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La vitamina C fa parte delle vitamine idrosolubili ed ha proprietà antiossidanti: può aiutare infatti a mantenere sane le cellule, e protegge quest’ultime dagli effetti dei radicali liberi che possono essere prodotti nella normale attività cellulare (metabolismo).
Cos'è la vitamina C?
Questa vitamina viene chiamata anche acido L-ascorbico poiché veniva utilizzata molto tempo fa per curare lo scorbuto, una malattia che risultava colpire i marinai che non potevano assumere vegetali freschi per periodi lunghi di tempo.
L’organismo non può sintetizzarla autonomamente, risulta quindi necessario assumere questa vitamina con la dieta poiché all’interno del nostro corpo ne esiste solo una minima riserva nelle ghiandole surrenali.
A cosa serve la vitamina C?
Questa vitamina svolge molte funzioni importanti quali:
- Biosintesi del collagene: interviene nella conversione della prolina in idrossiprolina e della lisina in idrossilisina ad opera della prolina idrossilasi e della lisina idrossilasi che richiedono Fe++ (la vitamina C mantiene il ferro in forma ridotta).
- Sintesi della noradrenalina (neurotrasmettitore) a partire dalla dopamina e, con ogni probabilità, del triptofano in serotonina.
- Sintesi della carnitina, essenziale per il trasferimento di acili (acidi grassi) nei mitocondri.
- Catabolismo della tirosina ad acidi fumarico e acetacetico attraverso la formazione dell’acido omogentisinico.
- Amidazione dell’estremità carbossiterminale di peptidi ormonali quali la vasopressina, l’ossitocina, la colecistochinina, l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) e l’ormone rilasciante la tireotropina.
- Biosintesi degli acidi biliari: nelle cavie sottoposte ad una dieta carente di vitamina la sintesi risulta ridotta.
- Stimolazione della reduttasi del citocromo P450, responsabile dell’idrossilazione in posizione 7-a del colesterolo, necessaria per la sintesi dell’acido colico.
- Attivazione dell’acido folico in acido tetraidrofolico (FH4), forma biologicamente attiva.
- Biosintesi degli ormoni steroidei della corteccia surrenale (per idrossilazione): infatti quando aumenta il bisogno ormonale nella corteccia si verifica una deplezione sia di colesterolo che di vitamina C.
- Assorbimento intestinale del ferro (riducendo il Fe ferrico a ferroso e favorendo la formazione di chelati stabili in grado di mantenere il Fe solubile in ambiente alcalino), il suo trasferimento dalla transferrina plasmatica alla ferritina tissutale e l’aumentata disponibilità intracellulare favorendo il legame ferro-ferritina e aumentando la stabilità del complesso stesso.
- Riduzione della tossicità di alcuni minerali (Ni, Pb, V, Cd, Se), che in forma ridotta vengono assorbiti più difficilmente o escreti più velocemente.
- Azione preventiva nella cancerogenesi da nitrosamine, inibendo la loro sintesi, che avviene a livello intestinale, per reazione dei nitriti con i gruppi aminici.
- Riduzione degli ioni superossidi, dei radicali idrossilici, dell’acido ipocloroso e altri potenti ossidanti, proteggendo la struttura del DNA delle proteine e delle membrane dai danni che tali ossidanti potrebbero provocare.
- Costituzione, insieme alla vitamina E, di un sistema di protezione contro il danno ossidativo provocato dai radicali liberi: i PUFA sono protetti dai tocoferoli, che in seguito a irradiazione formano radicali fenossilici, i tocotrienossilici, per essere poi rigenerati a spese della vitamina C che forma un radicale ascorbilico.
- Funzione immunitaria: si è osservato sperimentalmente che la vitamina C è in grado di:
- stimolare la produzione di interferoni, che proteggono le cellule dagli attacchi virali;
- stimolare la proliferazione dei neutrofili;
- proteggere le proteine dall’inattivazione da parte dei radicali liberi prodotti durante i processi ossidativi che si verificano nei neutrofili;
- stimolare la sintesi del fattore timico umorale e degli anticorpi delle classi IgG e IgM. [1]
Quali sono le fonti di vitamina C?
Le fonti naturali più ricche di questa vitamina sono frutta e verdura.
Sono generalmente una buona fonte di vitamina C gli alimenti di origine vegetale, ma ciò dipende dalla varietà della pianta, dalle condizioni del suolo, dal clima in cui è cresciuta, dalla durata della raccolta, dalle condizioni di conservazione e dal metodo di preparazione.
Alcune piante infatti sono state analizzate fresche, mentre altre sono state essiccate quindi aumentando artificialmente la concentrazione di singoli componenti come la vitamina C (i dati sono potenzialmente soggetti a variazione).
La vitamina C costituisce l’integratore alimentare più utilizzato ed è disponibile in una certa varietà di forme, tra cui compresse, miscele di bevande e capsule.
Come per altre vitamine idrosolubili, la cottura può ridurre il contenuto di vitamina C delle verdure di circa il 60%, probabilmente a causa della maggior distruzione enzimatica. Per questo motivo sono sconsigliati i tempi di cottura molto lunghi.
