneggiare il sistema nervoso centrale del feto, causando problemi di sviluppo cerebrale, microcefalia (dimensioni anormalmente piccole del cranio) o idrocefalia, problemi agli occhi, all’udito o a organi interni.
  • Problemi di sviluppo: anche se il feto sopravvive, potrebbero manifestarsi problemi di sviluppo durante l’infanzia.

 

Diagnosi di toxoplasmosi

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La diagnosi della toxoplasmosi si basa principalmente su test sierologici per rilevare gli anticorpi specifici contro Toxoplasma gondii nel sangue. Questi test possono identificare se una persona è stata esposta al parassita in passato o se è attualmente infetta.

Prima di giungere agli esami di laboratorio si procede solitamente con un’anamnesi. Altri esami, come quelli strumentali, puntano a verificare il coinvolgimento di altri sistemi nell’infezione.

 

Anamnesi

Durante l’anamnesi il medico può porre una serie di domande al paziente riguardanti:

  • sintomi precedenti
  • esposizione potenziale al parassita
  • fattori di rischio
  • contatti con animali o presenza di gatti domestici in casa.

Le domande comuni riguardo l’esposizione possono riguardare:

  • l’eventuale consumo di carne cruda o poco cotta
  • il contatto con terreni contaminati
  • il contatto con feci di gatto
  • l’ingestione di acqua o cibi potenzialmente contaminati.

Inoltre il medico può raccogliere informazioni sulla presenza di condizioni di immunosoppressione, come l’HIV/AIDS o eventuale gravidanza in corso.

 

Esami di laboratorio

La diagnosi avviene con un prelievo ematico: si cerca la presenza di anticorpi contro il parassita che confermino indirettamente la sua presenza nel nostro corpo.

I test vanno a distinguere tra una recente o nuova infezione vedendo la tipologia di anticorpi prodotti, dato che alcuni vengono prodotti temporalmente prima di altri (IgM prima di IgG), ma anche la loro capacità di legarsi ai parassiti.

Infatti c’è una proprietà dei nostri anticorpi, che si chiama avidità, che indica con che forza l’anticorpo si lega al patogeno. Più questa forza è grande, più vecchia è l’infezione, poiché il nostro corpo ha avuto modo di migliorare e produrre anticorpi sempre più specifici per quel patogeno.

Questo è molto importante per quanto riguarda le donne in gravidanza, poiché coloro che sono già venute a contatto con il parassita prima della gravidanza, e che quindi hanno anticorpi a proteggerle, non corrono gli stessi rischi di chi lo contrae per la prima volta.

Si usa in particolare in gravidanza il Toxo-test, che va a cercare anticorpi IgM e IgG:

  • Se l’IgG è presente non serve fare altri controlli in quanto la donna è protetta, mentre se non si hanno anticorpi è necessario ripetere il controllo a 20 e 36 settimane di gestazione.
  • Se si è positivi per IgM bisogna accertare che non ci sia un’infezione in corso ed in caso trattarla tempestivamente.

 

Esame obiettivo

Durante l’esame obiettivo il medico può esaminare diversi sistemi del corpo alla ricerca di segni di coinvolgimento. Ad esempio:

  • Sistema linfatico: il medico può palpare i linfonodi, in particolare quelli nella regione del collo, delle ascelle e dell’inguine, per verificare se sono ingrossati, sensibili o dolenti, poiché la toxoplasmosi può causarne l’infiammazione.
  • Sistema neurologico: possono essere eseguiti test per valutare la funzione neurologica, come la valutazione della forza muscolare, dei riflessi e della coordinazione, per individuare eventuali segni di coinvolgimento del sistema nervoso centrale.
  • Sistema visivo: il medico può esaminare gli occhi alla ricerca di segni di toxoplasmosi oculare, come infiammazione, rossore o alterazioni della vista.

Inoltre può includere la valutazione di altri sintomi specifici riportati dal paziente, come dolori muscolari o articolari, problemi gastrointestinali o sintomi influenzali.

 

Esami strumentali

Gli esami strumentali possono essere utilizzati al fine di confermare o valutare il coinvolgimento di specifici organi o sistemi del corpo.

