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Quanto è utile una trasfusione di sangue post-infarto del miocardio per evitare una recidiva?

Gli autori di questo studio avrebbero cercato di verificare se la trasfusione di sangue in pazienti con infarto avesse ridotto il rischio di una recidiva.

Infarto del miocardio e anemia: utilità della trasfusione di sangue

L’infarto del miocardio rappresenta una condizione clinica potenzialmente fatale, caratterizzata dalla morte di svariate cellule del miocardio, a causa di una riduzione del flusso sanguigno in entrata in una determinata porzione del cuore.

Questa condizione, che colpisce circa 1 milione e mezzo di soggetti ogni anno negli Stati Uniti, può manifestarsi anche in maniera asintomatica, trovando poi riscontro della diagnosi attraverso esami di laboratorio o per mezzo di esami strumentali, come l’ECG o l’ecocardiogramma.

Alcuni studi hanno osservato che una condizione contemporanea di anemia, ossia di una riduzione del patrimonio emoglobinico totale dell’organismo, può peggiorare la prognosi di un infarto del miocardio.

In particolar modo anche l’esecuzione di chirurgie di riperfusione coronarica o di terapie trombolitiche possono determinare dei quadri emorragici, i quali possono far precipitare ulteriormente l’anemia.

Per tale ragione alcune linee di ricerca si stanno concentrando nel comprendere se le trasfusioni di sangue nei pazienti infartuati possano diminuire il rischio di recidive, nonostante il volume di sangue aggiunto possa gravare sulla stabilità del cuore, già compromessa dall’infarto.

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Caratteristiche dello studio

  • Tipo di studio: Trial clinico controllato randomizzato.
  • Luogo: USA, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Brasile e Francia.
  • Tipo di pazienti: Soggetti che hanno subito un infarto del miocardio, con concomitante anemia.

 

Scopo dello studio: la trasfusione di sangue può ridurre il rischio di un nuovo infarto?

Gli autori dello studio hanno verificato se la trasfusione di sangue anche per casi di anemia non grave in soggetti infartuati avesse potuto ridurre il rischio di reinfarto o di morte del paziente.

 

Progettazione

Nello studio sono stati inclusi 3504 pazienti adulti, i quali sono accomunati dall’aver subito un infarto acuto del miocardio, documentato dall’elettrocardiogramma.

Tutti i soggetti inclusi dimostravano un’anemia tramite valutazione dell’esame emocromocitometrico, con l’emoglobina inferiore a 10 g/dL. Sono stati esclusi coloro che presentavano un sanguinamento in corso.

Una volta effettuata la selezione, tutti i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi di egual numero:

  • il primo gruppo è stato sottoposto a una trasfusione con criteri più restrittivi, ossia quando il limite di emoglobina si abbassava fino a 7-8 g/dL;
  • il secondo gruppo riceveva invece una trasfusione con margini più larghi, ovvero a partire da valori di emoglobina inferiori a 10 g/dL.

 

Risultati

I risultati dello studio sperimentale hanno evidenziato che:

  • nel gruppo sottoposto a trasfusione con criteri più restrittivi, la percentuale di pazienti deceduti è stata di poco più alta rispetto all’altro gruppo (9,9% sul totale vs 8,3% sul totale);
  • i pazienti che hanno ricevuto una trasfusione con criteri restrittivi hanno sviluppato un rischio leggermente maggiore di reinfarto rispetto all’altro gruppo.

 

Conclusioni

Il presente studio ha messo in luce che la trasfusione di sangue eseguita anche per casi di anemia non severa in pazienti neo-infartuati ha ridotto di poco il rischio di morte o reinfarto a 30 giorni, rispetto alla trasfusione eseguita con criteri più restrittivi.

Fonti e note:

ARTICOLO ORIGINALE: Carson JL, Brooks MM, Hébert PC et al. Restrictive or liberal transfusion strategy in myocardial infarction and anemia. New England Journal of Medicine. 2023 Dec 28;389(26):2446–56.

[1] Padda J, Khalid K, Hitawala G et al. Acute Anemia and Myocardial Infarction. Cureus. 2021 Aug 11;13(8):e17096.