Per godere appieno dei benefici della vitamina C, questi alimenti devono essere conservati non più di 3-4 giorni e consumati crudi o comunque poco cotti:
- agrumi (arance, limoni)
- altri frutti aciduli, come i kiwi
- mele
- peperoni
- prezzemolo
- cavoli
- fragole
- rucola
- rape
- tarassaco
- pomodori.
Gli alimenti di origine animale non forniscono molta vitamina C, questo perché la poca quantità contenuta viene in gran parte distrutta dal calore della cottura. Ad esempio, il fegato di pollo crudo contiene 17,9 mg/100 g ma a seguito della cottura il contenuto si riduce a 2,7 mg/100 g. Le uova di gallina non contengono vitamina C, né crude né cotte.
La vitamina C è presente nel latte materno umano a 5,0 mg/100 g e 6,1 mg/100 g in un campione di formula per bambini; il latte di mucca ne contiene solo 1,0 mg/100 g. [2]
Quali sono i livelli raccomandati di vitamina C?
Il fabbisogno giornaliero della vitamina C è di circa 90 mg per gli uomini e di circa 70 mg per le donne, quota da aumentarsi nel caso ci si trovi in condizione di gravidanza.
In particolare l’EFSA (European Food Safety Authority) ha formulato raccomandazioni più elevate per gli adulti e anche per i bambini:
- 20 mg/die da 1 a 3 anni;
- 30 mg/die da 4 a 6 anni;
- 45 mg/die da 7 a 10 anni;
- 70 mg/die da 11 a 14 anni;
- 100 mg/die per i maschi di 15-17 anni;
- 90 mg/die per le femmine di 15-17 anni;
- per la gravidanza 100 mg/die;
- per l’allattamento 155 mg/die.
È stato osservato che i fumatori di sigarette e le persone esposte al fumo passivo hanno livelli plasmatici di vitamina C più bassi rispetto ai non fumatori. Si pensa che l’inalazione di fumo possa provocare danni ossidativi, esaurendo questa vitamina.
L’Institute of Medicine statunitense ha stimato che i fumatori hanno bisogno di 35 mg/die in più di vitamina C rispetto ai non fumatori, ma non ha formalmente stabilito un RDA più elevato per i fumatori.
Carenza di vitamina C
La carenza di vit. C, o acido ascorbico, provoca l’insorgenza dello scorbuto, una malattia caratterizzata da manifestazioni emorragiche e dalla formazione anomala di tessuto osteoide e di dentina. I sintomi dello scorbuto sono rappresentati da apatia, anemia e inappetenza cui fanno seguito altri segni come:
- sanguinamento delle gengive,
- caduta dei denti,
- dolori muscolari,
- emorragie sottocutanee.
La diagnosi di carenza di vitamina C generalmente avviene sulla base dei rilievi clinici in pazienti che hanno i segni cutanei o gengivali e sono a rischio di carenza di vitamina C. Possono essere disponibili conferme di laboratorio: l’emocromo con formula viene effettuato spesso per rilevare un’anemia. Il tempo di sanguinamento, di coagulazione e di protrombina sono normali.
Trattamento della carenza di vitamina C
Il trattamento si basa su una dieta nutriente con acido ascorbico supplementare:
- Negli adulti affetti dallo scorbuto, vengono somministrati da 100 a 500 mg per via orale 3 volte/die per 1-2 settimane, fino alla scomparsa dei segni, seguiti da una dieta nutriente che fornisca da 1 a 2 volte l’assunzione giornaliera raccomandata.
Eccesso di vitamina C
Un’assunzione eccessiva di questa vitamina, che può essere causata da una dieta sbilanciata o da un abuso di integratori, può generare problemi ai reni, con formazione di calcoli renali, o un’overdose di ferro.
Tale eccesso può portare ad avere sintomi come:
- mal di testa
- bruciori di stomaco
- vomito
- diarrea
- gastrite
- crampi addominali
- debolezza
- vertigini
- vampate improvvise di calore.
Pertanto gli effetti collaterali della vitamina C sono perlopiù di tipo gastro-intestinale, e compaiono in caso di assunzione elevata. [3]
Bibliografia: fonti e note
[1] Jens Lykkesfeldt, Alexander J Michels, Balz Frei “Vitamin C” Adv Nutr. PubMed 2014 Jan 1;5(1):16-8. doi: 10.3945/an.113.005157.
[2] Duarte A, Caixeirinho D, Miguel G, Sustelo V, Nunes C, Mendes M, Marreiros A (2010). “Contenuto di vitamina C di agrumi da sistemi di agricoltura convenzionale rispetto a quelli biologici”. Acta Horticulturae . 868 (868): 389 394. doi : 10.17660/ActaHortic.2010.868.52 . hdl : 10400.1/1158
[3] Larry E. Johnson, MD, PhD, “Carenza di vitamina C” University of Arkansas for Medical Sciences, Ultima modifica dei contenuti nov 2020