Alcuni esami strumentali che possono essere presi in considerazione includono:

  • Ecografia: l’ecografia può essere utilizzata per valutare eventuali anomalie o lesioni agli organi interni, come fegato, milza o linfonodi. Inoltre può essere utile nell’identificazione di segni di toxoplasmosi congenita nel feto.
  • Tomografia computerizzata (TC) o risonanza magnetica (RM): questi esami possono fornire immagini dettagliate degli organi interni, del sistema nervoso centrale o degli occhi per individuare eventuali segni di coinvolgimento, come lesioni cerebrali o oculari.
  • Radiografia del torace: può essere eseguita per valutare eventuali anomalie polmonari, come polmonite o linfonodi ingrossati.
  • Angiografia: in alcuni casi un esame angiografico può essere utilizzato per valutare il coinvolgimento dei vasi sanguigni, ad esempio nelle complicanze oculari della toxoplasmosi.
  • Biopsia: in situazioni specifiche una biopsia di tessuti o organi interessati può essere eseguita per confermare la presenza di Toxoplasma gondii o per escludere altre condizioni simili.

 

Diagnosi differenziale di toxoplasmosi

La diagnosi differenziale consiste nel distinguere questa infezione da altre condizioni cliniche che possono presentare sintomi simili.

Alcune delle condizioni che possono essere considerate includono:

  • Infezioni virali: le infezioni come la mononucleosi infettiva (causata dal virus Epstein-Barr), l’influenza, il citomegalovirus (CMV) e altre infezioni virali.
  • Infezioni batteriche: alcune infezioni batteriche, come la listeriosi, la salmonellosi o la toxinosi alimentare.
  • Malattie autoimmuni: condizioni come la lupus eritematoso sistemico (LES) e l’artrite reumatoide.
  • Malattie neurologiche: alcune malattie neurologiche, come la sclerosi multipla.
  • Altre infezioni parassitarie: infezioni parassitarie come la malaria o la malattia di Chagas.

 

Trattamento per la toxoplasmosi

Il trattamento della toxoplasmosi dipende dalla gravità dell’infezione e dallo stato immunitario del paziente. Nei pazienti con un sistema immunitario sano e infezioni lievi o asintomatiche, il trattamento potrebbe non essere necessario. Nei casi invece di infezioni gravi o in pazienti immunocompromessi viene solitamente prescritta una terapia farmacologica.

Il trattamento può essere associato all’uso di farmaci immunosoppressori per gestire la risposta immunitaria. La durata varia in base alla gravità dell’infezione e alla risposta al trattamento.

 

Terapia farmacologica

Il trattamento farmacologico generalmente prevede l‘uso di farmaci antiparassitari, come:

  • Pirimetamina: è un inibitore della sintesi del DNA parassitario e viene utilizzato come parte del regime terapeutico per eliminare il Toxoplasma gondii. Viene spesso somministrato in combinazione con altri farmaci.
  • Sulfadiazina: è un antibiotico che agisce sinergicamente con la pirimetamina per bloccare la crescita e la replicazione del parassita. Viene spesso prescritta insieme alla pirimetamina come parte del trattamento.
  • Acido folinico (leucovorin): viene somministrato insieme alla pirimetamina per prevenire o gestire gli effetti collaterali del farmaco, poiché la pirimetamina può interferire con l’assorbimento dell’acido folico essenziale per il corpo umano.

Nei casi di toxoplasmosi congenita o in pazienti immunocompromessi possono essere necessarie dosi più elevate dei farmaci e un trattamento prolungato per controllare l’infezione.

 

Trattamento nelle donne in gravidanza

Se una donna viene diagnosticata con toxoplasmosi durante la gravidanza, è essenziale avviare un trattamento tempestivo per ridurre il rischio di trasmissione del parassita al feto. Può includere:

  • Spiramicina: se la diagnosi viene fatta durante il primo trimestre di gravidanza, la spiramicina può essere somministrata per ridurre il rischio di trasmissione del parassita al feto. La spiramicina è un antibiotico che non attraversa facilmente la placenta e può aiutare a controllare la replicazione del parassita.
  • Pirimetamina e sulfadiazina: se la diagnosi viene fatta nel secondo o terzo trimestre e si conferma la trasmissione del parassita al feto o se ci sono segni di malattia nel feto, è possibile che vengano prescritti farmaci più potenti come la pirimetamina e la solfadiazina. Questi farmaci possono attraversare la placenta e trattare attivamente l’infezione sia nella madre che nel bambino.
  • Acido folinico (o folinato di calcio): la pirimetamina può ridurre i livelli di acido folico nel corpo, che è essenziale per lo sviluppo del feto. Pertanto durante il trattamento con pirimetamina, è comune prescrivere l’acido folinico per prevenire carenze di acido folico e potenziali effetti collaterali sul bambino.
  • Monitoraggio frequente: durante il trattamento la madre e il feto dovrebbero essere monitorati attentamente dallo specialista per valutare l’efficacia del trattamento e per rilevare eventuali complicazioni.

È importante iniziare il trattamento il prima possibile, poiché il rischio di trasmissione del parassita al feto aumenta man mano che la gravidanza progredisce. Tuttavia il trattamento durante la gravidanza può essere complicato poiché alcune terapie possono comportare rischi per il feto.

 

Trattamento nei neonati

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Il trattamento della toxoplasmosi nei neonati dipende dalla gravità dell’infezione e dall’età del neonato al momento della diagnosi e può includere:

  • Pirimetamina.
  • Acido folinico (o folinato di calcio).
  • Sulfadiazina o clindamicina: la pirimetamina può essere associata a farmaci come la sulfadiazina o la clindamicina per migliorare l’efficacia del trattamento.

È importante iniziare il trattamento il prima possibile, poiché l’infezione può causare gravi problemi di salute nel neonato.

In alcuni casi il trattamento può essere continuato per diversi mesi o anni, a seconda della gravità dell’infezione. La prognosi dipende dalla tempestività del trattamento e dalla risposta del neonato alla terapia.

 

Come prevenire la toxoplasmosi?

La prevenzione della toxoplasmosi è di fondamentale importanza, specialmente per le donne in gravidanza e per le persone con un sistema immunitario indebolito.

Ecco alcune misure che possono essere adottate per ridurre il rischio di contrarre l’infezione:

  • Lavare accuratamente frutta e verdura: prima di consumare frutta e verdura, lavarle accuratamente sotto acqua corrente per rimuovere eventuali residui di sporco o parassiti.
  • Cucinare bene la carne: assicurarsi che la carne sia cucinata a una temperatura adeguata per uccidere eventuali parassiti. Evitare di consumare carne cruda o poco cotta, specialmente carne di maiale, agnello e manzo.
  • Evitare il contatto con escrementi di gatti: poiché i gatti possono essere portatori del parassita, è importante evitare il contatto con le feci dei gatti. Se necessario delegare a qualcun altro il compito di pulire la lettiera del gatto. Se si è costretti a farlo personalmente, indossare guanti e lavarsi bene le mani dopo.
  • Evitare il contatto con gatti randagi o sconosciuti: limitare il contatto con gatti di cui non si conosce la storia e evitare di toccarli o accarezzarli.
  • Congelare la carne prima del consumo: congelare la carne cruda per almeno 3 giorni prima di cucinarla. Questa pratica può contribuire ad uccidere eventuali parassiti presenti.
  • Utilizzare guanti durante il giardinaggio: durante il giardinaggio è consigliabile indossare guanti per ridurre il rischio di esposizione a parassiti presenti nel terreno.
  • Evitare di bere acqua non filtrata: assicurarsi di bere acqua potabile sicura, preferibilmente acqua filtrata o in bottiglia, per evitare l’ingestione di parassiti presenti nell’acqua contaminata.

 

Toxoplasmosi: cosa ricordare?

La toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma gondii, un parassita che può infettare una vasta gamma di animali.

Le principali vie di trasmissione sono rappresentate dall’ingestione di cibi contaminati da questo parassita e dal contatto con feci di gatto infette. Inoltre ci sono casi rari di infezione tramite trasfusioni o trapianti da donatori infetti.

La toxoplasmosi molto spesso è asintomatica o comporta sintomi influenzali. Nel caso di infezione grave, che accade soprattutto nei soggetti immunocompromessi, può comportare sintomi neurologici, oculari e anche muscolari e articolari. Se l’infezione è avvenuta tramite cibo contaminato, potrebbe comportare sintomi gastrointestinali.

Se si contrae la toxoplasmosi durante la gravidanza, il parassita potrebbe superare la placenta e raggiungere il feto. Ciò potrebbe comportare complicazioni molto gravi, come un aborto spontaneo, anomalie congenite e problemi di sviluppo.

La diagnosi avviene tramite un esame del sangue che ricerca la presenza degli anticorpi contro il T.gondii. A questa si aggiungono generalmente ulteriori esami per valutare l’eventuale coinvolgimento di altri organi.

Il trattamento, necessario soprattutto nei casi gravi o nel momento in cui la paziente è in stato di gravidanza, solitamente prevede l’utilizzo di pirimetamina e sulfadiazina, acido folinico e un accurato monitoraggio. Le dosi e i tempi di somministrazione cambiano in base alle condizioni e all’età del paziente.

Per prevenire l’infezione è consigliabile adottare precauzioni come: cucinare accuratamente la carne, lavare bene le verdure e le mani dopo aver maneggiato carne cruda o dopo il contatto con il terreno contaminato. Inoltre è importante evitare il contatto con feci di gatto, e se necessario, manipolarle solo indossando guanti.

 

Riferimenti: